PRESENTATA LA MOZIONE IN VISTA DEL CONGRESSO DI INSIEME DEI PROSSIMI 3 / 4 LUGLIO DENOMINATA
IL PARTITO NUOVO –L’impegno di un “partito nuovo” per la trasformazione del Paese
UN CONTRIBUTO AFFINCHE’ INSIEME PROSEGUA SULLA LINEA DEFINITA DAL NOSTRO MANIFESTO FONDATIVO E DALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE. QUELLE CHE SEGUONO SONO LE PRIME FIRME RACCOLTE A SOSTEGNO DELLA MOZIONE.
MOZIONE
IL PARTITO NUOVO
L’impegno di un “partito nuovo” per la trasformazione del Paese
Roma, 3-4 luglio 2021
I L’Adunanza Plenaria di INSIEME, consapevole delle gravi difficoltà in cui versa il Paese, rinnova l’impegno, già assunto con il lancio del Manifesto fondativo e poi nell’Assemblea dello scorso ottobre, di costruire un partito “nuovo”, che fa propria la prospettiva di san Tommaso secondo cui la politica ha il compito di mirare al bene comune e non soltanto di porre un freno al male.
Dall’ottobre 2020 ad oggi sono intervenute novità politiche di grande rilevanza. Con la nascita del Governo Draghi è stata definitivamente sancita la crisi del sistema dei partiti degli ultimi 27 anni di bipolarismo. Una crisi aggravatasi dopo i risultati delle elezioni del marzo 2018 per le inadeguatezze e le incapacità dimostrate da partiti e movimenti che, alla prova dei fatti, non hanno saputo realizzare una efficace capacità di governo e allontanato ancor più i cittadini dalla partecipazione politica.
Centrosinistra e centrodestra restano ancora in vita più per ragioni di inerzia, in gran parte motivata dal collante rappresentato dal sistema di “potere” costruito, piuttosto che sulla base della realizzazione di un progetto di trasformazione dell’esistente che abbia il respiro della visione. L’insediamento del Governo Draghi trae origine soprattutto, per un verso, dalla necessità di assicurare una più coerente e forte risposta alla pandemia e, per l’altro verso, dall’urgenza di assolvere responsabilmente gli obblighi legati all’utilizzo dei fondi europei del Next Generation EU.
È evidente che il nuovo equilibrio parlamentare sia stato raggiunto sulla base di un vero e proprio stato di necessità. A questo riguardo, INSIEME rivolge un convinto e sincero ringraziamento al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la capacità e l’autorevolezza con cui ha saputo garantire l’equilibrio istituzionale e il pieno svolgimento della vita democratica del Paese, e auspica che il Governo in carica possa continuare a svolgere fino al termine della legislatura la sua missione primaria: quella di avviare il Paese su un sentiero di sviluppo umano integrale.
La riforma dei partiti e un sistema elettorale che non ne sia prigioniero, in danno dei cittadini intenzionati a concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, saranno cruciali per far emergere nel Paese nuove competenze, nuove rappresentanze, una classe dirigente all’altezza delle sfide in atto. In questo senso, INSIEME si impegnerà a favore di un sistema proporzionale, saggiamente calibrato, perché, nelle circostanze attuali, è l’unico che può dare vigore al principio democratico facendo tornare i cittadini pienamente responsabili della scelta dei propri rappresentanti. La stabilità dei Governi – necessaria all’Italia e che il sistema maggioritario non ha assicurato – si potrà efficacemente raggiungere attraverso la “clausola di sfiducia costruttiva” che ha ben meritato lungo la più che settantennale esperienza della Repubblica federale tedesca. Invero, populismo e polarizzazione formano una pessima coppia. Troppi guasti alla coesione sociale ha prodotto il bipolarismo nell’ultimo trentennio.
II Come è scritto nel nostro Manifesto, il Paese ha necessità di imboccare una via di sviluppo diversa da quella finora percorsa. È in vista di ciò che INSIEME adotta una strategia di trasformazione, anziché riformista. Le riforme a poco servono nei passaggi d’epoca; e quello attuale è certamente tale. Non sarebbe responsabile rovinare il presente per conservare, pur con aggiustamenti, un passato che non ha futuro. È per questo che giudichiamo pericoloso il “continuismo”. La nostra volontà è quella di dare il via e le ali alla seconda grande trasformazione della contemporaneità. (La prima fu quella dell’immediato dopoguerra).
Giudichiamo prioritarie, ma non esaustive, le seguenti trasformazioni:
- Occorre passare dal modello bipolare di ordine sociale fondato sui due pilastri dello Stato e del Mercato, a quello tripolare dello Stato, del Mercato e della Comunità. Solo così potrà essere attuato appieno il principio di sussidiarietà vero e proprio (art. 118 della Carta Costituzionale). Invero, oltre al pubblico e al privato c’è anche il civile che attende in Italia il riconoscimento che merita. Si tratta di mettere all’opera le energie e la creatività di quel mondo vitale che è il nostro Terzo Settore per inventare forme inedite di gestione per la produzione e fruizione di beni comuni e di beni relazionali, così essenziali per il nostro benessere eppure così troppo scarsi in Italia.
- Va modificato l’impianto del nostro assetto istituzionale in ambito economico e finanziario. È di istituzioni economico-finanziarie inclusive ciò di cui il Paese ha bisogno, se si vuole ridurre l’area della rendita che nell’ultimo quarantennio si è andata espandendo a spese dell’area del salario e del profitto. Va rinvigorita la cultura imprenditoriale, riaccendendo i motori della crescita economica, e va affermato che è l’impresa che crea L’impresa, però, nella molteplicità delle sue forme: capitalistica, familiare, cooperativa, società benefit, impresa sociale. INSIEME si spende a favore del progetto per una prosperità inclusiva che valga a ridurre l’insostenibile aumento endemico delle diseguaglianze economiche e sociali.
- Occorre restituire vitalità ai corpi intermedi, a quelle forze sociali finora ignorate o compresse, e lasciate fuori dai processi decisionali; e soprattutto ripartire dai territori, dalle comunità locali, dove si guarda con più senso civico e comunitario ai problemi e alla sostanza delle cose. Dalle Amministrazioni locali deve partire la valorizzazione di una nuova classe dirigente, competente e dialogante, basata su “facce nuove” e protagonista di un fertile dialogo tra le generazioni.
- È urgente trasformare l’architettura del sistema scuola-università che deve tornare a essere luogo di educazione e non solamente di istruzione, sia pure di alto livello. Le famiglie e le loro reti devono venire coinvolte nel delineare il progetto educativo se si vuole avere ragione dello scollamento crescente tra scuola e società. Del pari, non di alternanza scuola-lavoro si deve parlare, bensì di convergenza scuola-lavoro, sempre che si voglia scongiurare il triste e pericoloso disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto per i giovani.
- È giunto il tempo di transitare dal modello di welfare state ereditato dal recente passato al modello di welfare di comunità. Se il primo tende a migliorare le condizioni di vita delle persone, il secondo mira piuttosto ad espandere le capacità di vita delle stesse. È in tale ottica che si può avviare a soluzione l’avvilente questione dei dualismi territoriali nel nostro Paese, sia economici sia civili. INSIEME intende avviare un progetto di effettivo recupero del Mezzogiorno, dando contenuto ad un’opzione euro-mediterranea che valorizzi le sue potenzialità a vantaggio di tutto il sistema Paese.
- Va affrontata di petto la questione etica, nella sua triplice configurazione: delle scienze e della vita, degli algoritmi e dell’ambiente (bioetica, algoretica, ecoetica). Preoccupanti sono le tendenze oggi in atto su questi tre fronti. INSIEME intende contrastare l’avanzata del progetto trans-umanista, battendosi a favore del progetto neo-umanista, capace di arrestare l’inquietante deriva della “servitù digitale”. Del pari, difenderemo il principio della sostenibilità antropologica e non solo di quella ecologica ed economica. Uguale sarà l’impegno per la difesa della vita umana, dal suo inizio alla sua fine.
- INSIEME si dichiara a favore dell’Europeismo e dell’Atlantismo intesi come strumenti della Pace e della collaborazione tra i popoli. Respinge dunque sia l’opzione sovranista sia quella di chi, per malcelati complessi di inferiorità, è disposto ad adeguarsi passivamente alle decisioni da altri prese. Il partito si adopererà per rivedere buona parte dei contenuti dei Trattati europei, da quello di Maastricht (1992) a quello di Dublino e altri ancora. Si tratta di riprendere il disegno originario dei padri fondatori del progetto europeo teso a realizzare una “Unione di diversi”. Anche sul fronte della nuova geopolitica, l’Italia deve giocare un ruolo propulsivo per rafforzare le ragioni della Pace, oggi seriamente messe a repentaglio nel Mediterraneo, l’area del mondo oggi a più alto tasso di bellicosità.
III Quali credenziali INSIEME può esibire per far sì che il suo progetto politico risulti credibile e quindi accolto dai cittadini elettori?
Primo, INSIEME è un partito di ispirazione cristiana e dunque laico – ma non laicista – e in quanto tale aperto a credenti e non credenti. Respinge il confessionalismo e il leaderismo, perché è consapevole del fatto che la leadership personale mai può sostituire la funzione svolta da coerenti sistemi di valori organizzati. L’orizzonte del partito nuovo è quello di preparare il futuro, il che significa sottrarre la nostra comunità nazionale alla tirannia del determinismo o del “passato che ritorna”.
Secondo, è un partito di Centro, ma non centrista, autonomo rispetto alle forze sia di destra sia di sinistra, con le quali, però, ricerca il dialogo leale, ma fermo. Invero, è la ri-costruzione del Centro politico ciò di cui il nostro Paese ha oggi soprattutto bisogno, se si vuole restare entro l’alveo della democrazia liberale.
Terzo, è un partito popolare e perciò anti-populista. In quanto tale, respinge la democrazia diretta a favore di quella rappresentativa. INSIEME non rinuncia affatto alla sua identità storica e al suo patrimonio di principi e di valori, né deve prenderne le distanze, ma mai accetterà di trasformare l’identità in ideologia, né di annacquarla in sterile pragmatismo. Il populismo, di destra o di sinistra che sia, non è un’ideologia; piuttosto è una strategia per prendere il potere e conservarlo.
Quarto, è un partito che pratica la temperanza, la virtù della moderazione, che non è moderatismo. Respinge pertanto la denigrazione e l’insulto quali strumenti di competizione politica. La mitezza è il suo tratto distintivo, perché, come ha scritto sant’Antonio di Padova, “dove non si perde la pazienza, si conserva l’unità”. In tal senso, INSIEME fa proprio il modello della convivenza di stampo personalista, perché ritiene che non è capace di futuro la società in cui si dissolve il principio di fraternità e nella quale esiste solamente il “dare per avere” oppure il “dare per dovere”. Ecco perché, né la visione del mondo dell’individualismo di singolarità, in cui tutto (o quasi) è scambio, né la visione Stato-centrica della società, per cui tutto (o quasi) è “doverosità”, sono bussole sicure per indicarci l’orientamento.
Quinto, è un partito dell’uguaglianza sostanziale ( art. 3 comma 2 della Costituzione) per rendere contendibile per merito ogni posizione sociale, pubblica o privata che sia. Anche questo è un aspetto di quella Giustizia sociale che perseguiamo, intesa come uguaglianza di opportunità garantita a tutti: ne è un più chiaro esempio la Scuola, inclusiva ed efficiente, intesa come ascensore sociale a vantaggio di tutti e, in particolare, dei più umili nella scala sociale.
Sesto, INSIEME è un partito inclusivo che punta alla ricomposizione del pensiero popolare, ma non pensando ad accordi di vertice tra quel che resta di precedenti esperienze. Occorre invece riannodare una rete di riferimento per tutte le realtà vive della società italiana, oggi ancora afone, ma intenzionate ad esprimere la propria voce sul piano politico e legislativo. Il nostro, dunque, dev’essere un “partito dei territori” e definire un’organizzazione e una partecipazione dalla forte impronta regionale in modo da escludere ogni tentazione verticistica e leaderistica, dando invece corso a un metodo basato sulla condivisione. Lo Statuto ne dovrà tenere conto con alcuni interventi migliorativi in modo da garantire la più ampia partecipazione delle realtà locali. Dall’Assemblea costituente dello scorso ottobre molto è stato fatto. Numerosi dei Dipartimenti costituiti hanno prodotto importanti prese di posizione su temi per noi vitali come quelli del quadro internazionale, del lavoro, della famiglia, della scuola, dell’innovazione, della sanità, del Terzo settore, delle Autonomie locali. I nostri incontri pubblici sono serviti per allargare la platea di quanti sono interessati a meglio conoscerci e ad avviare un dibattito più ampio su quello che sono il nostro pensiero e le nostre proposte. Adesso siamo presenti in tutte le regioni e sta prendendo corpo la nostra struttura organizzativa che deve rafforzarsi ed espandersi. Abbiamo avviato un progetto di comunicazione – cui hanno portato un importante contributo tanti amici, fortunatamente anche giovani – che dovrà servire dopo la nostra Adunanza a farci essere sempre più presenti e capaci di rappresentare la grande novità che noi tutti esprimiamo.
- Gli amici sottoscrittori della presente mozione sono pienamente consapevoli della portata storica della sfida che vanno a raccogliere e delle difficoltà ad essa associata. Ma sono confortati da una duplice considerazione. La prima è che ci vogliono grandi cause, ancorché talvolta deviate dall’alveo originale, per mobilitare le persone in gran numero. Non è la difesa di interessi di parte – pure legittima – che permette di realizzare il bene comune, che, a differenza del bene totale, è il bene di tutti e di tutto l’uomo, nella pluralità delle sue dimensioni. La seconda è che la realtà non è un dato immutabile, ma un compito e se il compito è bene svolto, la realtà muta, quale che sia la sua resistenza. È in ciò il fondamento della nostra speranza. Chi è capace di sperare è anche chi è capace di agire per vincere la paralizzante apatia dell’esistente. Con i mattoni si costruisce, ma è grazie alle radici che si avanza.
E le radici di INSIEME, il partito nuovo che vogliamo, sono profonde e robuste.
Stefano Zamagni
Gianni Fontana
Gabriele Alfano
Guido Amati
Ciro Amato
Silvia Andreuzza
Giuseppe Maria Angelone
Graziella Arena
Crispino Luigi Antonio Aufiero
Franco Aufiero
Azio Barani
Alfonso Barbarisi
Alda Baroni
mons Angelo Bazzari
Mattia Belfiore
Alberto Berger
Danilo Bertoli
Giuseppe Bongiovanni
Vincenzo Antonino Bova
Ugo Breddo
Michele Busi
Massimo Brundisini
Maurizio Bruno
Alessandro Cavallo
Antonino Cecere
Andrea Cerulli
Mario Chieregato
Giuseppe Chinnici
Pasquale Cialdini
Daniele Ciravegna
Michela Colombarini
Alessandro Comola
Maria Chiara Cotti Piccinelli
Daniele Condorelli
Fabio Dario Crescenzi
Giuseppa D’Arrigo
Oreste De Pietro
Alessandro Diotallevi
Salvatore Donato
Giuseppe Ecca
Mario Fadda
Primo Fonti
Maurizio Franchetti
Franco Franzoni
Sergio Fucile
Giuseppe Fumagalli
Domenico Galbiati
Amerigo Giuseppucci
Antonino Giordano
Carlo Giovannini
Antonino Iacoviello
Antonio Iannuzzelli
Giuseppe Ignesti
Giancarlo Infante
Giampiero Leo
Andrea Logli
Clotilde Lombardi Satriano
Franco Lucchese
Riccardo Maggini
Davide Magliano
Ilario Maiolo
Renato Mancinelli
Massimo Maniscalco
Vincenzo Mannino
Michele Marino
Simonetta Martinazzi
Antonio Mascolo
Giorgio Massari
Guido Mazzoni
Stefano Mecozzi
Felice Mercogliano
Massimo Molteni
Mattia Molteni
Eleonora Mosti
Sandra Mugnaioni
Vera Negri Zamagni
Luca Novara
Giuseppe Oliveri
Sergio Panizza
Michelangelo Pedone
Roberto Pertile
Andrea Piegaia
Valentina Piraino
Anna Maria Pitzolu
Francesco Poggi
Elisabetta Porro
Guido Puccio
Francesco Punzo
Virginia Punzo
Giuseppe Rapè
Dario Re
Alessandro Risso
Giorgio Rivolta
Luca Robino
Dario Romeo
Gianni Rossetti
Ettore Rossi
Ferdinando Rovello
Vincenzo Salvati
Rosalba Santino
Roberto Schellino
Antonio Secchi
Enrico Schembari
Italo Sciarrino
Concetta Sirna
Roberto Sirna
Giuseppe Terranova
Rosario Terranova
Maria Laura Tortorella
Franco Turelli
Piercarlo Valtorta
Silvia Vannucci
Giorgio Vello
Fabio Venezia
Grazia Venuti
Sante Verticchio
Stefano Vitello
Dino Zappador
Mauro Zenoni