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A Roma fate come fanno i romani …

“A Roma fate come fanno i romani …”. Un modo di dire dei britannici che deve avere delle ascendenze antiche. Probabilmente, fin da quando Cesare, e i suoi successori, li sottomisero e fondarono ” L’insediamenrto sul grande fiume”, cioè la Londinium destinata a diventare la Londra di oggi. E non è da escludere che, non appena i primi nuovi cittadini dell’Impero provenienti da quella che era diventata la provincia più a nord dell’Impero,  capirono subito come ci si dovesse muovere nel Foro romano e nelle terme dove si facevano anche gli affari.

Chissà se Elon Musk, e i suoi collaboratori in Italia, abbiano mai pensato, e soprattutto messo in pratica, questo efficace e pratico insegnamento.

Una domanda lecita, fatta salva ovviamente  la presunzione d’innocenza, che non può certo venir meno per il solo fatto di finire nelle carte di Guardia di finanza e della Procura con la dicitura “indagato”, dopo che le cronache di ieri ci hanno raccontato dell’ennesimo scandalo che riguarda gli appalti pubblici.

In questo caso, quello della Sogin. C’è poco da scherzare, visto anche i tipi di appalti in gioco che riguardano la cybersicurezza. Ma, dobbiamo riconoscerlo, siamo “finalmente” tornati al livello delle mazzette “serie” dei bei tempi andati: altro che le poche migliaia di euro di cui abbiamo sentito parlare recentemente.

Stiamo parlando di appalti consistenti, infatti, che riguardano ministeri con portafogli di spesa rilevanti come quello della Difesa e degli Interni. E la cosa richiama anche aspetti non di poco conto relativi alla sicurezza nazionale.

Tra gli indagati c’è anche il nome di quello che è presentato come il rappresentante in Italia di Musk. L’estemporaneo uomo più ricco del mondo, è passato ancora di più alle cronache nostrane dopo il suoi incontri con Giorgia Meloni. Che, le voci sono tante, avrebbero avuto come oggetto la produzione della Tesla o, secondo altri, addirittura, il sistema satellitare Starlink.

Vedremo che piega prenderà l’inchiesta che sembra riguardare quel sottobosco che non si riesce mai ad estirpare anche dai nostri ministeri. A conferma che, prima di pensare all’introduzione di nuovi reati, il linea di massima diretti a colpire i “poveracci”, bisognerebbe davvero occuparsi della corruzione e, quindi, modificare tutto il sistema delle gare e degli appalti che continua a rimanere abbastanza un colabrodo.

Ma non dobbiamo solo parlare di Roma. Ieri, sono sempre le cronache a dircelo, la Guardia di finanza è dovuta andare a perquisire la sede di una nota società di consulenze e di intermediazioni perché pure lì sembra che non tornino alcune gare pilotate alla Regione Lombardia…

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