La vittoria di Donald Trump è stata netta. Il fatto che sia stato rieletto a distanza di 8 anni dalla prima elezione e dopo una contestata sconfitta nel 2020 cui seguirono i fatti di Capitol Hill, dimostra che il consenso che ha nel paese non è un fenomeno effimero ma risponde a tendenze fortemente presenti nella società americana.

Il carovita e l’immigrazione clandestina sono stati i suoi cavalli di battaglia, i problemi più sentiti dai ceti popolari, dalle minoranze, da una parte considerevole dei giovani.

Le uova costano il doppio di quanto costavano durante l’amministrazione Biden e l’immigrazione clandestina sta creando problemi di sicurezza nelle città e ulteriori ribassi dei salari. Trump , che si presenta come l’imprenditore che si è fatto da sé , è pur sempre un miliardario sostenuto da altri miliardari , ma ha saputo parlare delle cose materiali , che toccano la vita reale delle persone , al contrario del partito democratico , per questo ha vinto. Anche la stampa cosiddetta progressista ha dovuto ammetterlo. La Harris, che fa parte della grande borghesia elitaria, che ha ereditato la politica tentennante di Biden di fronte alle due guerre principali avvenute durante la sua presidenza, in Ucraina e in Medio Oriente, così come nella risposta alla concorrenza economica cinese, ha invece agitato nella campagna elettorale temi come l’aborto importanti ma secondari e ha perso. Ha parlato del miglioramento dei conti delle grandi compagnie e della borsa non vedendo o tacendo la polarizzazione della società americana e l’aumento delle diseguaglianze sociali.

Con la globalizzazione, il capitale finanziario, i grandi fondi di investimento , hanno macinato negli anni della globalizzazione finanziaria enormi utili , ma una buona parte della popolazione americana si è invece impoverita , fasce importanti di lavoratori impiegati nell’industria hanno visto ridursi il salario ed i posti di lavoro e in generale il ceto medio ha peggiorato le sue condizioni. Questa parte importante del popolo americano ha visto e vede in Trump l’uomo che può risolvere i suoi problemi e non invece la grande borghesia con la puzza aristocratica sotto il naso dei Clinton e degli Obama.

Make America Great Again , fare di nuovo grande l’America , non è solo un motto , è un movimento politico che sostituisce il vecchio gruppo dirigente del partito repubblicano e , nelle intenzioni di Trump , rompe le consuetudini di spartizione tra i due maggiori partiti americani.

La discesa in campo di Elon Musk al suo fianco , con il suo impero che va dall’industria automobilistica a quella spaziale e a quella dell’informazione , costituisce un accentramento del potere economico con quello politico sicuramente maggiore rispetto alle amministrazioni precedenti e , considerando anche la maggioranza di uomini di Trump nella Corte Suprema, quella al Senato e probabilmente anche alla Camera, va a modificare il tradizionale bilanciamento tra il Congresso e la Presidenza.

Il peso degli USA nell’economia mondiale è notevolmente diminuito a fronte della crescita di altri grandi paesi e in particolare della Repubblica Popolare Cinese , il grande capitale americano ha compreso che senza recuperare il primato economico gli USA sono destinati a non essere più la superpotenza di un tempo e il gruppo di capitalisti che sostiene Trump rafforzato dall’ingresso di Elon Musk ha una sua linea per portare avanti questo obiettivo che diverge da quella del Partito Democratico. Quali elementi contiene questa linea?

Alcuni si erano già visti durante il primo mandato , altri sono stati enunciati da Trump durante la campagna elettorale: forti dazi non solo verso le merci provenienti dalla Cina ma anche dall’Unione Europea ; scaricare le tensioni sociali con il blocco dell’immigrazione ; forti agevolazioni fiscali alle grandi compagnie per rilanciare l’economia ;riduzione della parte delle spese militari destinate all’ Europa; accordi con la Russia condizionati alla rottura con la Cina.

In un articolo del giugno del 2017 avevamo scritto : “ Ma è poi così fuori dalla tradizione degli USA questo ritorno di Trump al “prima di tutto l’America” ? E può essere considerata una novità l’introduzione di dazi protettivi da parte americana sulle importazioni? Niente affatto. Basti ricordare la questione della carne allevata con gli OGM durante le presidenze Obama e, andando ancora indietro nel tempo, all’aumento del 40 % dei dazi sulla pasta alimentare importata dall’allora CEE ai tempi di Reagan. C’è però una differenza tra la linea di Obama e quella di Trump .Il primo riconosceva formalmente l’Unione Europea ma a patto che si adeguasse alle decisioni di Washington. Il secondo vede nella UE un forte concorrente commerciale e quindi vuole condurre i rapporti da posizioni di superiorità negoziando con i singoli stati europei “.

Più avanti , nel settembre 2020 , prima delle elezioni contestate , scrivevamo : “ Trump per essere rieletto ha bisogno di garantire stabilità al grande capitale industriale e finanziario, di restare il paladino dei bianchi statunitensi, di contenere la disoccupazione e la povertà, di limitare lo sviluppo continuo della Cina nei mercati mondiali ponendole misure pesanti sui dazi e limiti di permessi e di permanenza per studenti e ricercatori cinesi , accusandola di spionaggio industriale e di pratiche scorrette di finanziamenti. La supremazia finanziaria di Wall Street non può durare a lungo se gli Usa perdono il primato produttivo e tecnologico a favore della Cina e di conseguenza il dollaro farebbe la fine della sterlina quando l’Inghilterra perse a sua volta il primato industriale“.

La rielezione di Donald Trump costituisce quindi una continuità politica con la prima . Nel frattempo abbiamo avuto il ritiro precipitoso degli USA dall’Afghanistan, l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, una nuova guerra in Medio Oriente, le applicazioni nella produzione industriale dell’ Intelligenza Artificiale, l’intensificazione della lotta per la conquista dello spazio .

Risulta evidente che le posizioni politiche finora espresse da Trump creeranno seri problemi nei rapporti tra USA e Unione europea. Non è un caso che i primi a congratularsi con lui siano stati Orban e Salvini, ovvero due avversari dell’integrazione europea. Cosa di meglio per i nazionalisti, i sovranisti, che un Presidente americano che vuole trattare con i singoli stati europei e non con l’Unione europea come soggetto politico? Cosa di meglio per quanti, per interessi economici fin qui tenuti sottotono, aspettavano il momento buono per riprendere pieni rapporti con il governo della Federazione Russa, di un Presidente americano che ha fatto capire che il governo ed il popolo ucraino devono accettare la perdita di una parte del loro territorio nazionale?

I nodi politici che l’Europa ha a lungo evitato di sciogliere, compresi gli anni dell’amministrazione Biden, verranno così a galla e, in questo senso, la rielezione di Trump è un fatto positivo perché se non altro rompe l’ambiguità nei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico.

Si può prevedere che i primi nodi saranno i dazi sulle esportazioni dall’Europa agli USA, le spese militari nella NATO , gli aiuti all’Ucraina. Nell’affrontarli, la cosa da fare in primo luogo è presentare nei rapporti con la nuova amministrazione americana l’Unione europea unita e non cadere nel tranello delle varie relazioni bilaterali che Trump intenderà proporre. Se l’attuale governo o parti di questo dovessero seguire questa strada , le forze democratiche , i lavoratori , dovranno opporsi, le divisioni tra paesi, il presentarsi in ordine sparso a Washington, non sarebbero che un danno per i lavoratori europei perché i loro interessi vanno difesi nel loro insieme, nell’insieme della base industriale e produttiva dell’ Europa. E in questo senso il movimento operaio europeo deve porsi un problema di un suo un rafforzamento per poter costruire un collegamento con i lavoratori americani così come di altri continenti su obiettivi comuni.

Nell’affrontare questi nodi è da mettere in conto che vi saranno forze all’interno dei paesi europei , dell’Italia , che si opporranno, che metteranno i bastoni tra le ruote. Sentiamo già le parole accorate alcune semplicemente pacifiste molte altre del tutto ipocrite che dicono che le risorse necessarie perché l’Unione europea si doti di una deterrenza militare a garanzia della sicurezza delle sue frontiere siano destinate non alle armi bensì alla sanità, come se le due cose fossero in contrasto tra loro , sentiamo già gli appelli altrettanto ipocriti alla pace in Ucraina che si otterrebbe cessando gli aiuti militari ovvero invitando il popolo ucraino alla resa.

Alcune di queste forze non vedono che l’unità dei popoli europei è la base su cui poter garantire e migliorare il sistema europeo, costruire una società più avanzata dell’attuale in cui i lavoratori siano protagonisti, altre sono  forze che in definitiva vogliono mantenere l’Europa divisa.

Se mai ce ne fosse ancora bisogno, la rielezione di Trump rende ancora più evidente la necessità di costruire una linea di indipendenza e sovranità economica, politica e di difesa dell’Europa.

Redazione di pennabiro.it

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