Grande annuncio per la presenza di Zelensky a Sanremo 2023. Altrettanto grande marcia indietro e derubricazione ad un intervento scritto del Presidente ucraino che sarebbe letto da Amadeus. La conferma di quanto il nostro sia un Paese schizofrenico che viaggia a colpa di immaginifico e, poi, è costretto a improvvise retromarce.
Purtroppo, gli esempi continuano a venire dall’alto.
Che la decisione di lasciare il microfono del Festival della Canzone italiana a Zelensky fosse destinata a provocare una grande discussione era chiaro sin dagli inizi quando ci fu, subito, l’emergere di perplessità pure tra chi, in ogni caso, era stato sin dagli inizi a favore del sostegno del popolo ucraino attaccato dalla Russia tanto accanitamente.
C’era un elemento di opportunità da valutare in modo molto più approfondito di come è stato fatto dai vertici Rai e da chi, a livello politico, non era stato sicuramente del tutto all’oscuro della decisione. Siamo nel pieno di una guerra di difesa da parte dell’Ucraina che dev’essere sostenuta. Ma senza evitare di cogliere ogni occasione per sfruttare quegli spiragli che possano progressivamente essere allargati per giungere ad una soluzione pacifica o, almeno, per essere realisti, di tregua.
Non sappiamo esattamente quale sia stato il processo mentale per cui dopo aver tanto resa pubblica la partecipazione di Zelensky ad un festival, che sappiamo quanto è seguito in gran parte dell’Europa orientale, e in Russia è lo stesso, si sia poi deciso di fare una sostanziale macchina indietro.
Una brutta figura, in ogni modo si voglia vedere la cosa. A conferma che, a tutti i livelli, questo Paese deve avere la forza di trovare una nuova classe dirigente.