Ho sempre apprezzato Marcello Veneziani, un filosofo e storico meridionale di grande intelligenza e profondità di pensiero. Culturalmente si è sempre collocato nell’ area della destra italiana ed europea. Questo, però, non gli ha impedito, in tema di autonomia differenziata, di prendere una posizione distinta dal Centro-destra. E soprattutto distante da quella del giornale su cui scrive e dal suo Direttore, Belpietro.  Scrive, infatti, Veneziani:  “ Sarà perché sono meridionale, sarà perché da una vita sostengo l’identità nazionale, ma non posso accettare l’autonomia differenziata approvata dal centrodestra”. Se fosse per me,  lo  segnalerei a tutti quei parlamentari meridionali, che, solo per una stupida disciplina di partito, hanno fatto un clamoroso autogol e commesso una grande sciocchezza.

Questo richiamo all’autogol lo hanno sollevato anche  autorevoli esponenti del Centrodestra. Come il Vicepresidente della Camera.  Giorgio Mulè e i Presidenti delle Regioni Calabria e Basilicata. Così come hanno fatto diversi parlamentari e amministratori meridionali di Forza Italia. E comunque, se Zaia e Fontana hanno subito fatto squillare le loro trombe, De Luca ed Emiliano si stanno già attrezzando per far suonare loro campane.  A dar  loro manforte è intervenuto il Governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, di Forza Italia, che si è platealmente dissociato dal Governo e della sua maggioranza.

“Non so se i minimi vantaggi elettorali che il centrodestra avrà al Nord, – ha sottolineato Occhiuto –   compenseranno la contrarietà e le preoccupazioni che gli elettori di centrodestra hanno al Sud. Questa norma andava maggiormente approfondita e la discussione doveva svolgersi in modo sereno. Temo che il centrodestra nazionale abbia commesso un errore, del quale presto se ne renderà conto”.  Mentre invece il Governatore De Luca è stato piuttosto lapidario nello stroncare questa Riforma:

“No, non è un’Italia più giusta nè un’Italia più forte, è un’Italia a rischio. “Il Governo – ha aggiunto De Luca – andava di corsa stanotte. Loro come sapete soffrono di insonnia. Non sapevano che fare stanotte e hanno approvato questo decreto”.

Anche Il Presidente della Regione Basilicata,  “Fortiter in re, suaviter in modo”  ha espresso  molte perplessità sul provvedimento.  L’autonomia differenziata, – ha spiegato in una nota – dovrà avere come fattore di riequilibrio dei territori, un intervento sulla riduzione dei divari nelle infrastrutture” Ha disapprovato, in ogni caso, l’accelerazione che si è voluto imprimere al processo legislativo, quando si sarebbe potuto migliorare ulteriormente il provvedimento. Anche nello stesso Governo si è levata qualche voce critica . L’ha espressa il Ministro dell’Ambiente, il piemontese Gilberto Pichetto Fratin:  “L’autonomia è un passaggio importante, ma naturalmente, come il coltello può essere utilizzato per tagliare il salame ma anche per accoltellare il vicino. Si è fatto sentire, sull’argomento, anche  lo storico medico di Berlusconi, il genovese Alberto Zangrillo: “ La Politica ha portato la sanità pubblica allo sfascio. Curarsi – ha detto – è ormai un lusso e ci sono disparità inaccettabili tra Nord e Sud.

Ora tutti conosciamo quali sono i punti controversi, se non proprio rilievi di  incostituzionalità di questa legge.  Tralasciamole un attimo, per brevità. Concentriamoci invece sulle motivazioni più importanti, storicamente e politicamente decisive, che hanno spinto alcune regioni meridionali a chiedere il referendum abrogativo. La storia politica, economica e sociale del nostro Paese ci ha insegnato una cosa fondamentale. L’Italia avanza e progredisce quando è unita, quando ha una missione  oltrechè una visione del suo futuro.   I primi vent’anni del secondo dopoguerra, gli anni del miracolo economico tanto per capirci, hanno visto la presenza forte e autorevole dello Stato nella ricostruzione del Mezzogiorno.

Ma hanno visto anche il contributo di milioni e milioni di meridionali allo sviluppo impetuoso delle Regioni del Nord, in particolare in quelle del triangolo industriale.

Allora le Regioni non esistevano nemmeno. Purtroppo, in questi  76 anni  di Storia repubblicana, l’autogoverno, tanto auspicato dalle classi dirigenti meridionali, non ha dato i frutti sperati. Il divario tra Nord e Sud non solo non è diminuito, ma è addirittura aumentato. E questo non per mala sorte o perfido destino. Nient’affatto! C’entrano, e anche tanto, le inefficienze, le incompetenze e le malversazioni che hanno stravolto le burocrazie regionali. Ed è per questo che  il Mezzogiorno in primis e lo Stato poi  dovranno correre ai ripari. Se così non fosse, diventeranno sempre più suggestivi i richiami ai “bei tempi” del  Ventennio o addirittura a quelli del  Regno delle Due Sicilie.

Detto questo, però, dobbiamo porci una sola domanda: Possiamo con tutta onestà affermare che il rimedio a questo “bailamme”  lo troveremo con l’Autonomia differenziata? Personalmente ho molti dubbi.  La verità è che il Sud, anche nel terzo millennio, avrà sempre più bisogno dello Stato. Così come il Nord, per progredire e svilupparsi, ne avrà del Mezzogiorno. Per fare l’Italia ci sono voluti anni e anni di lotte, di battaglie democratiche e conquiste civili. Per spaccarla definitivamente, con questa legge, basterebbero solo tre giorni.

Michele Rutigliano

 

 

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