Lo scorso 3 novembre, alle ore 9.00, è scattato il cosiddetto “clik day”. Da quel preciso momento sul sito del Ministero dell’Ambiente è stata aperta la procedura informatizzata per ottenere il cosiddetto bonus mobilità: di fatto, più o meno, un rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di beni e servizi di mobilità (comunemente bici elettriche, monopattini elettrici ed altro).

Da quanto si apprende dalla stampa, fin dai primi momenti, il sito web del Ministero è rimasto ingolfato dal numero esorbitante degli accessi costringendo le persone a lunghe ore di attesa nella speranza di potersi registrare e così ambire al mitico bonus! Come volevasi dimostrare si potrebbe dire, dal momento che la portata dell’afflusso era pressoché nota, data l’annunciata insufficienza del contributo a soddisfare nell’immediato tutte le probabili richieste. Così centinaia di migliaia di persone sono state costrette di fronte agli schermi a passare la giornata in spasmodica attesa nella speranza di potercela fare. Chi primo arriva primo macina, come dice il proverbio! Al via la corsa!

E poi, dopo tutto il tempo perso nell’attesa ed il fegato grosso. . . . la doccia fredda!

Ci pensa il sottosegretario a tranquillizzare: sono stati stanziati altri fondi in legge di stabilità (per il 2021) e nessuno rimarrà fuori.  Il giorno dopo!

Non voglio entrare in valutazioni sull’astratta bontà di iniziative politiche che in linea teorica potrebbero avere anche un “loro perché” ma voglio invece cogliere l’occasione per lanciare il mio grido di dolore su come, in pratica, vengono declinate dalla stessa politica che le adotta e dalla pubblica amministrazione che le rende fruibili ai cittadini. Voglio di fatto approfittare di questa occasione per fare una riflessione sul più ampio tema della funzione di servizio che dovrebbe informare la pubblica amministrazione, oggi purtroppo a mio giudizio, arroccata su una posizione del tutto autoreferenziale.

Tutti vorremmo che gli attori, a vario titolo coinvolti, la politica per le scelte, la pubblica amministrazione per la loro realizzazione operativa, lavorassero per realizzare quanto di più funzionale, proficuo e qualificato si possa ideare nell’interesse dei cittadini.

Voglio dirla con le parole del nostro Manifesto  “La presenza dello Stato deve tornare ad essere finalmente orientata verso una funzione di garanzia e di servizio per il cittadino, le famiglie e le organizzazioni intermedie. E’ necessario, così, partire per prima cosa dal ripensare la Pubblica Amministrazione mettendola al servizio delle persone e della Legge, e non il contrario, e correggere tutte le distorsioni che impediscono al cittadino di uscire da una posizione di subalternità.”

Purtroppo, al di là dell’inefficienza nella realizzazione (da notare che la procedura operativa vede la luce a molti mesi di distanza temporale dalla previsione normativa istitutiva), non credo proprio siano state precostituite le condizioni per un reale servizio alla comunità amministrata nel rispetto di ogni persona che la compone.

Non è la prima volta che succede, cosicché ci siamo oramai assuefatti. Il solito brontolio del giorno dopo e poi le solite scuse: i soliti problemi non del tutto prevedibili, la solita eccezionalità della situazione.  Ma la situazione non è affatto eccezionale ma drammaticamente ordinaria e costante:  cittadini ancora una volta umiliati, trattati come sudditi in un declino inarrestabile di inciviltà e mancanza di rispetto. Una massa a cui ammannire una qualche briciola di beneficio.

Che vergogna!!! Perché dobbiamo arrivare a tanto? Perché calpestare la dignità delle persone fino a questo punto? Forse è l’effetto di un qualche virus sconosciuto?

Forse è solo una favola?  . . . . . e se lo è, così è senza lieto fine.

Forse, come sempre, qualcuno ha pensato che bastasse un po’ di zucchero per far andar giù la pillola (come cantava quel famoso motivetto nel film/favola di Mary Poppins che voleva far sognare un mondo magico dove una tata un po’ particolare ci avrebbe fatto vivere momenti indimenticabili, fino al punto da farci piacere lo sciroppo per la tosse . . . ).

Ma non siamo bambini e non vogliamo tate. Vogliamo veramente un’altra politica ed un’altra pubblica amministrazione.

E se il lieto fine non era previsto . . . . lo costruiremo noi.

INSIEME ci riusciremo.

Guido Mazzoni

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