Nel 2023 i numeri della popolazione residente in Italia in condizioni di povertà assoluta – 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie – sono rimasti stabili rispetto all’anno precedente. L’indagine sull’andamento della povertà in Italia pubblicata ieri dall’Istat conferma le anticipazioni comunicate nel mese di marzo u.s. anche per le famiglie e le persone a rischio di impoverimento (rispettivamente 2,8 milioni per 8,5 milioni di individui).

Il numero delle persone povere non si riduce nonostante la crescita dell’occupazione (+2,1%) rispetto al 2022, per l’impatto negativo dell’inflazione (+6,5%) superiore di 1,5 punti rispetto all’incremento reale della spesa per i consumi vitali delle famiglie italiane meno abbienti. L’incidenza della povertà sul totale delle famiglie residenti si conferma più elevata nelle regioni del Sud e delle Isole (10,2%), rispetto a quelle del Nord (7,9%) e del Centro Italia (6,7%). Si riduce nel mezzogiorno il numero di quelle povere (-130 mila), mentre aumenta di una cifra analoga nelle regioni del Nord-Ovest.

I numeri contenuti nell’indagine dell’Istat sono destinati a riattivare le polemiche sulla riforma del Reddito di cittadinanza (Rdc) e sulla presunta riduzione del numero dei beneficiari dei sussidi al reddito generata dalla riforma approvata dal Parlamento, entrata a regime nel 2024 con l’introduzione due nuove misure (Assegno di inclusione e Supporto per la formazione e il lavoro). La tendenza alla riduzione del numero dei percettori del Rdc era già in atto nel 2023 come conseguenza del rinnovo delle domande e della registrazione postuma nelle dichiarazioni Isee degli incrementi dei redditi derivanti dalla ripresa dell’economia e dell’occupazione in uscita dalla pandemia Covid-19. Incrementi nominali che, nelle rilevazioni dell’Istat. sono risultati inferiori di circa due punti rispetto a quelli dei prezzi finali per la quota della popolazione meno abbiente.

La necessità di aggiornare i requisiti dei redditi Isee per la partecipazione alle nuove misure per il contrasto della povertà era stata sollecitata dal Comitato scientifico, nominato dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, per valutare l’efficacia del Rdc. La relazione finale del Comitato, pubblicata nel mese di giugno u.s., ha evidenziato una serie di limiti strutturali del Rdc che non hanno consentito di finalizzare le risorse per ridurre in modo efficace i livelli di povertà. In particolare: la penalizzazione dei requisiti di partecipazione e di integrazione al reddito per le famiglie con figli a carico e l’impatto negativo del vincolo decennale della residenza per la partecipazione degli immigrati. L’analisi del Comitato scientifico ha attenzionato anche la limitata partecipazione alle misure di una quota rilevante delle persone povere stimate dall’Istat (circa il 40%) e il numero, pressoché analogo, di beneficiari del Rdc che non riscontrava le condizioni di povertà assoluta per la sottostima dei redditi reali dichiarati nelle certificazioni Isee allegate alle domande inoltrate all’Inps.

Natale Forlani
Pubblicato su www.ilsussudiario.net

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