È indubbio che questa nuova consiliatura della Città Metropolitana di Napoli ha davanti a se grosse sfide, e problemi dei tutto inaffrontati dalla precedente, per realizzare una struttura a vero beneficio delle popolazioni amministrate e per tutto il territorio campano. E’ ancora vero, che questa consiliatura vivrà in uno scenario nazionale ed internazionale profondamente cambiato e che solo qualche anno fa non era nemmeno prefigurabile.
Siamo immersi in un tempo di una “vera” guerra europea, che dura da 3 mesi e di imprevedibile risultato, in una pandemia, che stenta ad essere debellata, nonostante i grandi sforzi della ricerca bio-medica e dei sistemi sanitari, in una crisi economica dal futuro incerto e cupo, in una prospettiva di carestie, dirette o indirette, che potranno portare gravi sconvolgimenti sociali. Tutto ciò, ovviamente, coinvolgerà le fasce più deboli di quelle nazioni e territori, già, in difficoltà e da cui non è escluso il Meridione d’Italia.
Affrontare, in questa situazione, la riedizione della Città metropolitana di Napoli non è facile, ma è necessaria ed improrogabile: molte storture e contraddizioni del nostro territorio devono essere al più presto risolte.
Pur tuttavia, nello scenario attuale vi è un elemento estremamente favorevole per Napoli e per il Meridione: la grande centralità e valenza geopolitica ed economica che il nostro mare Mediterraneo ha riacquistato di recente e Napoli è sempre stata una metropoli centrale nel Mediterraneo.
Da decenni gli USA hanno sempre più ridotto la loro attenzione al Mediterraneo (Atlantic first, America first) e ridotta di molto la loro presenza militare e l’Italia, che aveva demandato alla NATO, il suo ruolo strategico, è rimasta, anche in questo cambiamento, ai margini di una azione politico-militare, pur avendo una posizione geografica centrale.
Il Mediterraneo è mare tra le terre, ma anche mare tra gli oceani: Medioceano, tanto ben delimitato nella sua definizione geografica, quanto amplificato, come bacino geopolitico e come sistema integrato fino a comprendere il Mar Nero, il Mar Rosso, le sponde atlantiche della Penisola Iberica e del Nord Africa.
Il raddoppio nel 2019 del Canale di Suez, con un aumento esponenziale della quantità di merci ivi trasportate, la necessità di un riequilibrio ecologico del trasporto delle merci, per cui non converrà più far passare le merci attraverso Gibilterra e l’Atlantico fino ai grandi porti del Mare del Nord, il cambiamento geo-politico dell’assetto del Mare del Nord stretto tra la Russia e l’Inghilterra, ormai uscita dalla UE, ed infine l’interesse imperialistico di molti Paesi (Cina, Turchia) e quello sempre più dichiarato della Russia (vedi anche la guerra ucraina) per questo mare hanno generato un grande interesse della Ue ai confini sud dell’Europa in cui Napoli e il Meridione sono centrali.
In questa nuova visione va inscritto il grande sforzo economico della Next Generation che l’EU sta producendo nei confronti della situazione economica dell’Italia, e più particolarmente, del Meridione d’Italia, che deve irradiarsi a tutta l’area del Mediterraneo: è una grande prospettiva per Napoli metropolitana che nel suo ambito ha due dei tre porti del Sistema Portuale del Tirreno centrale, a cui si aggiunge Salerno ed, ancora, entro il 2026 ci sarà il collegamento dell’alta velocità Napoli-Bari, che collegherà la due città metropolitane e i due sistemi portuali in sole due ore, mentre va considerato, che sarà massimo di un’ora il collegamento tra le metropoli e i relativi territori interni.
Ecco perché il progetto, da tempo proposto dallo SVIMEZ di un polo logistico nel sud Italia riattiverebbe la vocazione storica dei porti del meridione con relative Zone Economiche Speciali, Zone Logistiche Speciali e le interconnessioni su ferro ad Alta Velocità e Capacità. Se ne sono accorti anche i nordici de “The European House-Ambrosetti” nell’incontro organizzato recentemente, molto puntualmente, dal Ministro Carfagna. Si verrebbe a conferire, all’opzione euromediterranea della Ue, una accorta strategia di sviluppo volta a strutturare una piattaforma logistica nel Sud Italia, potrà aprire a Napoli la possibilità di un ingresso Sud-Nord e Nord-Sud verso le aree del Nord dell’Unione dal Mediterraneo e generare una concreta possibilità di alimentare nuovi flussi di valore aggiunto.
È necessario che l’Europa unita e i Paesi mediterranei, come l’Italia e, di questa, Napoli, come centro preminente, geografico e culturale, disegnino un’agenda “mediterranea”, come si è riproposta brillantemente a Sorrento, che consideri il Mediterraneo, centro del Vecchio Continente, luogo di dialogo e ponte geografico, storico ed umano tra l’Europa, l’Africa e l’Asia, per far germogliare sogni, fiorire speranze, intrecciare relazioni per un’alba di speranza in questo difficile inizio del terzo millennio.
Un modesto consiglio: ricordiamoci del motto di Zygmunt Bauman “Think global, act local” :pensa a livello globale, agisci sul territorio!
Alfonso Barbarisi
Pubblicato su Il Quotidiano del Sud e pubblicato con il consenso dell’autore