Potrebbe essere apprezzato come un ottimo testo di geopolitica questo ultimo lavoro di Tim Marshall, il noto editorialista inglese già autore di alcuni best seller in materia. Con ”Il potere delle mappe” (Garzanti) l’autore individua e descrive “dieci aree cruciali per il futuro del pianeta” come recita il suo sottotitolo.
Per ciascuna di esse vengono individuate con attenzione prima le caratteristiche geografiche, da assumere sempre come fattori chiave “per ciò che un Paese può fare o non può fare”, quindi alcuni profili storici per poi proporre una analisi accurata sugli assetti di potere, i problemi interni, i rapporti con i Paesi limitrofi, le economie, le comunicazioni, le risorse, senza dimenticare i profili etnici e religiosi delle diverse comunità.
Il libro è di agevole lettura e il vero pregio è quello di spalancare al lettore scenari molto più complessi di quelli che siamo abituati a considerare limitandoci alle cronache quotidiane.
“Benvenuti negli anni Venti del secolo XXI”, scrive l’autore, finita l’epoca delle grandi potenze di Stati Uniti e Unione Sovietica e aperta una nuova fase di rivalità tra numerosi attori che lottano per essere al centro della scena: non solo i grandi protagonisti tradizionali ma anche Paesi che ambiscono a diventare potenze regionali.
Il capitolo iniziale è dedicato all’Australia, la nazione-continente al centro dell’indo-pacifico, ovvero del quadrante dove si concentrerà il potere economico dei prossimi anni. Amica e alleata degli Stati Uniti, l’Australia dovrà affrontare scelte difficili per la pressione della Cina in costante ascesa. La lotta per la propria difesa e per il controllo delle risorse e delle rotte negli oceani che vanno dalle coste della California a quelle dell’Africa occidentale è già in corso
Anche il confronto tra Iran e Arabia Saudita è denso di incognite, ormai ben oltre la guerra fredda, all’interno di quel marasma che è la regione medio orientale, complice non solo il confronto religioso tra sunniti e sciiti ma soprattutto lo sviluppo, l’utilizzo delle risorse petrolifere e il controllo del Corno d’Africa.
Drammatico e carico di rischi il Sahel, ovvero il corridoio lungo seimila chilometri che corre dalla costa atlantica dell’Africa sub-sahariana, attraversa Mali, Niger e Ciad fino al Sudan. Prima una spietata distesa di sabbia a nord, poi la grande foresta pluviale a sud, costituiscono un’area dove si confondono confini di fatto approssimativi disegnati dalle ex colonie, lotte tribali, culture nomadi, poteri che non sono in grado di governare e sempre più diffusi terrorismi vecchi e nuovi in perenne agguato.
Un’area dove metà del PIL dipende dall’agricoltura, con il degrado anche climatico che avanza e provoca carestie sempre più frequenti, e dove i giacimenti di uranio e terre rare attirano la cupidigia delle grandi potenze. Americani e francesi stanno cercando inutilmente di proteggere i poteri legittimi, ma Cina e Russia non rinunciano certo a presenze non solo economiche. Un’area dove i poteri sono frantumati, avanzano carestie e guerre locali e dove la popolazione raddoppierà nei prossini trent’anni. Agghiacciante è la conclusione delle analisi di Tim Marshall su questa area: l’Occidente non si rende conto che le grandi migrazioni verso l’Europa, che nascono da qui, sono solo all’inizio.
Anche il confronto di fatto tra Grecia e Turchia rappresenta un’area calda nel Mediterraneo. Le contese durano da cento anni e la scoperta recente di immensi giacimenti di idrocarburi al largo di Cipro è solo uno degli elementi del conflitto latente, con il leader turco Erdogan che vuole assumere il ruolo di potenza regionale e non perde occasioni per interventi che vanno dalla Siria alla Libia.
Non sono trascurati nella interessante analisi anche Paesi non necessariamente al centro di conflitti veri o latenti. Così per il Regno Unito che dopo la Brexit deve definire il suo ruolo e per la Spagna che rischia di perdere pezzi per i nazionalismi regionali
Conclude una singolare analisi, che sarà certamente da sviluppare, sull’”ultima frontiera” ovvero la conquista dello spazio e la mischia in atto per presenze sempre più numerose.
Peccato che manchi un’analisi su Taiwan, sull’Artico e sulla complessa situazione dei Paesi del Sud America. Ma si può essere certi che Tim Marshall continuerà a fornirci altre intelligenti analisi.
Guido Puccio