La newsletter di Argomenti 2000 ha distribuito la seguente nota sulle riforme istituzionali e la mancanza di politica

La modifica di quattro articoli della Costituzione che accompagna l’approvazione al Senato del premierato e la legge approvata alla Camera in tema di autonomia differenziata, ben difficilmente raggiungeranno gli obiettivi di maggiore stabilità dei governi e di maggior efficienza delle amministrazioni regionali. Ciò che accadrà sarà la modifica dell’assetto istituzionale, indebolendo la figura del Presidente della Repubblica e disarticolando l’unità nazionale e la dimensione solidale che questa comporta.

Se la legge sul premierato asseconda la moda leaderistica in cui siamo avvolti ed elimina i contrappesi al potere del governo, il tema dell’autonomia potrebbe, uscendo dall’indistinto attuale, portare ad ulteriori modifiche costituzionali.

L’impressione, anche per l’iter parlamentare delle due leggi, è quella di una sbalorditiva superficialità, di un gioco delle parti, un do ut des che nulla ha a che vedere con un ripensamento equilibrato delle strutture istituzionali. Se questo pensiero ci fosse vi sarebbero ben altre riforme da mettere in pista, in primo luogo la riforma della legge elettorale, i regolamenti delle camere, ecc. Ma da questo orecchio i partiti paiono non sentire.
Tra l’altro dichiarare che si vuol rinforzare l’esecutivo in un Paese che sarebbe retto da una democrazia parlamentare non ha molto senso. Anche perché già oggi le Camere si trovano ad esaminare quasi esclusivamente decreti legge messi in campo dall’esecutivo, maxiemendamenti che contengono di tutto o sono chiamate ad esprimere voti di fiducia posti dal governo addirittura su leggi di iniziativa parlamentare (famosa in tal senso la forzatura renziana ai tempi delle unioni civili).

Come non registrare poi l’andamento oscillante dei partiti su questi temi.

Non mancano infatti le contraddizioni. Ad esempio la Lega che nel 2001 avversava la riforma costituzionale definendola una “truffa”, oggi esulta per la legge Calderoli. Al contrario il centrosinistra, artefice di quel Titolo V che ha introdotto l’autonomia differenziata, oggi fa barricate in Parlamento e convoca la piazza contro lo “Spacca-Italia”. Segnali non belli di una fragilità politica, dell’incapacità di offrire al Paese un progetto più grande capace di disegnare un futuro in cui ci si possa riconoscere.

Va detto ancora una volta: non è con questa o quella riforma che tocca l’impianto istituzionale che si rimedia alla crisi in cui ci troviamo, ma con la politica, con la buona politica come la chiama Papa Francesco. Ed è su questo che dobbiamo lavorare sollecitando interesse e partecipazione …dal basso.

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