Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute ( CLICCA QUI ), lo scorso anno sono stati spesi in armi in tutto il mondo poco meno di due mila miliardi di dollari, incrementando del 2,6% la cifra dei dodici mesi precedenti. Continua, insomma, la corsa agli armamenti a dispetto delle tante belle dichiarazioni che i vari governanti ogni tanto si sentono in dovere di fare.
La realtà è tutto il contrario di quel che si spera: il mondo non va verso il disarmo. O almeno, si traduce in pratica il famoso detto latino “si vis pacem, para bellum” ( se vuoi la pace, preparati alla guerra ) ricavata dall’espressione di Publio Flavio Vegezio Renato, più semplicemente detto Vegezio, “Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum”.
A questa logica, che sicuramente crea pur sempre un equilibrio, ovviamente precario come tutto ciò che può scappare di mano, si sono adattati in particolare alcuni paesi: Stati Uniti con 778 miliardi di dollari di nuove spese militari, la Cina con 252 miliardi, l’India con 72,9 miliardi di dollari, la Russia con 61,7 miliardi di dollari e il Regno Unito 59,2 miliardi di dollari. Non c’è dunque un discrimine che possa servire a fare un elenco di buoni o di cattivi. Anche se è evidente l’emersione di contrapposizioni che vengono da lontano e, purtroppo, visto come vanno le cose non fanno sperare niente di buono per il futuro.
A questa logica, però, hanno provato a rispondere 50 Premi Nobel, coordinato dal fisico italiano Carlo Rovelli, diffondendo una lettera aperta indirizzata a tutto il mondo contenente l’invito a ridurre per cinque anni questi costi del 2%. La metà della somma risparmiata, servirebbe alla costituzione di un fondo gestito dalle Nazioni Unite per contrastare povertà, cambiamenti climatici e pandemie.
Ovviamente, ci sarà chi parlerà di sognatori, nonostante si tratti non solo di Premi Nobel per la Pace, come nel caso del Dalai Lama, bensì di eminenti scienziati abituati a stare con i piedi per terra. E’ bello in ogni caso che ci sia chi continua tanto autorevolmente a “sognare” che si possa dire un giorno “si vis pacem, para iustitia”.