Abbiamo recentemente parlato delle scelte che le condizioni del Paese richiedono. E questo anche per i popolari e i cristiano democratici che credono di dover insistere con la loro autonomia di valori, pensiero politico e di tradizione rifuggendo dalla logica dello schieramento.

Abbiamo già considerato il tema della Giustizia che continua a restare una vera e propria emergenza nazionale e trattata dalla destra e della sinistra come se fosse un tema che riguardi quasi esclusivamente i rapporti di magistrati e giudici con il mondo della politica (CLICCA QUI). Ambito che sicuramente esiste e che continua ad essere irrisolto da oltre trent’anni, mentre, però, ben altre urgenze incombono per ciò che riguarda i cittadini, le carceri, i detenuti e tutto il personale degli istituti di pena.

Ma c’è ovviamente altro che sollecita ad un modo nuovo di ragionare quando ci si trova di fronte ad una linea ferma che richiede delle scelte. E oggi è il caso di riflettere sulla Sanità.

È in atto una privatizzazione selvaggia che anche noi abbiamo denunciato su queste pagine più e più volte. Mi limito a segnalare un intervento di Massimo Molteni (CLICCA QUI). E abbiamo denunciato come il tema fosse praticamente scomparso dal dibattito politico, anche in occasione delle ultime elezioni politiche (CLICCA QUI).

Poi, la situazione e il montare delle lamentele ha risvegliato finalmente qualcuno, ma con scarsi risultati.

Nonostante l’esperienza vissuta nella lunga e drammatica stagione del Covid – 19, e nonostante i solenni impegni assunti in un frangente in cui sembrava tutto il Sistema sanitario nazionale essere prossimo al collasso, vediamo che le cose stanno andando persino peggio.

L’allungarsi dei tempi delle prestazioni, la fuga di medici e di infermieri, ma anche altri fenomeni esplosi in quest’ultimo periodo, come quello del ripetersi di aggressioni a danno di operatori sanitari, ci dicono del rischio che sta vivendo la Sanità pubblica. Mentre crescono gli investimenti in quella privata da parte di grossi gruppi italiani e stranieri.

La risposta che vediamo giungere come un leggero zeffiro, destinato a diventare vento impetuoso?, sembra adesso essere quella di portarci un po’ tutti a farci assicurazioni sanitarie.

Una deriva che dobbiamo ostacolare e combattere da subito e fare una di quelle scelte ineludibili che dicono da che parte stai. Con molte poche pruderie nel timore di perdere una propria identità formale che deve, invece, essere vissuta perché riempita di contenuti. Perché, come Stefano Zamagni ha ricordato in materia al Meeting di Rimini, la Sanità (CLICCA QUI) costituisce una di quelle cartine di tornasole che ti dice quale società si abbia in mente di costruire.

E la Sanità pubblica è uno di quei patrimoni indissolubilmente legati alla storia del popolarismo che non ammettono tentennamenti o compromessi. A meno che solidarietà e Dottrina sociale non siano vuote parole…

Ecco, noi ci schieriamo con tutti quelli che vogliono un autentico rafforzamento della Sanità pubblica e, nel rispetto di un utile apporto di natura privatistico, si cominci a lasciare spazio, accanto al ruolo preminente del Pubblico, anche alla realtà del Terzo Settore che, sempre per dirla con Zamagni, sarebbe l’ora di chiamare “civile”.

Giancarlo Infante

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