Procedura di infrazione

Per l’Italia è stata avviata dalla Commissione europea la Procedura di infrazione (o ricorso per inadempimento). Un procedimento avente carattere giurisdizionale, per eccesso di Deficit di bilancio, in quanto, non solo è stato sforato il limite del 3% (rapporto deficit/PIL), ma anche perché il deficit è stato del 7,4%, e lo sforamento non è stato considerato momentaneo, ma di lunga durata.

Alcuni paesi quali la Spagna e la Finlandia, pur avendo superato un deficit superiore alla soglia limite del 3%, non hanno ricevuto la Procedura di infrazione perché il superamento del limite suddetto non è stato considerato di lungo periodo, ma momentaneo e limitato nel tempo.

Attivata la Procedura il nostro Paese dovrà, entro sei mesi, attivarsi ed impegnarsi a ridurre il disavanzo o deficit, attraverso misure serie ed incisive di contenimento della spesa.

La Procedura di infrazione nella fase della riduzione del deficit può durare dai tre ai cinque anni a seconda della gravità della violazione. I termini per l’aggiustamento dei conti, indicati nei Piani di rientro del debito, compreso il Deficit di bilancio, nel nuovo Patto di Stabilità e crescita (PSC) vanno invece da quattro a sette anni.

Sulla Procedura di infrazione si è espresso con un articolo del 26/06/2024 su “LA VOCE. info”, il prof. Massimo Bordignon, nella rubrica “In Conti pubblici, Unione Europea” e alcuni punti, sempre sulla procedura, ricalcheranno le considerazioni enunciate nell’articolo richiamato. (Massimo Bordignon, articolo del 20/06/2024; – La voce.info – mercoledì 18 settembre 2024).

Cosa succede se il paese  destinatario della procedura, non si adegua a quanto stabilito dalla Commissione? Questo Paese subirà delle sanzioni che possono essere del tipo seguente:

  • Impossibilità di poter accedere ai “fondi strutturali e di coesione” del bilancio europeo;
  • Impossibilità di poter accedere al Trasmission Protection Istrument (TPI). Tale strumento varato dalla BCE nel luglio del 2022 è diretto a dare una ordinata, “corretta ed uniforme trasmissione della politica monetaria” europea. E’ rivolto pertanto ad evitare attacchi speculativi su titoli di Sato dei paesi con maggiore indebitamento, rappresentando per ciò uno scudo anti spread;
  • Una sanzione indiretta è data dalla difficoltà, per il paese sottoposto a Procedura di infrazione, di collocare i propri Titoli di Stato in quanto gli investitori di conseguenza chiederanno interessi più alti, vista la situazione di disavanzo di bilancio, lo sforamento del rapporto deficit/PIL e la procedura di infrazione in atto.

La Procedura di infrazione è quindi stata avviata essendo l’Italia un Paese con un rapporto debito/PIL superiore al 60% (attualmente, per previsione programmatica fatta in aprile a fine 2024, il rapporto debito/PIL sarebbe del 143,4%, mentre per il Governo con il DEF, secondo la previsione tendenziale tale rapporto supererebbe di poco il 137%), e un deficit di bilancio superiore al 3% e precisamente del 7,4%, superiore a quanto già previsto dalla NADEF (nota di aggiornamento al DEF) stimata a fine 2023 del 5,3%.

Per tale motivo relativo allo sforamento della misura del 3% del rapporto deficit/PIL, e cioè della spesa primaria al netto degli interessi e di altre entrate non riconosciute, per l’Italia e per altri sei paesi dell’Eurozona è stata avviata la Procedura di infrazione. Tale Procedura, dal costo annuale dello 0,50% del PIL, comporterà per il nostro Paese, nei prossimi tre anni, una minore spesa pubblica di 10-12 miliardi per ogni anno in modo da uscire dalla Procedura e così poter seguire, per il futuro, il nuovo “Patto d Stabilità e Crescita” (PSC).

Patto di stabilità e crescita (PSC)

Il Patto di Stabilità e Crescita, sospeso durante la pandemia da Covid 19, ritornerà obbligatorio nel 2024 e l’Italia, che ha un rapporto debito pubblico/PIL superiore al 140%, dovrebbe, secondo quanto prevede il patto, diminuire il Debito pubblico di un punto percentuale all’anno.

Con il PSC tutti gli stati dell’Eurozona dovranno creare una Riserva (detta “Cuscinetto fiscale”) pari all’1,5% del PIL. Tale Riserva sarà utilizzata in caso di sforamento del rapporto deficit/PIL oltre il 3% (sforamento che rappresenta un maggiore disavanzo o deficit di bilancio e ciò per un incremento della spesa primaria netta).

Il Patto di Stabilità e Crescita agisce sul contenimento dei conti pubblici attraverso due azioni:

  • la prima basata sulla prevenzione, la quale è diretta ad evitare che una spesa pubblica incontrollata possa peggiorare fortemente i conti pubblici;
  • la seconda basata sul come agire e con quali mezzi  ottenere il rientro dell’indebitamento effettuato (a partire dallo sforamento del 3% del rapporto deficit/PIL) .

Il P S C ha come obiettivo principale la riduzione del debito pubblico, evitando comunque di “sacrificare gli investimenti essenziali” diretti ad “assicurare la transizione digitale, la sostenibilità, l’’istruzione ecc….” (Da Ultima ora di Diritto e di Economia).

Ogni Paese presenterà un proprio “piano di spesa che sarà discusso con la Commissione tenendo presente le esigenze globali di quel Paese”.

Entro il 30/092024 tutti gli Stati membri dovranno presentare i propri piani (con particolare riguardo a quelli soggetti a procedura di infrazione), della durata di 4 o 7 anni, aventi ad oggetto i provvedimenti previsti per ridurre l’indebitamento. Saranno comunque permessi e privilegiati gli investimenti relativi a spese essenziali e quelli relativi a permettere un sicuro e certo incremento della produttività e dell’occupazione.

La proposta del PSC (Patto di Stabilità e Crescita), valida nell’Eurozona, è formata da diverse direttive ed azioni aventi valenza giuridica e che sono le seguenti:

  • Esistenza di un regolamento P S C;
  • Focus sugli investimenti: aumenta, per i nuovi investimenti, la possibilità e la capacità di incrementare la spesa, se gli investimenti sono necessari ed essenziali per lo sviluppo bilanciato del paese. I riflessi di questi investimenti, elementi di uno sviluppo bilanciato, devono avere come obiettivo l’aumento della produttività e l’incremento reale della ricchezza, con le conseguenti ricadute in termini di incremento della occupazione, dei salari (con aumentato potere di acquisto), del relativo incremento dei consumi e del risparmio. Un paese che effettua investimenti con i risultati appena descritti (e che chiamerei virtuoso) difficilmente sarà oggetto della applicazione della “Procedura di Infrazione” per disavanzo o deficit di bilancio eccessivo;
  • Le spese che sono state fatte con il cofinanziamento dei programmi promossi e finanziati dall’UE, saranno escluse dal calcolo di controllo del debito pubblico. Tali spese prenderanno la forma di “incentivi” agli investimenti;
  • I paesi con debito pubblico molto alto che supera il 90% del PIL, saranno obbligati a ridurlo dell’1% (un punto) all’anno, mentre se tale debito è compreso nell’intervallo del 60% e il 90% la riduzione sarà dello 0,50%. Per quanto riguarda invece il deficit di bilancio si dovrà creare, come già dianzi accennato, una Riserva (riserva detta “Cuscinetto fiscale”) pari all’1,5% del PIL. Come già detto, tale Riserva sarà utilizzata in caso di sforamento rapporto deficit/PIL oltre il 3%.

Come funzioneranno le nuove regole? Tutti i paesi dell’Eurozona dovranno presentare piani a medio termine che evidenziano, limitandoli, i loro obiettivi di spesa e con quali modalità saranno effettuati gli investimenti e le riforme.

Gli investimenti pubblici inoltre saranno incentivati nei settori prioritari e riguarderanno le condizioni dei singoli Paesi, adattando la spesa caso per caso, senza applicare un criterio unico per tutti.

 A margine dell’argomento trattato faccio le seguenti considerazioni sulla qualità valore economico di un Debito pubblico accettabile, altrimenti detto “buono”.

Riporto quanto da me già scritto in mio articolo pubblicato il 07/04/2024 (CLICCA QUI).

A questo punto si pone il problema della crescita e come questa dovrebbe presentarsi e quali dovrebbero essere i provvedimenti conseguenti per accelerarla.

  • Un primo provvedimento è quello di eliminare i deficit di bilancio e presentare per il futuro un bilancio con saldi primari positivi (il saldo primario è dato dalla differenza tra le entrate correnti e le spese correnti del bilancio dello Stato, al netto degli interessi passivi). Tale situazione nel tempo andrebbe sicuramente a ridurre sia il debito pubblico sia la spesa relativa agli interessi sui titoli emessi dallo Stato e così creare anche la disponibilità finanziaria da investire in spesa produttiva e cioè effettuare, se l’obiettivo è crescere effettivamente e globalmente, solo interventi con alta ”produttività sociale” e pertanto effettuare, con le disponibilità create, investimenti pubblici, ricorrendo prevalentemente a contrarre il cosiddetto “debito buono”. Tale tipo di debito ha come obiettivo la realizzazione di investimenti pubblici in beni, servizi e infrastrutture, tali da ottenere con l’aumento della produttività un incremento netto della ricchezza reale e, con i maggiori redditi realizzati dalle imprese e dai privati, conseguire maggiori entrate fiscali, realizzando così quel “return” finanziario in termini di maggiori entrate, tale da coprire la maggiore spesa effettuata e con ciò annullare e rendere neutra, ai fini della consistenza del debito pubblico, la maggiore spesa effettuata. Tale situazione ha come conseguenza non solo di raggiungere e conseguire la copertura del debito, ma anche, con le maggiori entrate, di contribuire alla sua riduzione.

La conseguenza di ciò potrebbe portare alla effettuazione di maggiori investimenti privati e innescare così, attraverso quel circolo virtuoso di equilibrio tra spesa per investimenti pubblici e privati, la crescita economica senza dover effettuare, attraverso il taglio del debito pubblico, la riduzione della spesa sociale orientata al soddisfacimento dei servizi essenziali per la collettività, (quali: sanità pubblica, scuola e cultura, energia, strade, infrastrutture, ecc.).

Antonio Mascolo

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