Doppio messaggio di una certa durezza inviato da Biden a Netanyahu. Prima gli ha detto che la reazione israeliana su Gaza è spropositata. Poi, cosa persino più delicata e che sicuramente risente della recente sentenza della Corte Internazionale secondo cui Israele sta andando oltre il legittimo diritto alla risposta ad attacchi terroristici. E cioè che gli Usa, d’ora in poi, reclameranno “assicurazioni scritte credibili e affidabili” da parte dei governi che le riceveranno che le armi statunitense saranno utilizzate nel pieno rispetto del Diritto internazionale in caso di conflitto armato.
La cosa riguarda direttamente Israele che dal 1950 in poi è sicuramente lo stato che ha ricevuto più sostegno militare dagli americani con una media di circa 3,8 miliardi di dollari. Inoltre, il Presidente americano ha detto che i governi stranieri dovranno che fornire garanzie sul fatto che gli aiuti umanitari statunitensi vengano forniti alle popolazioni civili coinvolte in un conflitto.
Gli Stati Uniti esigeranno di ricevere periodicamente le informazioni relative ad uso delle armi e distribuzione degli aiuti siano condivise periodicamente con il Congresso e con il presidente degli Stati Uniti. Tutti i 100 paesi che ricevono armi dagli Stati Uniti dovranno firmare le garanzie entro i prossimi 180 giorni. Ma quanti sono coinvolti in conflitti attivi, incluso Israele, hanno solo 45 giorni per rispondere all’ordine.
Ma la pressione americana sta entrando nel merito anche delle operazioni militari annunciate da Netanyahu nella parte meridionale della Striscia di Gaza. Per Washington l’invio di truppe a Rafah, la città più a sud di Gaza, da parte di Israele rischia di rivelarsi un “disastro”.