Adesso che la Commissione Europea ha promosso a pieni voti il giorno 23 giugno 2021, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, attuativo per l’Italia del Next Generation Eu, Recovery Fund, nella versione ambiziosa, coerente e dettagliata approntata dal Governo Draghi, l’Italia è attesa alla prova, nei contenuti, tempi, modi, riforme strutturali sinallagmatiche comprese, dell’execution; cioè realizzare le 227 misure previste dal Piano e le sei riforme Strutturali richieste dalla Commissione Europea. Sfida importante e delicata, nella quale il Paese, in tutte le sue componenti (Parlamento, Governo, Pubbliche Amministrazioni, Imprese, Collettività), sarà chiamato ad esprimere il meglio di se, pena il mancato raggiungimento degli importanti obiettivi previsti e necessari per centrare l’obiettivo di una robusta crescita del Prodotto Interno Lordo che contribuisca al rimborso del debito opportunamente incrementato.
C’è consapevolezza dell’importanza della posta in gioco? C’è chi pensa di no. Bisognerà affrontare e risolvere l’attuale efficienza ritenuta limitata del sistema pubblico nazionale costituito da Parlamento, Governo, Pubbliche Amministrazioni, Regioni.
Di fronte ai mutamenti in atto nel Mediterraneo e nel mondo la Sicilia, porzione dell’Italia e del Mezzogiorno, con più di cinque milioni di abitanti, non può restare ferma e statica, ma dovrà cimentarsi in uno sforzo creativo e competitivo per acquisire una funzione produttiva dinamica nel cuore del Mare Mediterraneo com’era nel passato, quando l’Isola era al centro di una vitale circolarità economica e culturale (Antonino Giordano). Dovrà approfittare lecitamente degli importanti investimenti destinati al Mezzogiorno per pretendere con determinazione, in tutti i settori della vita pubblica, dagli asili nido all’idrogeno alla Rete idrica, alle Infrastrutture per la Mobilità quali Strade ed Autostrade siciliane come alla Rete Ferroviaria, nella perimetrale costiera come nelle aree interne tramite la definizione della Nord Sud, il “vero raggiungimento” degli eguali livelli essenziali di prestazione ex Articoli 3, 117 della Costituzione nella sua attuale formulazione e 120; nel raggiungimento degli obiettivi di Coesione e Convergenza senza furbate (vedi Alta Velocità di Rete invece di Alta Velocità e Capacità); per l’attuazione dei Progetti inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il Governo, a vantaggio dell’efficienza della Pubblica Amministrazione ha varato nel Giugno 2021 una imponente ricerca, tramite metodi innovativi e veloci, di personale Giovane e molto qualificato, anche con la collaborazione degli Ordini Professionali; essenzialmente basato sui Curricula; servirà fare bene i conti, calcolare bene i fabbisogni, scegliere bene; sempre importante, ma ancor più decisivo in una società come quella italiana ove la mobilità sociale è da tempo impigliata, che sia una selezione rigorosamente fondata sul merito a consentire alle Pubbliche Amministrazioni di dotarsi dei migliori, per evitare di far arrivare Giovani nella stanza dei bottoni, senza che sappiano quali sono quelli da attivare (copyright Pietro Nenni).
Purtroppo, come evidenzia Sabino Cassese ancora non è in possesso della dirigenza politica il dato relativo a quanti siano davvero coloro che sono sul libro paga pubblico; i dati noti ricordano che nei precedenti dieci anni il numero, quale che sia, è diminuito del 5%; le prossime uscite dal pubblico impiego sono stimate in circa 400.000 unità con titoli di studio mediamente non molto elevati.
Una considerazione a parte, puntando su una specifica attenzione, riguarda i due grandi macrosistemi nazionali, la Scuola e la Sanità.
Al riguardo della Scuola è stata elaborata dal coordinamento regionale siciliano di INSIEME una proposta, che qui appresso si riporta nella sua sintesi propositiva: il corretto percorso cognitivo\formativo\realizzativo a favore delle Giovani Generazioni da sempre ha previsto che si compisse da parte loro un cammino in sette tappe, Orientamento, Educazione, Istruzione, Formazione, Specializzazione, Selezione, Azione\ Ricerca.
Secondo chi scrive, oggi, occorrerebbe attualizzare questo percorso riorientandolo partendo dalla scelta di tendere al Risultato ed al Merito ed al Merito nell’ottenimento dei Risultati; coinvolgendo Famiglie, Asili, Scuole di ogni grado, Università, Master, imprese e mondi lavorativi, corpi intermedi in una Comunità Educante dedita alla “formazione delle coscienze, alla promozione del pensiero consapevolmente critico e non omologato, alla nazionalità europea, all’attitudine alla astrazione e sperimentazione, alla navigazione lontano dalla riva, al lavoro di squadra, all’acquisizione da parte del discente dei saperi, delle competenze ed alla fine del saper fare, dell’orientamento, della cultura d’iniziativa, d’impresa e di ricerca, di innovazioni, ove ciò rientrasse nelle potenzialità di ciascuno”, di impegno civico e sociale; per consentire quella consapevolezza alle prossime giovani generazioni di dover essere civici, rispettosi di se stessi, del prossimo comunque si manifesti, di essere rispettosi custodi del Creato e di dover contribuire, ognuno con i talenti disponibili, naturali ed acquisiti, al Conseguimento del Bene Comune ed al miglioramento della Qualità della Vita delle proprie Comunità.
Molto positivo ciò che pubblica il 28 giugno 2021 il Sole 24 Ore in tema di Fondi per l’edilizia scolastica: investimenti pari a 7,9 miliardi di € circa tra iniziative autorizzate ed iniziative in corso di autorizzazione: per tentare di risolvere molti dei problemi relativi all’edilizia scolastica; dal cablaggio delle aule all’ampliamento della disponibilità di spazi per assolvere alle necessità del tempo pieno, Mense, Cucine, Laboratori tecnologici, Biblioteche, Palestre.
Partire dagli asili nido significa portare la percentuale di copertura di questo servizio ad almeno il 60% del fabbisogno con eguale copertura, in termini di risultato, in tutte le Regioni, a fronte dell’attuale 24,7%, gravemente disomogeneo e sperequato a vantaggio delle Regioni del Nord.
Servono condizioni incrementali di efficacia ed efficienza del Sistema Scuola per renderlo momento di sviluppo culturale, valoriale, sociale, civico, formativo del Paese? Necessario predisporre tra tutti gli attori in scena un Patto educativo capace di definire la mission di tutto il Sistema Scuola tramite la definizione del ruolo di ciascun attore, dalle famiglie agli Amministratori delle Imprese.
Proposte non molto difformi relativamente allo spirito che le anima, INSIEME le sta presentando anche per l’altro determinante Servizio nazionale a rete, la Sanità; potenziare ulteriormente la copertura del Servizio Sanitario Nazionale verso i cittadini fino al raggiungimento di tutti gli aventi diritto, ovunque risiedano, rafforzare il Sistema in tutti i suoi aspetti sanitari, tecnici, economico sociali, consolidare il rapporto con la Ricerca, creare per ogni Regione un Centro di Eccellenza, dotandolo del “meglio” riconosciuto da uno Standard in tema di Personale (Ricercatori, Dirigenti, Medici, Sanitari, Farmacisti, Tecnici, Amministrativi), Attrezzature, Immobili funzionali e correttamente manutenuti, presenza capillare sul territorio, procedure snelle, in ottica di Risultati.
Avere accennato ancorché sinteticamente, ai due Sistemi Nazionali a Rete ed ai loro problemi ed ipotesi di soluzione, significa avere parlato di più della metà dello Stato Italiano.
Dopo il tempo dei Ristori, Sostegni, Bonus, sembra a chi scrive che sia venuto il momento di riconcentrarci su investimenti, infrastrutture, manutenzioni nei settori della Scuola, della Sanità, del Verde attrezzato, della Cura del Paesaggio e del Patrimonio Culturale; nonché su Logistica e Mobilità, diritto costituzionalmente garantito a tutti i cittadini, senza differenze, basato su Ferrovie elettrificate ed a doppio binario, Alta Velocità e Capacità impattanti sul Prodotto Interno Lordo delle aree limitrofe, Strade, Autostrade, Ponti e Gallerie, Porti e Retroporti, completamento di Corridoi e Reti Europee.
Tenendo ben presente che ruolo dello Stato è fornire servizi in modo non sperequato a tutti i cittadini, ovunque abbiano avuto la ventura di nascere. Beninteso, quindi, che siano Servizi che rispettino gli articoli 3 in tema di eguaglianza, 117, 119, 120 della Costituzione in tema di Livelli Essenziali di prestazioni, pari tra le varie aree del Paese, conformi ai parametri di Coesione e Convergenza fra territori diversi.
E’ questo il progetto che ci fa intravvedere la Versione del PNRR presentata ed approvata? Dei soli 20 miliardi di € che il PNRR destina al Mezzogiorno, poco più del 50% riguarda interventi precedentemente già finanziati e quindi sostitutivi e non incrementali.
A chi scrive, conseguentemente, non sembra! Non basterà comunicare quanto dei Fondi disponibili sarà davvero destinato al Mezzogiorno in genere ed alla Sicilia in particolare, in ottica di Coesione e Convergenza e di Livelli Equivalenti di Prestazioni fra territori e Comunità. Bisognerà dettagliare, in tutti gli ambiti prima citati, investimenti, infrastrutture, manutenzioni nei settori della Scuola, della Sanità, della Mobilità, del Verde attrezzato, della Cura del Paesaggio e del Patrimonio Culturale, indicando come, quanto, quando investire, quanto è incrementale.
E’ sconfortante notare che per la Sicilia niente è previsto per il porto di Augusta, ancorchè dirimpettaneo di Suez, ridotto a duplicato metaforico della Fortezza Bastiani, assente il Ponte sullo Stretto, al quale nel PNRR non si accenna, condizionando negativamente anche le infrastrutture finanziate, solo una piccola tratta di collegamento in Alta Velocità farlocca, leggi “di Rete”, tra Palermo Messina Catania (senza il Ponte sullo Stretto, pare che RFI non voglia investire sull’Alta Velocità in Sicilia), nulla per colmare le diseguaglianze territoriali del Mezzogiorno in termini di Livelli Essenziali di Prestazioni, quali tratte ferroviarie a doppio binario elettrificate; niente per la definizione del Corridoio Europeo Palermo\Berlino e della Rete TEN-T Scan\Med: con ciò danneggiando anche trasporti e logistica ubicati al di fuori del Mezzogiorno; nulla per il completamento della Nord Sud siciliana e per la valorizzazione delle Aree interne; niente per il rinnovo del, vetusto a dispetto, parco autobus urbani con età media maggiore di 10 anni, presente nelle principali Città capoluogo; niente per la valorizzazione del ruolo logistico del Mezzogiorno e della Sicilia quale Porta Sud dell’Europa nel Mediterraneo.
L’esempio paradigmatico più evidente del grande divario Nord Mezzogiorno è certamente la rete ferroviaria.
Mentre le maggiori città del Centro e del Nord sono ormai collegate con linee ad alta velocità, veloci e confortevoli, la rete meridionale ha avuto solo marginali miglioramenti negli ultimi 60 anni, per lunghissimi tratti non è elettrificata e non è a doppio binario, al punto che ancora oggi si impiegano quasi tre ore per andare da Palermo a Catania.
La verità è che il collo di bottiglia che rende antieconomico l’investimento nell’alta velocità tra Basilicata, Calabria e Sicilia è la mancanza del Ponte tra Messina e Villa San Giovanni, in quanto gli inconsutili treni superveloci tecnicamente non possono dividersi per entrare nelle navi- traghetto, un sistema lento e antiquato che richiede circa 2 ore per un percorso che con il Ponte potrebbe realizzarsi in circa tre minuti
Il Ponte sullo Stretto rappresenterebbe non solo un’opera simbolo di straordinario impatto per l’intero Paese nel mondo, ma darebbe nuovo slancio alla modernizzazione economico sociale culturale di tutto il sistema della mobilità e della logistica meridionale, italiano ed europeo, ma anche fin dall’inizio della sua realizzazione, l’esistenza delle nuove condizioni che renderebbero necessaria l’immediato inizio di tutte le realizzazioni di infrastrutture della Mobilità e Logistica di cui il Mezzogiorno e la Sicilia hanno immediato ed imprescindibile bisogno, con una contestuale grande attenzione alle manutenzioni delle infrastrutture esistenti.
Purtroppo, fino ad oggi, nulla è cambiato dai tempi di “Zero al Sud”, nemmeno i protagonisti negativi, come in precedenza ampiamente descritto da chi scrive, su queste pagine.
È una segnalazione amara, che ci fa capire quanta ancora scarsa sia la sensibilità dello Stato e delle Regioni coinvolte nei riguardi dei bisogni dei territori e della gente del Mezzogiorno per i quali, nel tempo, sono state impegnate e distribuite risorse con politiche di mero assistenzialismo elettoralistico contingente.
In Sicilia tutto sembra rimanere statico, immutabile, nonostante il trascorrere degli anni, i parametri usati per la determinazione dei livelli dei servizi sbagliati sono stati e sbagliati sono adesso, con effetti negativamente paradossali, delle legislazioni, della rivoluzione tecnologica, delle riforme educative e della ricerca. Secondo Sabino Cassese, “dopo un anno di sperimentazione sotto stress della capacità amministrativa del nostro sistema, possiamo chiaramente dire che gli anelli di congiunzione tra centro e periferia non hanno funzionato”. Possibile rimedio l’utilizzo da parte del Parlamento e del Governo delle chiare disposizioni dell’articolo 119 della Costituzione ai commi 3 e 5, in tema di Fondo Perequativo per territori con minore capacità fiscale per abitante; nonché Risorse Aggiuntive che dovrebbero servire a rimuovere squilibri economici e sociali, tanto accentuati da consentire che Pietro Busetta, nel ricordarle in dettaglio, parli ancora di Paese duale, di locomotiva avviata ad un binario morto che rischia di far deragliare anche gli altri vagoni, complici il Reddito di cittadinanza, alternativo ad efficienti politiche attive alla ricerca di occupazioni di qualità; la illegittima politica di dire di aggiungere risorse, in realtà agendo solo in sostituzione; il risultato di questa miscela è che dalla Sicilia emigrano circa 25.000 giovani formati all’anno e nel frattempo vengono restituiti Fondi Europei non spesi; l’insularità è stato calcolato che costi alla Sicilia circa 6 miliardi di Euro all’anno.
La fotografia di un disastro, con l’aggravante che c’è, addirittura, chi se ne compiace.
Invece, bisognerebbe prendere atto, comportandosi di conseguenza, che il rilancio del Paese è condizionato da una forte ed armonica crescita del Mezzogiorno.
Fortunatamente, questa volta, è accaduta, una circostanza che potrebbe e forse dovrebbe contribuire a modificare tanti comportamenti dovendoli inquadrare ed orientare in una nuova prospettiva.
Mentre questa Riflessione era virtualmente conclusa e pronta per essere inviata per l’eventuale pubblicazione, un fratello, di buon mattino, comunica a chi scrive che la Camera di Deputati, con la partecipazione di 318 Deputati, con 254 sì, quindi a larghissima maggioranza, ha approvato un Ordine del Giorno con il quale il Governo si impegna a reperire le risorse per la realizzazione del Ponte sullo Stretto del Mediterraneo, traendole dal “Fondone”; incredulo, teme una bufala, cerca conferme, le trova in una Rassegna Stampa del 1\7, che però, continua ad evidenziare un vulnus: nessun quotidiano nazionale, tranne il Sole 24 Ore, riporta la notizia; nessuna emittente nazionale accenna a questa importante decisione, preceduta da un complicato scontro all’interno delle Forze politiche che compongono la maggioranza; la notizia è confermata, è vera, l’eterno, contrastato Ponte, a cui l’Europa tiene ritenendolo imprescindibile, fa un concreto passo avanti verso la realizzazione, nel Mezzogiorno, su input del Governo:
“Il Governo si impegna ad adottare le opportune iniziative al fine di individuare le risorse necessarie per realizzare un collegamento stabile, veloce e sostenibile dello Stretto di Messina, estendendo così la rete dell’Alta velocità fino in Sicilia”. “Con la riformulazione dell’Ordine del Giorno approvato dalla Camera dei Deputati nessuno potrà più provare a perdere tempo con soluzioni tipo Ponte a tre campate”.
Ed ecco, allora, che tutto il resto di quanto prima scritto va ripensato, fondandolo sulla constatazione di un Senso diverso.
La realizzazione del Ponte (chiamandolo così, senza giri di parole, almeno Noi), Opera progettata e ciclicamente, negli anni, aggiornata sia in tecnologie che per i materiali, come dichiarano gli amministratori di Webuild, con tutti i visti già ottenuti, sismologici compresi ed aggiornati, voluta dall’Europa, aggiudicata, determinerà le premesse per porre fine, appena inizierà la realizzazione, ai costi dell’insularità, darà lavoro a circa 100.000 nuovi occupati prevalentemente Giovani del Mezzogiorno, necessiterà di alte specializzazioni, ,saturerà la produzione di acciai dell’Ilva di Taranto, farà ubicare in Sicilia filiali della migliore imprenditoria europea, coinvolta nella realizzazione, consentendo nuove opportunità ai Giovani meridionali più preparati, attenuerà lo stimolo all’emigrazione di Cervelli, porterà un risultato economico positivo stimato in 100 miliardi di € in 30 anni, consentirà alla Sicilia di essere Porta Sud dell’Europa, Piattaforma Logistica Italiana nel Mediterraneo, provocherà la contestuale necessità di collegare i Porti di Augusta, Siracusa e Catania, i relativi retro porti e le relative Zone Economiche Speciali con le Autostrade e le Reti Ferroviarie dell’Italia e dell’Europa fino a Rotterdam ed Helsinky; consentirà la crescita economico sociale culturale dell’intero Mezzogiorno, rendendo realistica, con opportuni e corretti incentivi, l’accensione di un secondo motore produttivo, complementare ed incrementale a quello del Centro Nord.
“Il Futuro ha un nome: questo nome è Speranza” (Papa Francesco )
Massimo Maniscalco