Elly Schlein chiama alla mobilitazione della piazza in occasione del 2 Giugno, Festa della Repubblica, per “fare muro con i nostri corpi” contro i disegni governativi di premierato e di autonomia differenziata. Perché? Il premierato riporterebbe l’Italia al fascismo, l’autonomia differenziata la manderebbe in pezzi. Con ciò la sinistra ribadisce la propria diffidenza per una “democrazia decidente” e la sua “volontà di impotenza di governo” rispetto all’autogoverno reale delle mille corporazioni. L’effetto del rifiuto dell’institution-building è lo scontento e l’estraneità crescente dei cittadini. Si usa lavarsene le mani, definendolo “populismo”. Ma contiene un nocciolo razionale: la domanda di essere finalmente e normalmente governati.
Ma l’appello a scendere in piazza è grave. Non per i contenuti, ma per la data, il 2 Giugno, Festa della Repubblica. Segna un’escalation propagandistica, paragonabile solo a quella della fine Maggio del 2018, quando Di Maio chiese l’impeachment di Mattarella, cui si aggregò Giorgia Meloni. Questa volta si propone l’impeachment della maggioranza legittima del Paese. Dopo aver usato il 25 Aprile come strumento di delegittimazione democratica della Destra, ora Schlein sembra dire: giù le mani dalla “nostra” Repubblica, la Nazione-Patria siamo noi. Questo giacobinismo straccione usa un linguaggio da guerra civile. Fortunatamente solo teatrale e parolaia. Ma che un effetto lo sottoproduce: la frattura e lo sfinimento dello spirito pubblico del Paese, che degrada verso l’astensione e verso la fuga dalla politica e dalle urne.
Sta accadendo una drammatica regressione della sinistra. Nel 1943-48 essa contribuì alla Liberazione e alla fondazione della Repubblica. Oggi, i suoi sedicenti eredi stanno disperdendo la pluridecennale fatica di portare a compimento la costruzione della Patria, di fare un Secondo Risorgimento, come scrisse Togliatti, forse con un po’ di retorica. La conclusione è sconsolante: la sinistra di questo 2024 con tutto il suo corteggio di clerici vagantes non è più all’altezza della propria storia e di quella del Paese.
In questo deserto di regressione è un’oasi verdeggiante di intelligenza nazionale e di futuro la proposta rivolta a tutti i partiti da Augusto Barbera, attuale Presidente della Corte costituzionale, in un articolo pubblicato sul Secolo XIX del 25 aprile 2009 e che il giornale ha ripubblicato in questo 2024: unificare la Festa della liberazione con la Festa della Repubblica nella giornata del 25 Aprile, trasformando il 25 Aprile nella Festa della Patria-Nazione.
È un modo concreto di costruire e di segnalare un quadro di valori e di istituzioni condiviso, ricomponendo definitivamente le memorie troppo a lungo divise da un reciproco assedio, “costringendole” a guardare avanti. Invece di “fare muro con i corpi”, come incita a fare Elly Schlein, converrebbe costruire ponti di intelligenza civile e politica nazionale.
Una proposta, quella di Augusto Barbera, attorno alla quale bisognerà incominciare a convocare, dopo le elezioni europee, tutti gli uomini di buona volontà.
Giovanni Cominelli
Pubblicato su Il Riformista