Antonio Polito, auspicando che il  PNRR possa essere gestito con la serietà della Cassa per il Mezzogiorno  ( Gazzetta del Mezzogiornodel 10 ottobre) accomuna  Alcide De Gasperi a Mario Draghi e, pertanto, a causa della  nota avversione dello statista trentino per l’economia, può sembrare compia una forzatura, dettata solo dalla  nostalgia.

In effetti, mio padre mi ha raccontato che, quando De Gasperi partecipava alle assemblee dei gruppi parlamentari che dovevano approvare importati riforme economiche, rimaneva  mortificato  perché confondeva  i milioni con i miliardi e con le migliaia di lire. La risposta era  un lungo e caloroso  applauso dei parlamentari  che approfittavano del suo disagio per  testimoniargli  la massima fiducia nella sue capacita di riformatore della politica economica.

In realtà, De Gasperi  aveva sempre impostato il  suo modello di riforma  sulla necessità di non limitarsi alla semplice statuizione di principio, ma di completarla con l’indicazione  delle norme  di comportamento atte a garantirne l’effettiva realizzazione impegnandosi anche a  ricercare nuovi spazi pubblici quando l’indisponibilità di risorse statali impediva la soddisfazione delle esigenze prospettate. Così, all’indisponibilità del  governo di Vienna alle richieste dei  contadini trentini per mancanza di risorse, rispose ampliando  lo spazio pubblico disponibile  creando le Casse Rurali. Organismi pubblici che, procurarono le risorse finanziarie necessarie per lo dello sviluppo  economico e civile dell’agricoltura trentina liberandola anche dalle angherie degli usurai.

De Gasperi propone questa novità  migliorando lo schema del federalismo solidale che il lombardo Carlo Cattaneo e  tutta la borghesia lombarda riformatrice  avevano copiato  dai “Principi di Economia Civile “  dell’economista napoletano Antonio Genovesi, titolare dal 1754 nell’Università di Napoli  della prima cattedra universitaria della storia dell’economia. Rimase  colpito dal modello di Genovesi che, avendo affidato allo Stato il compito di garantire la pubblica felicità, indica anche le norme di accompagnamento che ne assicurano l’effettiva realizzazione: entrate e spese   funzionali rispetto all’obiettivo e uno schema  di servizio pubblico locale e nazionale  ancor oggi attuale (MicheleTroisi 1939).

Questo modello scompare all’atto dell’unita d’Italia, ma ricompare come un fiume carsico nell’art.5 della Costituzione. De Gasperi ne approfitta per  rimediare all’insufficienza delle risorse disponibili per finanziare l’intervento  straordinario  nel Mezzogiorno creando la Cassa per il Mezzogiorno. Struttura  alternativa  a quella tradizionale dei Ministeri perché, dotata di un’anima bancaria, poteva  reperire i mezzi finanziari sul mercato.

Non fu subalterno a Keynes che, invece, istituì l’Alta Autorità del Tennesse come un  Ministero federale, dipendente  solo dalle risorse del bilancio. Pertanto, ne consegui un’efficienza che ha determinato un risultato unico nel dopoguerra: il reddito pro/capite del Sud si avvicinò notevolmente a quello del Nord.

Questa sensibilità degasperiana a considerare anche gli effetti dell’attività amministrativa, e pertanto a provvedere a nuovi spazi pubblici per finanziare spesa per investimenti, è stata riconosciuta  dalla riforma  costituzionale del 2012 . Il buon andamento della P.A. non dipende  solo dall’osservanza della legge, ma anche dal rispetto di due parametri economici: l’equlibrio di bilancio e il concorso alla sostenibilità del Debito pubblico che vanno calcolati con specifiche norme. Di qui la possibilità di  verificare ex ante gli effetti del ricorso al Debito pubblico  scegliendo solo quello “Buono”, destinato a finanziare spesa per investimento.

Chi paga? E proprio qui la continuità tra De Gasperi e Draghi non solo per la ricerca  di nuovi spazi pubblici, ma anche per realizzarla superando la dimensione nazionale che lo statista trentino aveva sempre  considerato insufficiente. Infatti, il Debito comune europeo, proposto da Draghi sulla base del modello per il finanziamento del Pnrr, ha un  costo  particolarmente basso  rispetto a quello che l’Italia, ma anche altri paesi europei, otterrebbe da sola. Se a questo vantaggio, si aggiunge il rinvio al 2028 per la restituzione, il maggior aumento di produttività della P.A locale, derivante dalla sostituzione della spesa storica, genererà, nel giro dei tre anni disponibili, i flussi di cassa aggiuntivi necessari per recuperare il  contenuto costo del debito con l’UE.

In conclusione, il Debito comune di Mario Draghi, traducendo in termini attuali l’intuizione degasperiana del nuovo spazio pubblico, assicura  la trasformazione dell’Italia da “pane mezzo crudo” dell’Europa a ” sistema paese” europeo sostenibile.

Pertanto, è auspicabile che la proposta di Antonio Polito venga ulteriormente  approfondita perché determina “l’effetto consapevolezza” indispensabile per uscire dalla comoda nicchia dell’illusione finanziaria  che ci porta fuori dell’Europa.

Antonio Troisi

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