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Da De Gasperi e Moro, autentici cristiani, ai politici che sventolano rosari – di Rocco D’Ambrosio

Il Vangelo odierno (articolo pubblicato il 21 ottobre 2023, ndr): In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». (Mt 22, 15-21 – XXIX TO/A).

Oggigiorno, purtroppo i politici stile De Gasperi sono rarissimi e quello dei doveri verso Dio e di quelli verso la comunità civile e politica è un tema che crea molte difficoltà tra i cattolici italiani. Abbiamo pochi come De Gasperi e Moro, autentici cristiani e cittadini di gran levatura; proliferano, invece, politici clericalizzati o blasfemi con rosari sventolati; clero politicizzato o incline a rapporti non chiari con il mondo politico; politici in cerca di appoggi clericali a ogni pie’ sospinto e via discorrendo. Ci sarebbe un impellente bisogno di riaprire luoghi di discussione e dialogo nelle parrocchie, associazioni e movimenti su questo tema; ci sarebbe bisogno che preti e vescovi riprendessero a formare i politici cattolici, impegnati nei diversi partiti, senza distinzione. E in questi incontri il primato della Parola di Dio deve essere sacrosanto: il Signore ci comanda di adempiere ai nostri doveri di cittadini di questo mondo, quanto lo fa per quelli verso Dio. Sono ambedue importanti. Al tempo stesso ci chiede di fuggire l’idolatria del potere (cf. Lc 4) e di amarlo e servirlo in ogni nostra azione.

Non ho qui lo spazio per affrontare l’analisi delle cause storiche e teologiche che hanno portato molti cattolici italiani a credere che assolvendo solo ad alcuni doveri verso Dio fosse quasi automatica la strada per il paradiso. E molto spesso, nelle nostre omelie e incontri di formazione, abbiamo dimenticato di riferirci alla fedeltà a Dio che non può essere staccata dalla fedeltà agli altri. E’ il tema della doppia fedeltà – fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo, – con la quale si vuole indicare la responsabilità e l’amore in linea, sia verticale, che orizzontale. O, per usare un’espressione cara a Italo Mancini, si può parlare di fedeltà a Dio e fedeltà alla terra, due fedeltà possibili solo se operiamo un discernimento continuo sul senso della nostra fede e sul valore dell’impegno nel mondo.

“Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

Rocco D’Ambrosio

Pubblicato su www.gòobalist.it

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