Due brutte notizie hanno segnato le ultime 24 ore, provenendo, quasi in contemporanea, dalla Guerra d’Ucraina e da quella di Gaza. L’impaginazione dei giornali e delle tv c’è le hanno presentate divise e distinte. Eppure, qualcosa le accomuna. In maniera preoccupante.
I russi hanno usato la bomba termobarica a Kursk. Non ci è dato ancora sapere con quali effetti. Ma sappiamo che si tratta di un ordigno micidiale, che va ben oltre le armi convenzionali. Per chi ricorda il Vietnam e l’uso del famigerato Napalm, deve sapere che questa ogiva, che può essere sparata con un cannone, un missile, o fatta precipitare da un aereo, ha un effetto infinitamente superiore. Non a caso, la sua versione americana è detta “la madre di tutte le bombe”. Dopo di che c’è solo la bomba nucleare.
A Gaza è stato bombardata una scuola in cui si rifugiavano i profughi. Ne sono morti tanti di loro in un colpo solo. 70,100? È guerra di cifre tra i palestinesi e le autorità di Israele che si giustificano sostenendo che in quell’edificio si nascondevano anche gli uomini di Hamas.
Nella Striscia, anche a causa a questa strage, si stanno per superare, se già non ci si è arrivati, le 40mila vittime. In questo contesto, acquista significato sempre più preciso l’azione giudiziaria intrapresa dinanzi alla Corte internazionale con la denuncia di crimini di guerra.
Ecco cosa ci sta offrendo, in una ennesima giornata di guerra, il mondo in cui sembra ci si sia ormai abituati a vivere, mentre non solo le famiglie dei paesi avanzati partono tranquillamente in vacanza, ma i loro stessi parlamenti chiudono per ferie. Ed ecco perché, sull’uno e sull’altro fronte, non basterà accontentarsi di una tregua.
Appare ormai chiaro che tutte le parti sono in campo, e sfacciatamente operative. Tutte le parti ! Anche quelle non schierate direttamente sul terreno di scontro. Ma che in campo ci sono, eccome! E perché giungano a qualche forma di intesa, bisognerà tornare davvero tanto tempo indietro. Più o meno a quando, con la prima Convenzione di Ginevra, sembrò che l’umanità avesse fatto tesoro dell’atroce esperienza della guerra mondiale. Una dolente consapevolezza che invece, oggi, non possiamo disgraziatamente più dare per scontata.
Giancarlo Infante