Il paese  era abitato da semplici contadine e contadini, e da pacifici artigiani. Quasi tutti però senza istruzione e conoscenze. E solo pochi erano andati a scuola.

Ma il  Re era ben voluto  perché pur essendo un monarca, aveva molta fiducia nella democrazia a tal punto che  si sforzava di applicarla  in ogni occasione con delle consultazioni referendarie . Prima di prendere ogni decisione voleva  infatti conoscere il parere dei suoi sudditi.

Avvenne che a un  certo punto il paese attraversava una gravissima crisi. E il Re non sapeva cosa fare per uscirne. Le casse del regno erano vuote. Il lavoro mancava, nei campi l’acqua non c’era, l’agricoltura era ai minimi termini, il commercio di grano si era bloccato,  e il  popolo cominciava ad avvertire anche  la fame.   Fu proprio in quei giorni che un anziano dignitario di corte  confidò al Re un segreto : “Maesta’  … salendo sulla montagna che si trova alle spalle del  vostro castello,  e scalando gli ultimi 100 metri della cima fatta di ripide  rocce, una  volta arrivati in una piccola radura  si incontra un grande  pino secolare.  Ebbene , scavando sotto quel pino c’e  un favoloso tesoro nascosto da centinaia di anni che nessuno è  mai riuscito a trovare…” .  Il Re lo ascoltò  in silenzio e con attenzione, e subito dopo si entusiasmò  prendendo molto sul serio  la  notizia, anche perché da ragazzo ne aveva sentito parlare da suo padre.  Riunì subito  la Corte e il Gran Consiglio degli anziani  per comunicare la sua decisione di inviare al più presto una spedizione. Ma  fedele al suo modo di governare,  prima della partenza  volle sentire il popolo attraverso un Referendum. La domanda che pose fu questa :  “Popolo di  Referendopoli,  volete voi che il vostro Re mandi i suoi soldati a trovare un  tesoro nascosto in cima alla montagna…?  Rispondete al solito con un Si o con un No !”

Consultati con questa  domanda,  il 100% del popolo rispose naturalmente di Si. Così che il Re soddisfatto di avere compiuto il suo normale  dovere di monarca democratico, ordinò ai  suoi soldati di incamminarsi verso la cima del monte e di trovare il tesoro.

Avvenne però che appena usciti dal paese i soldati dovettero attraversare  un bosco pieno di serpenti velenosi che fecero morire decine di cavalli e diversi cavalieri. Proseguendo la strada, la spedizione incontrò profonde  sabbie mobili che inghiottirono  e fecero sprofondare molti soldati assieme ai loro  cavalli.  Andando ancora avanti la truppa dovette attraversare una piccola prateria con una mandria di bufali che spaventati dai rumori  attaccò violentemente la spedizione. Infine arrivati alla base della montagna, quel plotone di soldati sopravvissuti non sapeva come fare per scalare la ripida roccia verticale che stava sulla cima, e così arrivare sulla radura per trovare il tesoro nascosto sotto il secolare pino  già ben visibile. Animati tuttavia da buona volontà, e rispettosi della decisione del loro Re e dell’esito referendario, scalarono la pericolosa roccia finale. Ma inesperti di alpinismo come erano, non riuscirono ad arrivare sino al pino, morendo quasi tutti lungo la scalata e precipitando nel burrone.

Quando il popolo di Referendopoli  seppe di questa tragedia se la  prese col Re che benché conoscesse tutti i pericoli e le enormi difficoltà del percorso, li   aveva tenuti nascosti per sé semplificando, come aveva fatto sempre, gli immensi problemi connessi alla spedizione che la gente del luogo  non conosceva. Si era limitato a chiedere di condividere o meno  la sua decisione,  con la consueta  alternativa feferendaria fra un SI o un   NO !  “…Noi siamo degli ignoranti e non conoscevamo la geografia dei posti  e le difficoltà nascoste.  Non sapevamo dei  serpenti, delle sabbie mobili , dei bufali,  della scalata nella pericolosa  roccia,  dei rischi e delle possibili conseguenze perché il re non ci aveva informati… Ma lui  e i suoi consiglieri esperti di territorio sapevano tutto. E  potevano almeno avvertirci dei pericoli che si nascondevano, evitando  di farci solo la domanda riduttiva  sul tesoro, e di far morire i nostri mariti e i nostri figli ! ”.

Fu da quel giorno che il Re diede ragione alla ragionevolezza, al buon senso popolare e alle proteste dei suoi sudditi, e si ricredette sul metodo del referendum che semplificava  i problemi  e celava  tranelli.  A tal punto che pensò  di cambiare nome al suo regno chiamandolo COMPLESSOPOLI per ricordare alla sua gente e a se stesso, che dietro a ogni domanda  semplice e a ogni veloce risposta binaria, secca e senza alternative, si nasconde costantemente un oceano di complessità sconosciute, ma sempre piene di insidie e pericolose alla  buona convivenza democratica e alla buona sorte dei cittadini !

Anton Realysta

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