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Abbandonate a loro stesse le spiagge pubbliche di Roma. Ne viene una lezione nazionale

A Roma e dintorni, con la chiusura delle scuole, molte famiglie hanno cominciato a frequentare le spiagge pubbliche che occupano una buona parte del litorale al nord e al sud di Ostia. Il lungomare di quest’ultima vive gli stessi rincari segnalati in tutta l’Italia per il costo di ombrelloni e lettini, ma continua a non veder risolta la questione delle concessioni. Invece, sui lunghi chilometri di spiaggia bianca e finissima, che vanno dalla tenuta presidenziale di Castel Porziano fin quasi a Torvaianica, dove si riversano anche fino a ventimila ed oltre persone alla ricerca di un po’ di mare,  i problemi sono stati drasticamente risolti.

Chi in questi giorni è si è recato nella zona dei cosiddetti “cancelli”, un’area libera attrezzata, dove fino allo scorso anno ombrellone, sdraio e lettino potevano essere utilizzati alla modica cifra di cinque euro al giorno, ha trovato la, sì, la spiaggia disponibile, ma senza la possibilità di affittare alcunché. E, meno che mai, la possibilità di avere a disposizione alcuni punti di ristoro, di affitto degli ombrelloni e docce. Tutto sotto sequestro e tutto chiuso. Solamente i bagnini, dipendenti da una cooperativa della zona, sono ai loro posti.

Tutto attorno i bagnanti, in moltissimi casi famiglie con bambini e  anziani. Costretti, però, a restare sotto il sole cocente perché sprovvisti di ombrelloni che nessuno affitta loro. Tutti in buona compagnia di rifiuti non raccolti e di una marea di pezzi di legni e detriti vari che il mare porta, è nelle cose della natura, a riva. I gestori dei chioschi, infatti, non ci sono più e nessuno pensa alla pulizia dell’arenile. A metà della spiaggia sono presenti cumuli d’immondizia che non viene raccolta da un mese. Da quando, cioè, il 14 maggio scorso, sono state aperte le spiagge libere del litorale della Capitale.

Viene spiegato che la decisione è stata presa perché i piccoli edifici utilizzati per bar e ristoranti, ma anche per mettere a riparo ombrello e sdraio da affittare, sono abusive. Una scoperta che, per alcuni gestori, riguarda concessioni che duravano da 50, 40, 30 anni. Ci sarà pure da considerare che una discreta parte dell’attività sia di affitto, sia di ristoro finiva per non essere dichiarata al fisco. Si sa che chi va al mare ha ben altro a cui pensare e non sta troppo a preoccuparsi di richiedere scontrini e fatture.

Tutte cose giuste. Strutture abusive, famiglie che si tramandavano le concessioni, evasione fiscale. Ma perché non ci si è pensato prima? Magari, alla fine della stagione scorsa, terminata il passato 30 settembre? Da allora si sarebbe potuto utilizzare un ampio periodo per risolvere nel migliore dei modi ciò che, del resto, avrebbe dovuto essere risolto tanti anni fa. E, poi, perché nella vicinissima Ostia le solite famiglie da 50, 40,30 anni continuano a gestire gli stessi stabilimenti balneari per i quali magari pagano, a fronte di fatturati milionari, poche centinaia di euro di concessione?

Guarda caso il rispetto delle regole lo si va a cercare solamente sulle spiagge pubbliche che, per di più, non vengono neppure pulite visto che, adesso, non se ne occupa nessuno. E poi sentiamo taluni responsabili nazionali ergersi a difesa dei cosiddetti “balneari”, quelli che da decenni fanno eccezionali profitti, e quest’anno hanno aumentato a dismisura i prezzi, in opposizione alle spiagge pubbliche che sono sporche.

Ancora una volta, dunque, si chiarisce come la politica, di destra o di sinistra, poco conta abbandonarsi a queste valutazioni, soprattutto dove non ci sono amministrazioni locali davvero espressione del territorio e interessate alla sua cura, preferisca essere “vittima” degli interessi costituiti e radicati, perché vocianti ed organizzati, e lasciare gli indifesi cittadini, soprattutto quelli che devono stare attenti ad ogni euro che spendono, in balia di norme che si applicano sempre in ritardo e senza offrire per tempo soluzioni adeguate al bene comune. Quelle che, a ben guardare, non sono così complicate da trovare perché sistemare una volta per tutte tutto ciò che riguarda la balneazione pubblica non è cosa tanto complicata.

Ancora una volta, destra e sinistra dimostrano sulla balneazione le proprie contraddizioni. La prima che, in via del tutto teorica, dovrebbe credere nel libero mercato, sta solo preoccupandosi di tutelare i diritti acquisiti di poche famiglie e in dispregio di ogni logica di concorrenza e di stimolo alla competizione basata sulla capacità d’intraprendere. La seconda, si disinteressa completamente della gente con più difficoltà economiche e, invece, di migliorare, dove governa, i servizi per la balneazione pubblica se ne frega. Continuiamo così e … buona estate!

Alessandro Di Severo

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