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Candidati al Parlamento europeo – di Paolo Mengoli

In  queste settimane assistiamo alla “ressa” per candidarsi al Parlamento Europeo. In passato, i candidati nelle varie formazioni politiche erano scelti dai partiti in base alla loro formazione ed al loro stile di vita. All’Assemblea Costituente, ed alle successive elezioni politiche furono candidati ed eletti persone che si erano formate negli anni della resistenza al fascismo.

 La costituente fu tempo di grande impegno

Alla Costituente, della prima Commissione facevano parte Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Aldo Moro, i comunisti Palmiro Togliatti, Concetto Marchesi, Nilde Iotti, i socialisti Giovanni Lombardi,  Pietro Mancini, Lelio Basso e altri di partiti minori.

Giuseppe Dossetti molti anni dopo ricordava come fosse stata un’esperienza di collaborazione fondamentale. “.. di tutta quella fase mi è particolarmente impresso il lavoro  svolto per oltre un anno.  La collaborazione costruttiva  con l’intelligenza acuta e pensosa di Aldo Moro, e il confronto con Lelio Basso e, soprattutto,  con Palmiro Togliatti che – pur nella diversità della concezione generale  antropologica  e quindi politica – molto mi arricchì con la sua vasta esperienza storica e con la sua passione per un rinnovamento reale  del nostro Paese rispetto alla situazione prefascista sia pur ammodernata. Di quel periodo (…) è incalcolabile quello che debbo alla fraternità e all’inesausta capacità di speranza e amore di Giorgio La Pira  al suo fascino di purezza e contemplazione.”

Primo governo De Gasperi

Nel primo governo De Gasperi non mancarono anche piccoli dissensi come quello insorto fra Amintore Fanfani e Giorgio La Pira. Fanfani sollecitava La Pira a fargli da sottosegretario. Questi rifiutava, senza rivelare che aveva già declinato l’offerta di un ministero fattagli da De Gasperi. Fanfani incalzò La Pira: “Non credere di andare in paradiso soltanto con le messe dei poveri”. Dopo un lungo e tormentoso silenzio La Pira accettò.

Sobrietà

Vogliamo ricordare la nascita della nostra democrazia contemporanea richiamando alla mente lo spessore dei politici dell’epoca: un valore che partiva dagli stili di vita.

Era nota la sobrietà di numerosi politici. Oscar Luigi Scalfaro e Giancarlo Pajetta viaggiavano di notte per dormire in treno e risparmiare l’affitto della pigione a Roma. Enrico De Nicola vestiva un cappotto rivoltato. Luigi Einaudi divideva a metà le pere troppo grandi durante le cene ufficiali al Quirinale.

Amintore Fanfani, Giorgio La Pira e Aldo Moro, …. frequentavano la Comunità del Porcellino: quando la sera di ritorno dalla Camera durante la Costituente potevano sedersi a tavola per la cena ospiti delle sorelle Pia e Laura Portoghesi in via della Chiesa Nuova, 14 nel cuore di Roma barocca.

Quando la politica volava alto

 In ottica bolognese lo scorso autunno abbiamo pubblicato “Quando la politica volava alto”, volume autoprodotto che racconta di un mondo abitato da Giuseppe Dozza, Guido Fanti, Renzo Imbeni, Francesco Zanardi, don Giuseppe Dossetti, il cardinale Giacomo Lercaro, Achille Ardigò, Luigi Pedrazzi, i fratelli Rubbi, Adriana Lodi, Dante Stefani, Federico Castellucci e tutti coloro che, da sponde opposte, hanno costruito il benessere e lo sviluppo democratico in cui viviamo.

Vogliamo ribadire il concetto in chiave nazionale: non si fa politica con la morale, ma non la si fa meglio senza. Priva di visione di lungo periodo, decurtata dell’impegno morale, la politica diventa stanca gestione dell’ordinario, mera gestione del potere esistente, nella migliore delle ipotesi ordinaria amministrazione.

La politica è passione e sentimento, è prima di tutto credere in ciò che si fa. È avere una cultura di base, un impegno civile su cui basarsi. Lo spiegava Enrico Berlinguer, il segretario del Partito Comunista Italiano di cui proprio in questi giorni ricorre il 40° anniversario della morte, “la politica è pensiero lungo”. E’ pensare al domani, non solo al contingente.

Un modello

Nel 1946 Giorgio La Pira, fu tra i protagonisti all’Assemblea Costituente, nel 1951 divenne sindaco di Firenze, successivamente più volte fu eletto al Parlamento. Oggi a quasi cinquant’anni dalla sua morte, si può affermare con assoluta certezza, che La Pira pur contro la propria vocazione naturale fu un politico a tempo pieno per tutta la vita, ma con dimensioni che non sono quelle proprie della politica, ma quelle della santità. Di La Pira sono ancora attuali la sua testimonianza cristiana, il suo pensiero, la sua azione, il suo impegno in politica.  In lui troviamo un politico vero ed un cristiano vero.  Egli ha attraversato la “palude del potere” mantenendosi coerente con le proprie convinzioni.  Il suo modo di fare politica, il suo stile di vita, il suo linguaggio, risultavano sconcertanti ai più.  In lui si incarnava la politica come strumento, la politica come servizio. Egli fece dell’agire politico per gli altri, un autentico atto d’amore. Fraternizzò con i poveri e condivise con loro il proprio stipendio mensile, partecipando delle loro preoccupazioni. Si impegnò concretamente ed umilmente in prima persona nei confronti dei tanti che erano afflitti dalle povertà. I poveri diventarono la sua famiglia e furono per lui oggetto di riflessione e di progettazione sociale.

Entrò in politica povero e morì povero. Ricordava spesso un pensiero di di Santa Teresina del Bambin Gesù: “E alla fine della vita non ci resta nulla nelle  mani se non l’amore” . Oggi è  sepolto a Firenze nella Chiesa di San Marco.

Paolo Mengoli

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