Andando a curiosare sul sito del Summit di Dubai (vedi articolo precedente CLICCA QUI ), mi sono imbattuto in una discrepanza, forse voluta. Si tratta in pratica del ricorrere contemporaneo di una doppia definizione dell’incontro definito sia “Dei governi Mondiali”, come da titolo del sito, sia “Del Governo Mondiale” come si è visto in alcune scritte presenti sul palco dei relatori e in altre schermate proiettate. Un’ambiguità sulla quale è necessario riflettere, in quanto la differenza non è da poco.

Ma deve ancor di più farci riflettere l’imponenza dell’organizzazione. Sul sito di presentazione dell’evento si parla di 2500 relatori, 40 organizzazioni, tra cui quasi tutte quelle delle Nazioni Unite (e tra queste segnaliamo la presenza di Sigrid Kaag, Coordinatrice senior per gli aiuti umanitari e la ricostruzione del Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per Gaza), la partecipazione di almeno sei premi Nobel, di duecento media (e gli italiani?). Di tutti gli stati arabi rappresentati ai massimi livelli, così come pure la maggioranza degli stati africani, del Sud America e a ben vedere del mondo intero. Insomma, in tutto 120 nazioni. Da notare anche la presenza di Sam Altman, fondatore di ChatGPT, del vice Presidente di Oracle, Mike Sicilia (finalmente un nome italiano), del Presidente di Alibaba, Michael Evans.

Ma soprattutto colpisce la clamorosa assenza di politici europei, con l’eccezione di Luigi Di Maio, relegato in una sessione di mezz’ora assieme ad altri tre relatori, e di Tony Blair. Gli altri nomi italiani erano in realtà tutti italo americani: allego il link per visionare il programma e avere il quadro completo, e così sperimentare de visu il cambiamento in atto (CLICCA QUI).

Dovrebbe anche essere motivo di riflessione osservare i nomi dei capi di Stato invitati a parlare, e cioè l’indiano Modi, il turco Erdogan (e anche sua moglie Emine), l’egiziano Al Sisi, l’indonesiano Joko Vidodo, il presidente dello Zimbabwe Mnangagwa, della Repubblica Centrafricana Faustin-Archange Touadera, solo per accennare ai principali.

Ciascuno potrà fare le sue valutazioni, ma sarebbe cosa utile che qualcuno dei nostri politici provasse a commentare un avvenimento che sicuramente potrà avere delle ricadute sull’Italia e sull’Europa.

Un’ultima riflessione: dopo il summit negli Emirati, si è tenuta a Monaco (città tra l’altro con precedenti piuttosto negativi riguardo le proposte di pace) la Conferenza sulla Sicurezza ed è sembrato quasi che i due eventi si fossero svolti su due pianeti diversi, tanta la distanza tra le problematiche affrontate. L’impressione che ho avuto è che a Dubai si guardasse al futuro del pianeta con grandi progetti, ma anche con grandi risorse per sostenerli e contando sulla ricchezza di materie prime. Il tutto in una apparente sinergia planetaria consensuale, mentre a Monaco è sembrato che non vi fosse visione e che non si riuscisse ad andare al di là del proprio naso, proponendo come unica soluzione, a tutti i problemi, solo quella del riarmo. Opzione già definita da molti, come ad esempio da Romano Prodi. inutile. Aggiungerei, inoltre, poco lungimirante, in un mondo ricco di migliaia di testate nucleari.

Massimo Brundisini

 

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