Povertà sociale, contesti urbani non sempre idonei ai loro bisogni, famiglie in crisi economica, scuole e agenzie educative in difficoltà ad affrontare i nuovi modelli del vivere sociale e una attività didattica e educativa che – anche a causa dell’uso estensivo della DAD – ha accentuato l’isolamento e il senso di solitudine in tanti ragazzi Queste sono alcune delle tante ragioni che stanno aggravando un fenomeno che sta assumendo i contorni di un preoccupante problema sociale di cui la politica deve occuparsi attivamente prima che si aggravi.
I bambini e gli adolescenti più fragili stanno mostrando segni crescenza di sofferenza psicologica, quelli disabili hanno sofferto anche della riduzione o sospensione delle cure causa pandemia aggravando le loro criticità e chi si trovava in situazioni di disagio sociale ha accentuato processi di ghettizzazione e auto-discriminazione seguendo modelli negativi.
Noi, come partito di INSIEME, nuova formazione politica da poco nata e di cui sono il coordinatore regionale, crediamo che sia il giunto il momento di una politica diversa che parta dai problemi degli ultimi, di chi non è portatore di interessi “forti”, come appunto i bambini e gli adolescenti, che abbia il coraggio di affrontare con passione e creatività le condizioni socio-politiche alla base di questo disagio che diventa disagio della famiglie, delle scuole, della intera società e che impoverisce il futuro di tutti.
Abbiamo predisposto un manifesto politico che, con piacere, condividiamo con voi nel convincimento che con l’aiuto di tutte le forze politiche di buona volontà, sia possibile, partendo da una Regione di avanguardia come la Lombardia, cominciare un nuovo modello di ascolto e confronto politico, assumendo con coraggio iniziative politiche che travalichino i confini e le divisioni partitiche.
La situazione dei bambini che abitano sul territorio lombardo, soprattutto dopo mesi di pandemia, lockdown e restrizioni, necessita di un nuovo approccio, coraggioso, creativo ma sistematico che porti la politica a schierarsi dalla parte dei minori tutelandone bisogni e conseguentemente i diritti.
Ci piacerebbe un confronto su questo tema, anche in video call, per una reciproca conoscenza e per trovare strade di possibili convergenze.
Mattia Molteni – Coordinatore regionale Lombardia di INSIEME
Dalla parte dei bambini: un Manifesto di solidarietà civile e di condivisione sociale
Negli ultimi dieci anni il numero di bambini che vive in povertà assoluta è triplicato raggiungendo
quota 1,2 milioni, con divari particolarmente elevati tra le diverse regioni d’Italia: anche in
Lombardia, tra il 13 e il 15% di minori vive in condizioni di povertà relativa.
La pandemia ha aggravato la condizione dell’infanzia e della adolescenza: una prolungata
esperienza di isolamento dalle relazioni sociali ha accentuato disagio, povertà e sofferenza
psicologica che si sta manifestando in modalità anche drammatiche.
La spesa pubblica in Italia per i servizi per l’infanzia è la più bassa tra i paesi europei, con divari tra
le diverse regioni italiane sempre più accentuati.
Solo il 24% dei bambini nella fascia 0-2 anni è preso in carico da specifici servizi per l’infanzia, le
famiglie sono sempre più sole a dover affrontare la crescita e lo sviluppo dei propri figli, fin dalle
primissime fasi dello sviluppo: in media non più del 24% delle famiglie riceve qualche forma di
aiuto, anche solo per accudire i figli. Negli ultimi 3 anni oltre il 12% delle famiglie italiane hanno
chiesto un prestito per sostenere le spese necessarie per affrontare il primo anno di vita di un figlio.
In dieci anni il numero dei neonati nati è crollato di oltre il 23%: l peso assistenziale dei bambini
grava in maniera predominante sulle donne, e in assenza di precise politiche di conciliazione tra
vita familiare e vita lavorativa, con una ricaduta negativa anche sulle possibilità di lavoro e di
carriera in molte donne.
Il 10,6% della popolazione scolastica è di origine straniera con punte di quasi il 16% in Lombardia:
e tra questi minori gli abbandoni scolastici sono drammaticamente più frequenti rispetto ai bambini
di origine italiana che già detengono un poco invidiabile primato di elevati tassi di dispersione
scolastica rispetto alle principali nazioni europee.
I bambini certificati come soggetti disabili ai sensi della legge 104, per i quali è necessario un
percorso specifico e individualizzato per favorire l’inclusione scolastica sono stati nell’anno
scolastico 2017/2018 oltre 267.000, pari al 3,1% della popolazione scolastica: solo una piccola parte
di essi è seguito con percorsi specifici e personalizzati che facilitino il lavoro di rete tra scuola e
servizi sanitari
Circa il 20% della popolazione in età evolutiva presenta un disturbo neuropsichico o del neurosviluppo che sono la causa principale di disabilità nella fascia di età 0-17 anni: si stima che oltre
300.000 famiglie in Italia abbiano al proprio interno un minore affetto da disabilità mentale grave e
media. Il carico famigliare stimato in Italia per l’età evolutiva per le patologie neuropsichiche
(misurato come DALYs, ossia come anni persi di salute) è pari all’11% del totale nella fascia d’età
1-4 anni, sale al 24% nella fascia 5-9 anni ed al 36% nella fascia 10-14.
I bambini che hanno avuto una presa in carico nei servizi specialistici per i disturbi neuropsichici e
del neurosviluppo è raddoppiato negli ultimi dieci anni: nonostante questo aumento della risposta,
superiore a qualsiasi altro settore della medicina, solo 1 bambino su 2 riesce ad accedere ai servizi
diagnostici e solo 1 bambino su 3 riesce ad accedere all’ intervento riabilitativo di cui necessita,.
Elemento chiave unificante dei disturbi neuropsichici dell’età evolutiva è la fase particolare della
vita nella quale insorgono, caratterizzata da compiti evolutivi specifici. La crescita del bambino e lo
sviluppo di funzioni e competenze non avviene infatti in modo segmentale e per linee separate, ma
attraverso la continua interazione dinamica tra le singole funzioni emergenti, il patrimonio genetico
e le influenze ambientali.
La presenza di criticità in un’area di sviluppo, se non considerata in un’ottica evolutiva, può
determinare conseguenze a cascata su altre aree funzionali e su epoche successive. Inoltre, come
confermano sia le evidenze della clinica, sia gli studi sperimentali sulla plasticità del sistema
nervoso, in nessuna altra fase della vita il ruolo dell’ambiente (famiglia, scuola, contesti di vita) è
così determinante come nel corso dello sviluppo, e richiede quindi attenzioni e interventi sociali
integrati con le attività altamente specialistiche, cliniche e riabilitative.
A fronte della drammaticità della situazione così come emerge da indagini statistiche e
epidemiologiche, delle consolidate conoscenze scientifiche e cliniche ormai acquisite, non esiste a
tutt’oggi una visione complessiva su come favorire le azioni a favore di questa particolare età della
vita integrando i vari ambiti chiamati a interagire: servizi educativi, servizi sociali e servizi sanitari.
Manca a tutt’oggi una normativa di riferimento specifica per la gestione e presa in carico dei
problemi neuropsichici e per la riabilitazione in età evolutiva che tenga conto delle necessità, delle
caratteristiche di questa specifica fascia di età e che renda possibile modalità di presa in carico
clinica, socio-sanitaria e riabilitativa coerente con il patrimonio di conoscenze scientifiche che si è
accumulato nel tempo.
Il modello amministrativo, anche in regione Lombardia, che regola la riabilitazione dell’età
evolutiva è fermo alla logica della riabilitazione dell’adulto, sostanzialmente fondato sul paradigma
riabilitativo post-evento acuto, incardinata nella logica “fee for services”, inidoneo a organizzare
servizi per queste tipologie di fragilità perché ignora tutte le attività di rete e di potenziamento dei
contesti e della rete educativa, e potenzialmente iniqua, perché tende ad aumentare le disparità tra le
fasce di popolazione e tra le diverse aree geografiche, rendendo ancora più complesso il compito
dei genitori e delle famiglie coinvolti in queste situazioni.
La situazione si sta facendo anno dopo anno sempre più drammatica non solo per i bambini e per le
loro famiglie, ma anche per chi opera nei servizi per l’infanzia, a causa di un progressivo venir
meno delle risorse per le attività educative, sociali e sanitarie.
Chiediamo con forza a tutti gli uomini di buona volontà che hanno a cuore il futuro dei
bambini nel nostro paese e nella nostra regione di mobilitarsi così che venga posta la doverosa
attenzione a questa età della vita, cruciale per il futuro della nostra società: non in una logica
assistenziale residuale, ma come motore di un cambiamento anche civile delle logiche che
governano le politiche socio-sanitarie e educative.
Chiediamo che venga istituito a livello regionale una commissione che affronti con il concorso di
tutte le forze rappresentate in Consiglio Regionale e i principali stakeholder istituzionali, il tema dei
servizi – educativi e sanitari – a favore dei bambini e dei giovani, in particolare quelli che dipendono
direttamente dalla programmazione regionale, in una logica di integrazione virtuosa tra servizi
dell’area sanitaria e socio-sanitaria e educativa, valorizzando così come prevede la
legislazione regionale sia le strutture di diritto pubblico che quelle del privato sociale
accumunate da una comune missione istituzionale, in rete con la scuola statale e paritaria, in
collaborazione con i servizi comunali di tutela, in sintonia con le priorità e le aspettative delle
famiglie, per troppo tempo lasciate sole ad affrontare questi vitali problemi sociali.
Chiediamo che, in occasione della riforma della legge 33 attualmente in discussione, venga
urgentemente individuato un modello che tenga conto nelle diverse articolazioni dell’impianto
di riforma, delle specificità di questo contesto, che va organizzato in maniera originalmente
differente anche rispetto all’impianto distrettuale previsto, perché ciò che serve sul territorio
per bambini e ragazzi è molto diverso dagli altri bisogni socio-sanitari e assistenziali
dell’adulto o dell’anziano, che valorizzi ai sensi dell’art 118 della costituzione il principio di
sussidiarietà e che renda possibile quella “presa in carico e riabilitazione su base comunitaria” che
superi l’obsoleto modello “a prestazione” attraverso una certezza di risorse basata non sulla
competizione tra erogatori, ma sulla virtuosa capacità di migliorare, documentandola, la
qualità di risposta a bisogni complessi e multi-sistemici attraverso un modello compiutamente
a rete, che veda una piena e consapevole collaborazione tra servizi delle aziende pubbliche e
servizi delle strutture private accreditate del Terzo Settore, che perseguono finalità sociali.
I bambini e i ragazzi non sono solo il nostro futuro, ma il banco di prova per sviluppare una
comunità civile inclusiva capace di mettere al centro la persona e promuovere uno sviluppo
sostenibile perché capace di rispettare i più deboli.