Il 6 gennaio dell’anno scorso a Washington non campeggiò l’immagine della Befana, bensì quella dello “sciamano” dal cognome italiano, Jake Angeli, che fu tra gli assaltatori del Congresso degli Stati Uniti d’America. Un evento senza precedenti che colpì profondamente gli americani, ma con loro il mondo intero. Oltre 140 poliziotti furono aggrediti nel tentativo, sia pure organizzato con un certo ritardo, di contenere la furia dei rivoltosi che, mentre devastavano diversi uffici del Parlamento americano, cercavano di aggredire fisicamente i rappresentanti democratici, ma anche quei deputati e quei senatori repubblicani dichiaratisi pubblicamente per il pieno riconoscimento dei risultati del voto del precedente novembre.

Si trattò dell’ultimo tentativo da parte dei sostenitori dello sconfitto Donald Trump di contrastare il risultato di un voto democraticamente e liberamente espresso dalla maggioranza degli elettori a favore di Joe Biden sia per quanto aveva riguardato il voto generale, sia quello di tanti stati cruciali, quelli in bilico, facendo in modo che i “grandi elettori” portassero ai democratici il consenso necessario a cambiare l’inquilino della Casa bianca, invece che riconfermare il Presidente uscente.

L’assalto avvenne mentre il Congresso stava proprio ratificando i risultati elettorali e dopo che il Vicepresidente Pence si era rifiutato di obbedire a Trump che aveva insistito affinché fossero annullati. Un qualcosa, insomma, che somigliava molto ad un vero e proprio tentativo di colpo di stato.

Nel corso dell’anno nel frattempo passato 725 persone sono state arrestate in relazione all’attacco. Tra di loro molti dei più stretti collaboratori di Trump subito accusato di essere il principale fomentatore di un’azione che non aveva precedenti nella storia della democrazia americana. Ma il Procuratore generale, Merrick Brian Garland, ha reso noto che sono ben altre 2.500 i ricercati. A conferma di quanta vasta la partecipazione all’assalto.

Oggi, il Presidente Joe Biden ricorderà quegli eventi e denuncerà le responsabilità da addebitare a Donald Trump per aver fomentato, quelli che la portavoce della Casa Bianca ha definito “il caos e la carneficina che abbiamo visto”. Quello di Biden è già stato presentato come un duro attacco al suo predecessore e, come è stato anticipato, una denuncia della ” minaccia che alla democrazia americana da parte dell’ex presidente”.

 

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