A ottobre l’inflazione è esplosa: ISTAT conferma che marciamo al ritmo del 12%. Non conoscevamo l’inflazione a due cifre dagli anni 80 quando il mondo era diverso.
C’è dentro di tutto in questo aumento: i costi per le utenze di gas e forza motrice segnano in ottobre più 28% e quelli dei generi alimentari non si fermano, e sono oltre il 13%.
La perdita di potere di acquisto di salari e pensioni a questo punto è drammatica: le pensioni sono ferme dopo la manovra del governo del due per cento e i salari registrano aumenti inferiori all’uno per cento. Intanto, per ora, al governo si discute sul tetto dei contanti e c’è chi sostiene che “aiuterà i consumi”(sic!).
Ormai è da giugno 2021 che l’inflazione è apparsa sulla scena e all’inizio il giudizio dei banchieri centrali, americani compresi, riteneva la tendenza come un fatto transitorio. Di trimestre in trimestre la smentita è venuta dai fatti, tanto da indurre i più ottimisti (tra i quali la nostra Lagarde) ad ammettere di avere sbagliato le previsioni
Poi è venuta la crisi energetica, e quindi la serie di conseguenze della guerra, a travolgere i costi di beni e servizi ed oggi l’inflazione è un treno in corsa.
Il governo Draghi se n’era accorto per tempo ed è intervenuto con una serie di provvedimenti finalizzati a contenere gli effetti per imprese e famiglie: dalla riduzione delle accise sui carburanti, a quello dell’iva sul gas; dai bonus energia agli esoneri contributivi, alla compensazione degli oneri di sistema, ai crediti d’imposta per le imprese. Sono 62,8 miliardi di euro che il governo Draghi ha messo sul tavolo, vale a dire quasi l’intero deficit previsto dai documenti di economia e finanza.
Ciò nondimeno il treno dell’inflazione corre ancora, e così anche in Germania e in Francia, un po’ meno in Spagna mentre negli Stati Uniti pare in rallentamento. Del resto del mondo meglio non parlarne perché in alcuni Paesi l’inflazione è tra il venti e l’ottanta per cento.
Intanto la ripresa post Covid è finita e la recessione economica è alle porte in Europa, come conferma il Fondo Monetario Internazionale. Prende così corpo il fantasma più tenuto da governanti ed economisti: la stagnazione accompagnata dall’inflazione vale a dire due streghe nello stesso tempo.
Proprio per questo, a Bruxelles sono in corso discussioni e confronti per cercare soluzioni comuni al problema dell’inflazione. Sono stati evocati il modello SURE, cioè il programma di sostegno temporaneo per affrontare la cassa integrazione durante la fase pandemica, e il modello PNRR per fare debito comune.
Tenuto conto che i tentativi di concordare un prezzo del gas attraverso acquisti congiunti (visto che il grosso dell’inflazione deriva da qui) non ha avuto buon esito, il commissario italiano Paolo Gentiloni il francese Bruno Le Mer avevano cercato nel corso dell’ultima riunione di Ecofin di proporre appunto uno strumento simile al SURE ma la proposta non è stata accolta per l’opposizione di Germania e Olanda.
A questo punto il nuovo governo italiano è chiamato a scelte difficilissime, perché interventi rilevanti per aiutare famiglie ed imprese non si possono fare se non sfondando ancora il tetto del debito. Secondo le ultime stime pare si stiano preparando interventi per 20 miliardi di euro, probabilmente non sufficienti se non per cominciare, tenuto conto che in Germania si parla di programmi per l’energia di 200 milioni di euro.
Non resta che continuare a credere che il nostro sistema, dove determinanti sono le piccole e medie imprese, trovi ancora una volta la forza di resistere ben sapendo che l’unica via per contenere il debito resta quella di far fronte alla recessione aumentando la produttività.
Guido Puccio