” Non c’è via per la pace. La pace è la via”. (Tich Nath Hanh)
Milioni di uomini e di donne invocano la pace ma il grido è soffocato dal rumore delle armi. La guerra in Ucraina, come in tutto il mondo, semina solo morte, distruzione, caos, odio. Come mettere la pace al centro dell’interesse dell’opinione pubblica e della politica? Andrea Riccardi in Il grido della pace, San Paolo 2023, sostiene che oggi è fondamentale costruire un movimento spirituale e sociale sulla base di una cultura della pace.
È necessaria una metamorfosi dell’umanità giunta ad un bivio con la minaccia nucleare: superare l’impulso all’ aggressione, alla distruzione, all’ assassinio, alla furia, per relegare la guerra nei ricordi della storia. Partiamo da noi divenendo artigiani di pace. Non possiamo voltarci dall’ altra parte ma informarci, sapere, essere vicini a chi soffre per la guerra. L’ opinione pubblica mondiale può influire sulla fine della guerra in Ucraina e prevenire nuove guerre aprendo vie di pace. ” Anzi quelle che sono state le” tensioni unitive” dopo le guerre mondiali, a partire da una politica di pace fino al dialogo tra i mondi o le religioni, sono accantonate come utopie, mentre riemerge con forza, seppure con sfumature diverse, il nazionalismo con il suo corteo di odi antichi e nuovi“. (p. 7).
La guerra è solo una ” inutile strage“. Occorre costruire ” intrecci di pace” attraverso la diplomazia e l’opinione pubblica mondiale. La guerra non è ineluttabile. La pace è sempre una scelta politica possibile dei leader del Pianeta. Iniziamo con l’ascoltare il grido di pace di tante persone e coscienze. Può nascere cosi un movimento travolgente perché fondato sulla ragionevolezza della pace. Il XXI secolo non può essere destinato alla guerra.
La speranza della pace nasce dalla memoria delle terribili guerre mondiali alle spalle. Ricordiamo le stragi ed i disastri alimentati dalla cultura dell’odio e del nazionalismo. Anche nella notte del male assoluto, la Shoah, abbiamo registrato la resistenza dei giusti.
I cristiani hanno avuto successivamente un ruolo importante nel gettare le basi di una Europa unita e del suo futuro. Il dialogo tra le religioni, dopo il Concilio Vaticano II, ha favorito un periodo storico di pace e di fraternità. Attraverso chiese sorelle possono crescere anche oggi popoli fratelli. È possibile avere appassionati cercatori di pace come Giorgio La Pira. Le bandiere sono solo simboli di comunità di destino all’ interno dell’unica Terra Patria. È l’ora della comunità mondiale. Passiamo dagli io al noi.
In conclusione, ascoltare il grido di pace vuol dire fare memoria delle terribili guerre mondiali alle spalle, informarci sulla guerra in Ucraina e avere una visione per il futuro oltre il muro di quello che oggi sembra impossibile. L’ umanità soffre per mancanza di visioni. ” Siamo prigionieri del presente, un presente spesso circondato da muri che dicono che il futuro non è possibile o che è troppo pericoloso…La carenza di visione tante volte significa assenza di un rapporto fecondo tra politica e cultura, dopo che è venuto meno quello tra politica ed ideologia, in favore di un rapporto tra politica e media e social.” (pp. 225 -228) Come avere allora una visione in un quadro di orizzonti sconfinati e globalizzati, ben oltre quello delle città e delle nazioni?
La storia ha qualcosa da dire sul presente e ci aiuta a guardare al secolo XXI con uno sguardo carico di utopia e profezia superando la semplificazione novecentesca dell’“amico- nemico”. Dobbiamo aiutare i più giovani ad andare oltre la percezione generalizzata che il futuro non sarà migliore di quello delle generazioni precedenti. Nella “geopolitica dell’emozione” possiamo superare paura e rabbia, coltivare memoria storica, cultura, incontro, amicizia, dialogo, oltrepassare il muro dell’impossibile. Se riconquistiamo la storia riusciamo a vedere gli orrori delle guerre passate e cogliamo il valore della pace. Questa e la fraternità universale diventano allora le ispiratrici del nostro agire, della politica nella Terra Patria.
Silvio Minnetti