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Democrazia a rischio, la “leaderpatia” è una pericolosa malattia dell’ego – di Nino Labate

Occorrono vaccini forti. E occorre che i partiti pongano dei freni e investano  urgentemente e per tanto tempo sulla  ricerca di antidoti immunizzanti. La mascherina non basta. E l’isolamento in casa favorisce, paradossalmente come non mai, la sua diffusione.

La democrazia e i partiti  politici del nostro paese si sono infatti ammalati gravemente, sino al  punto di scomparire dalla scena. E il virus della ‘leaderpatia’ – malattia psicotica dell’ego – si è diffuso a macchia d’olio sotto i nostri occhi, toccando  perfino fasce di età cresciute e formate nel solco di una convinta democrazia rappresentativa, fondata sui rapporti interpersonali. E ciò è avvenuto senza che ce ne rendessimo conto, trascurando così le conseguenze autoritarie e post-democratiche che esso nasconde e si porta dietro.

Da un lato, come abbiamo letto in questi giorni, quasi tutti i leader di partito avrebbero  coltivato la strampalata  idea  di volersi candidare alle prossime elezioni europee. Idea ancora presente e non del tutto e per tutti accantonata. La prevedibile, conseguente assenza dal Parlamento di Bruxelles non scuote le coscienze, sia per un minimo di buon gusto etico-politico, sia per il rispetto dovuto ai propri elettori, essendo la coerenza un bene da preservare. Conta solo avere le facce e i nomi sulle schede elettorali del prossimo giugno, avvalorando perciò la tesi di Bernard Manin secondo la quale il partito ai giorni nostri non conta più niente e non è più importante. Perché, grazie ai media e a quant’altro sopraggiunto di social diversivo, ingannevole e fazioso, arrivati al punto in cui siamo si vota solo per una faccia e per un nome. Per un leader. Il resto non interessa più. Anzi è superfluo.

Da un altro lato, Ilvo Diamanti ci ha fatto sapere su ‘La Repubblica’ che un suo recente sondaggio ha verificato come ormai ci sia una diffusa domanda di autonomi e solitari leader, e che i partiti farebbero bene a scomparire: soltanto il 37% degli italiani è convinto che i “Leader forti” siano un reale pericolo per la democrazia; mentre nella media degli elettori fra i 30 e i 54 anni, il 60 % è convinto che la democrazia può funzionare anche senza partito: forse, appunto, basta e avanza il viso del leader!

Da questo allarme, e da questa  tragica voglia di leaderismo e di segnali antidemocratici, si può dedurre che il momento che attraversa l’Italia – e sicuramente non solo l’Italia –  non è dei più favorevoli alla democrazia liberale.

Anzi, che siamo maturi per sposare una monocrazia, depositata nelle sole mani di un Capo, unico detentore delle dinamiche parlamentari e solitario monarca.

Si badi anche bene, che queste tendenze si collocano all’interno dell’attuale governo di Giorgia Meloni con la sua proposta di Presidenzialismo mascherato e addolcito dal  Premierato, tanto cara al “suo” Giorgio Almirante.

Non si tratta, evidentemente, di fascismo storico e istituzionale, benché da qui provenga la Meloni: grazie a Dio questi pericoli non ci sono. Ci sono invece comportamenti e desideri, insondabili pulsioni, psicosi mentali che spingono ad essere dei leader a tutti i costi, anche senza averne le qualità e le competenze, come ci ha detto Umberto Eco nel suo “Fascismo eterno. C’e un Dante Alighieri di destra con le sue radici  patriottiche,  c’è Benito Mussolini, grande statista emerito da ricordare per il bene che ha fatto agli italiani, ci sono linguaggi, posture con l’indice della ‘mano destra’ minaccioso, desideri sottili mascherati di modernità sovranista e antieuropea. E c’è appunto un ego psicotico di elevata autostima con una certa spocchia di superbia e senza dubbi, tipica di un Narciso che si ammira  ogni giorno nello stagno.

Devono entrambi  preoccupare molto. Anche perché si riscontrano in una certa base sociale ed elettorale.

E perché è da un po’ di tempo che in Italia circola una voglia politica cesarista: il premier, il leader, il capo, l’uomo forte, il comandante, il capitano, il  primo, l’unico, perfino l’influencer. Insomma, l’individuo, il singolo e l’IO innanzitutto. E poi se rimane tempo il NOI, la comunità e la collettività, i mondi della vita. Il partito.

Stiamoci bene attenti, e apriamo gli occhi.

Nino Labate

Pubblicato su www.ildomaniditalia.eu

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