Anche quest’anno l’approssimarsi del 25 aprile, vede politici e commentatori pendere dalle labbra di Giorgia Meloni, nella vana attesa, almeno fin qui frustrata, che pronunci la fatidica parola dell’ “antifascismo”. La cosa sta diventando, per certi aspetti, surreale e francamente stucchevole.
Non si vede perché anche la Meloni non debba avere il diritto di essere compiutamente sé stessa, senza che nessuno pretenda di farle pronunciare parole non sue. A questo punto, infatti, è più semplice e perfino doveroso lasciare le cose come stanno. Si deve, cioè, prendere atto che l’ Italia – Paese che al fascismo ha pagato un duro prezzo, a cominciare dalla vergogna delle leggi razziali – è oggi guidata da una leader che non considera l’antifascismo come una discriminante per la nostra memoria storica e la cultura morale, civile, politica della “nazione”. Si tratta, pur sempre, di una postura, grazie alla quale oppure a suo dispetto, Giorgia Meloni ha comunque ottenuto l’ ampio consenso che sappiamo.
La questione del suo mancato pronunciamento sull’ antifascismo assume un evidente e del tutto attuale rilievo politico – e non un significato rievocativo di mera testimonianza storica – proprio nella misura in cui la Presidente del Consiglio, non un cittadino qualunque, rifiutando di riconoscere come l’antifascismo costituisca il fondamento della Costituzione e della Repubblica, introduce, nel nostro sistema, uno spartiacque che, una volta tanto, non è detto debba necessariamente percorrere la stessa linea di demarcazione che si inerpica tra i due poli del maggioritario bipolare. Insomma, l’atteggiamento della Meloni passa il cerino in mano ai suoi alleati, Forza Italia e Lega. E’, infatti, legittimo chiedere – sia a Forza Italia che dichiara di porsi come forza liberal- democratica ed anche alla Lega che, con Bossi, nasce antifascista – se si sentano al di qua oppure al di là del suddetto spartiacque.
La domando può sembrare meno impellente a fronte delle elezioni europee che si tengono, tra l’altro, con metodo proporzionale. Ma è irrecusabile, in modo particolare per Forza Italia, nella prospettiva delle prossime elezioni politiche. Ci sono valori che sono dirimenti e non ammettono ambivalenze.
Domenico Galbiati