Meno male che quello gialloverde doveva essere il Governo del cambiamento. C’hanno scritto sopra anche un contratto firmato. Ignorato in tantissimi punti. Interpretato a seconda delle convenienze in altri. Applicato in pochissimi. Insomma, se ci possiamo concedere una scivolata dall’accento un po’ popolano potremmo dire: dal cambiamento al casino!
Ci sembra di assistere ad un teatrino fatto di incomprensioni, di colpi bassi, di tirate apodittiche mentre la messa in crisi dell’esecutivo di Giuseppe Conte si fa sempre più incombente.
L’ultimo motivo di contendere è la risposta da dare alla Ue, con ciascuno degli alleati che cerca di lasciare all’altro il conto da pagare.
Intanto, i sindacati riuniscono i pensionati, che di voti ne dovrebbero avere parecchi, per gridare che non vogliono più essere il bancomat del Governo.
Il ministro Tria si lamenta che la sua sottosegretaria 5 stelle, Laura Castelli, abbia potuto leggere quella che doveva restare solo una riservata bozza della lettera in preparazione da inviare a Bruxelles. Una denuncia è già finita alla Procura della Repubblica romana al fine di scoprire chi sia la “ talpa”. Certo è che se Tria chiudesse a chiave il cassetto della sua scrivania non farebbe un solo soldo di danno….
Ma forse la storia è tutta un’altra e dovremo aspettare la nomina del nuovo Procuratore capo di Roma per avere qualche elemento in più su una vicenda paradossale: ministro e sottosegretaria arrivati allo scontro giudiziario.
I giornali ci raccontano che l’incontro conviviale organizzato nei giardini del Quirinale, in attesa della festa del 2 giugno, si è trasformato in un “ pettegolezzaio”: tutti parlavano male degli altri nello stesso momento in cui dicevano, o facevano capire, di considerare che l’esperienza da Presidente del Consiglio di Giuseppe Conte stesse per arrivare al capolinea. Ma i chiacchieroni della vigilia della Festa della Repubblica non sapevano di avere dei giornalisti che ronzavano intorno? Non li conoscono, o ciascuno ha parlato con propri fidi per far trapelare indiscrezioni e lanciare minacce?
Il clima ci dice che tutto è pronto per le elezioni anticipate a settembre. Vedremo. Troppe le incognite ancora da risolvere. Troppe le questioni per cui in molti rischiano di restare con mano il cerino acceso in mano e scoprire, a proprie spese, come sono complicati i giochi in cui si sono infilati. Soprattutto se si andrà ad elezioni sotto la spada di Damocle dei conti da mettere in ordine.
Nessuno vuole bere gli amari calici che la politica si porta dietro, in aggiunta alla presenza sulle prime pagine dei giornali o alle comparsate in tv magari sostenute da facili dichiarazioni propagandistiche.
“ Vedremo chi ha la testa più dura” si lascia scappare Matteo Salvini. Un accenno, come al solito dal piglio baldanzoso, allo scontro che si vede ha in animo di aprire con l’Europa e i mercati finanziari. Si aggiungerà questo refrain a quello ricorrente sul fatto che lui pensa solo a lavorare e dicendo questo, ovviamente, pensa alla continua campagna elettorale in cui è impegnato?
Noi, in realtà, vorremmo evitare di vedere chi abbia la testa più dura. Tanto, un’idea ce la siamo già fatta e la cosa non ci convince, né rassicura per niente. Chissà che, alla lunga, gli italiani non la penseranno come noi….
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