Nell’anno del quinto anniversario di pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che ha influenzato fortemente il dibattito sui temi ambientali, non solamente in ambito cattolico, Caritas Italiana e Legambiente hanno recentemente presentato on line un rapporto di ricerca (di ben 249 pagine) che approfondisce il legame tra la dimensione ecologica di attenzione alla “casa comune” e la dimensione della povertà e del disagio sociale.
Per leggere il mondo e la pandemia, la chiave è l’ecologia integrale. Questa la forte convinzione di Caritas Italiana e Legambiente. Il rapporto Territori Civili. Indicatori, mappe e buone pratiche verso l’ecologia integrale (CLICCA QUI ) è nato per contribuire alla definizione di una visione del futuro da costruire insieme, alla luce delle forti connessioni tra dimensione ambientale, economica e sociale. Vengono utilizzati 70 indicatori, basati non solo sui principali dati statistici disponibili ma anche sulle attività di ricerca svolte da Caritas italiana grazie ai suoi centri di ascolto e da Legambiente, con i suoi rapporti, da quello sull’ecomafia ai comuni ricicloni; mentre dall’analisi condotta in 12 Comuni emergono 36 nuove progettualità in cui i valori sociali e ambientali s’intrecciano, generando nuova economia, circolare e civile.
Il rapporto Territori Civili intende cogliere e raccontare la dimensione sociale e quella ambientale in modo integrato, mettendo in luce, al contempo, anche le esperienze innovative nate sul territorio in grado di rispondere e coniugare i due ambiti. Un tema, quello dell’interconnessione tra degrado dell’ecosistema e degrado sociale, già nitidamente sottolineato da Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato si’, pubblicata cinque anni fa. “Non esistono due crisi separate, sociale e ambientale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale, per rispondere alla quale serve un approccio integrale, al fine di combattere la povertà e al tempo stesso prendersi cura della natura” (n.139) scriveva Papa Francesco. Parole che fecero indubbiamente da spartiacque nella consapevolezza delle forti relazioni che esistono tra povertà e questioni ambientali. Secondo l’approccio dell’ecologia integrale, che percepisce come fortemente interconnessi società, economia e ambiente (condividendo in tal senso molti punti con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite) “l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente” (n.141).
Proprio a partire da questi assunti teorici, prende forma lo studio realizzato dalla sinergia tra Caritas Italiana e Legambiente, l’approccio culturale e metodologico della loro ricerca comune. Le situazioni di rischio ambientale, la riduzione della biodiversità, il cambiamento climatico e l’attuale pandemia ci mostrano che siamo tutti nella stessa barca, ma anche che nessuno può salvarsi da solo.
«Un elemento comune delle esperienze contenute nella ricerca – osserva don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – è certamente l’attenzione alle problematiche in una visuale unica. C’è infatti bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché- come sottolinea papa Francesco nella Laudato Si’ – “ la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti“. Dal racconto di tali esperienze emerge forte proprio la necessità di far convivere negli stessi tavoli di lavoro e di coordinamento attori e idee un tempo lontani, coinvolgendo in modo sempre più massiccio la comunità locale, a diversi livelli: associazioni, comitati di quartiere, chiese locali, singoli cittadini, uniti nello sforzo di rendere la nostra casa comune più accogliente e abitabile per tutti».
La prima parte rapporto vuole fornire tracce utili per contribuire alla costruzione di possibili risposte nel solco dell’ecologia integrale, con la messa a fuoco delle risorse e del potenziale di ciascun territorio, nella consapevolezza di alcune evidenti vulnerabilità. In quali regioni si intrecciano maggiormente condizioni di fragilità ambientale, di degrado e povertà? E quali sono quelle in cui emerge in modo più chiaro questa correlazione anche sul fronte delle risorse? La lettura integrata delle fragilità sociali e ambientali delle regioni italiane da un lato conferma alcune note criticità, che vedono il Mezzogiorno fortemente penalizzato nella misurazione di fenomeni di degrado e delle fragilità da superare. Non mancano tuttavia delle sorprese; tre regioni del Nord compaiono infatti nelle prime dieci posizioni della classifica relativa alle criticità, sommando quelle sociali e ambientali: Emilia Romagna, Liguria e Lombardia, rispettivamente all’ottavo, nono e decimo posto. Meno sorprese riserva invece l’analisi della lettura incrociata delle risorse sociali e ambientali che vede alle prime posizioni le regioni che costituiscono il “motore” economico del nostro Paese: Lombardia, Emilia Romagna, Trentino, Veneto e Piemonte. La lettura combinata delle fragilità e delle risorse ambientali e sociali restituisce, in sintesi, una fotografia di un’Italia spaccata in due con quasi tutte le regioni del Nord collocate nel saldo positivo, con le sole eccezioni di Liguria e Valle d’Aosta. Tutte le regioni del Mezzogiorno, invece, pur potendo contare su significative risorse, in particolare di carattere ambientale (da sostenere e valorizzare maggiormente), presentano un grave deficit complessivo, soprattutto a causa delle rilevanti fragilità sociali che incidono enormemente sulla qualità della vita della popolazione residente.
Nella seconda parte del rapporto Cagliari, Campi Bisenzio (Firenze), Lecco, Lucca, Marcianise (Caserta), Padova, Palermo, Pontecagnano (Salerno), Reggio Calabria, Taranto, Terni sono i 12 comuni di cui viene presentata l’indagine qualitativa. L’indagine è stata condotta sul campo, attraverso interviste grazie alle quali sono stati messi a fuoco punti di forza e di debolezza socio-ambientali delle dodici città casi-studio e, al tempo stesso, messi in risalto i percorsi progettuali attivi o in via di definizione con cui raccontare il percorso di innovazione sociale e ambientale del territorio osservato. Sono 36 le esperienze raccontate, che rappresentano solo alcune delle tante progettualità intercettate. Esperienze valutate in base a 22 parametri. Un patrimonio importante, che racconta, in maniera significativa, la spinta culturale e la visione strategica che attraversa l’Italia da Nord a Sud.
Chi fosse interessato solo ad una agevole sintesi in 6 pagine del voluminoso rapporto – che può tornare utile anche per affinare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sul punto ambientale ( CLICCA QUI ).
Carlo Parenti