Lo “schiaffo” politico preso da Matteo Salvini in Polonia è diventato l’immagine più evidente delle condizioni in cui la destra filo Putin, italiana e mondiale, è stata spiazzata dall’invasione russa dell’Ucraina.
La brutta figura Salvini l’ha fatta a causa di uno sconosciuto sindaco di una piccola città a ridosso del confine ucraino, fino ad ieri ignorata dal mondo intero. Poco più di 60 mila abitanti, ma diventata una vera e propria metropoli di profughi scappati dai bombardamenti ordinati da Putin. Ha superato i due milioni e 200 mila il numero delle persone costrette ad un esodo biblico cui i paesi vicini non sanno proprio come fare fronte.
L’idea propagandistica di Salvini gli si è ritorta contro. Evidentemente abituato, purtroppo come molti politici italiani, a ritenere che si possa dire tutto e il contrario di tutto senza che qualcuno gliene chieda conto. E’ questa cosa favorita dall’incapacità degli elettori di far rispettare almeno un minimo d’intelligenza e da quella degli organi d’informazione a chiedere adeguatamente conto a chi ci governa di quello che fa o che dice. Il mondo non è l’Italia, fortunatamente. Salvini si è proprio sbagliato se pensava che il presentarsi a Przemyśl con le sue paroline di circostanza sul dramma dei civili e del suo improvviso abbandono di Putin gli avrebbe dato di colpo la possibilità di riciclarsi.
Del resto è un po’ finito nella tana del lupo visto che quella città è letteralmente stravolta dall’arrivo dei profughi bombardati da Putin perché si trova nella zona immediatamente a ridosso di Leopoli su cui convergono oramai tutti gli sfollati dal resto dell’Ucraina. Deve la sua incolumità fisica al fatto che quella povera gente ha ben altro a cui pensare e al fatto che forse solo il sindaco fosse venuto a conoscenza dei suoi lunghi legami con Putin. Così, gli ha regalato la famosa maglietta con la faccia di Putin a conferma del detto riadattato: chi di felpa ferisce, di felpa perisce…
Ma non si tratta solo di compiacersi del fatto che il capo della Lega torni fortunatamente adesso in Italia vivo e vegeto, bensì di cogliere in quella vicenda il come sia diventata a livello mondiale l’emblema di una destra costretta amaramente a constatare di essersi prestata a creare un fronte filo Russia, comunque, insostenibile.
Nel nostro piccolo lo stiamo scrivendo da anni che Salini e la Meloni sono tagliati fuori dalle dinamiche che contano. Non hanno capito che la loro linea antieuropea e antioccidentale era, e resta, destinata alla sconfitta. Soprattutto perché la loro proposta era quella di farci metterci con Putin. Adesso, farfugliano. Lo fanno anche i parlamentari di Fratelli d’Italia che la sera in tv, in maniera più o meno da ammaestrati, come al solito facendo le fughe in avanti da guerrafondai, cercano di far dimenticare i grandi peana innalzati dalla loro leader Giorgia Meloni in onore di Putin, il difensore della pace e del cristianesimo. Tutto quello che ci dimentichiamo noi, poveri italiani, ma che non scorda lo sconosciuto sindaco di Przemyśl.
Ma lo stesso, fanno quelli della destra di tutti gli altri paesi occidentali. Sono in gara a dirsi scandalizzarsi dal comportamento di Putin e per il conflitto da lui materialmente scatenato. Si è arrivati al punto, ci dice il New York Times (CLICCA QUI) che i parlamentari repubblicani Usa sono giunti addirittura ad accrescere da 10 a 13 miliardi di dollari la somma stanziata dal Presidente Joe Biden a favore di quella Ucraina di cui fino a poco fa non interessava loro proprio per nulla.
Non sono solo Salvini a la Meloni a sperare che tutto venga dimenticato per riprendere, poi, i loro giri di valzer come se niente fosse.