San Giovanni XXIII, nella Lettera enciclica “Pacem in terris” dell’11/04/1963, rilevò come “giustizia, saggezza e umanità domandano che (..) si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari” e che ciò fosse un obiettivo “che può essere conseguito giacché (..) reclamato dalla retta ragione (..) desideratissimo e della più alta utilità[1]”.
Nel suo ultimo discorso pronunciato circa due anni prima, precisamente il 17/01/1961, il presidente degli USA Dwight D. Eisenhower aveva messo in guardia il popolo americano dall’acquisizione di ingiustificata influenza da parte del complesso militare-industriale evidenziando come l’aumento del potere di tale apparato potesse costituire un pericolo per le libertà e per la democrazia[2] .
Le parole del pontefice e del presidente statunitense, i quali ricoprirono, seppure con ruoli completamente diversi, responsabilità di primo piano durante la Seconda Guerra Mondiale, sono un monito ancora oggi. Sull’attualità dell’enciclica “Pacem in terris” è intervenuto di recente anche Papa Francesco il quale ha ribadito l’importanza del perseguimento di una politica di disarmo e di percorsi per una pace duratura[3].
Altri due personaggi storici che vanno ricordati per il loro impegno in favore della pace durante la Prima Guerra Mondiale sono Benedetto XV, il quale nel 1917 inviò una lettera ai capi delle nazioni belligeranti in cui definì la guerra una “inutile strage” ed il beato Carlo d’Asburgo, l’ultimo imperatore d’Austria, il quale raccolse l’appello del pontefice ed ebbe il coraggio di proporre la pace adoperandosi, senza successo, per far cessare la Grande Guerra[4].
L’obiettivo di evitare la guerra attraverso una politica di disarmo non implica ovviamente la negazione del diritto-dovere delle comunità di difendersi con la forza militare da aggressioni illegittime il quale, secondo il Magistero della Chiesa Cattolica, è giustificato a determinate condizioni di legittimità morale[5].
Tornando all’attualità, è un dato di fatto che la sicurezza globale si stia rapidamente deteriorando e che l’ordine internazionale, risalente alla fine degli anni Quaranta del Novecento, sia in uno stato di gravissima crisi a causa della perdita di efficacia delle istituzioni internazionali e del diritto umanitario i quali per funzionare necessitano di un elevato grado di consenso da parti degli Stati che non si registra da tempo. Basti pensare alla negazione di uno dei pilastri del diritto umanitario, ossia la distinzione tra combattenti e popolazione civile nella guerra in corso in Medio Oriente, nonché in quella tra Russia ed Ucraina, a causa del massiccio utilizzo nelle operazioni militari di armi esplosive in aree urbane densamente popolate con conseguente elevatissimo numero di vittime civili, in particolare nelle operazioni militari di Israele a Gaza ed in Libano rispettivamente condotte contro Hamas e Hezbollah. Inoltre a Gaza la situazione è resa ancora più insostenibile dal mancato o comunque insufficiente afflusso degli aiuti umanitari che sono necessari per la sopravvivenza della popolazione[6].
L’attualità dei moniti sopra citati è avvalorata anche dalla ripresa della corsa agli armamenti e dal conseguente aumento delle spese militari. Il rapporto 2024 del SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma) evidenzia che “nel 2023 la spesa militare globale è aumentata per il nono anno consecutivo, superando i $2,4 trilioni, sulla spinta della guerra tra Russia e Ucraina e, più in generale, delle tensioni geopolitiche (..) L’aumento del 6,8% della spesa militare totale del 2023 è stato il maggiore dal 2009 e ha portato la stima della spesa mondiale al livello più alto mai registrato dal SIPRI”[7]. Inoltre in tema di controllo delle armi convenzionali nel 2023 si è registrato un grave passo indietro nella sicurezza europea. Infatti il regime regionale di controllo delle armi convenzionali in Europa è stato di fatto abbandonato nel 2023 con il ritiro della Russia dal Trattato del 1990 sulle forze armate convenzionali in Europa (CFE), con conseguente sospensione l’applicazione del Trattato da parte di ben 19 dei rimanenti 29 stati firmatari. Un ulteriore dato preoccupante riguarda la spesa per la costruzione e il mantenimento della pace che, in base al Global peace index nel 2023 è stata di 49,6 miliardi di dollari, ossia pari a meno dello 0,6% della spesa militare totale[8].
Bisogna quindi rassegnarsi magari giustificando l’aumento degli armamenti e delle spese militari con la convinzione che ciò potrà contribuire ad una maggiore sicurezza? Si tratterebbe di una convinzione fallace e illusoria perché la sicurezza non si può basare sulla paura e sulla deterrenza in quanto si fonda invece sul dialogo e sulla fiducia tra gli Stati.
In merito il già menzionato rapporto SIPRI indica la necessità di riprendere una politica di controllo delle armi mediante la sottoscrizione di appositi trattati basati sulla fiducia, la solidarietà e l’universalità tra le nazioni. La promozione ed il perseguimento di politiche efficaci di giustizia e di pace è una responsabilità non solo dei governi ma di tutti i consociati.
Tuttavia, al di là dell’auspicabile ritorno alla diplomazia e della necessità dell’avvio di negoziati per un cessate il fuoco nei conflitti in corso, c’è un ulteriore elemento da considerare. Le guerre, oltre ad arrecare immani distruzioni, hanno anche l’effetto di rendere insensibili le coscienze attraverso l’utilizzo di un linguaggio violento e di meccanismi psicologico-sociali di delegittimazione e odio dell’altro[9]. Come contrastare questa pericolosa tendenza?
Secondo Papa Francesco la risposta è quella della rivalutazione della politica intesa come ricerca del bene comune, che è espressione di una delle forme più alte di carità[10]. Entrando nello specifico il pontefice, dopo aver ribadito l’importanza dei principi di sussidiarietà e di solidarietà, ha sottolineato “(..) l’urgenza di trovare una soluzione per tutto quello che attenta contro i diritti umani fondamentali”, e “(..) di prendersi cura della fragilità dei popoli e delle persone”.
E ancora: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato (..) Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come danni collaterali (..) guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti a cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino da ingenui perché abbiamo scelto la pace[11]”.
Lorenzo Jesurum
Pubblicato su www.centrostulivatino.it
[1] https://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem.html (v.par.60, 61 e 62)
[2] https://it.alphahistory.com/guerra-fredda/dwight-eisenhowers-discorso-d%27addio-1961/
[3] https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2023-09/papa-francesco-messaggio-pace-accademia-scienze-pacem-in-terris.html
[4] https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/il-beato-carlo-d-asburgo-l-imperatore-che-ebbe-il-coraggio-della-pace
[5] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2309
[6] https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/10/23/consiglio-supremo-di-difesa-assicurare-aiuti-umanitari-a-gaza_3027749c-0cd9-44e1-b3b2-96ee71bc2e27.html
[7] https://www.sipri.org/it/yearbook/2024/summary/sipri-yearbook-2024-summary-italian
[8] https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/asvis/2024/06/18/global-peace-index-2024-il-mondo-a-un-bivio-ce-il-rischio-di-conflitti-piu-grandi_cdde14e9-c409-4643-8796-264b6f35958c.html
[9] https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/15_gennaio_23/deumanizzazione-come-opera-percezione-collettiva-03af9120-a312-11e4-9709-8a33da129a5e.shtml
[10] Papa Francesco, Evangeli Gaudium (24 novembre 2013), 205
[11] Papa Francesco, Fratelli tutti, (3 ottobre 2020), 188, 261