Il “fantasma” di Draghi si è materializzato al Meeting di Rimini. Faccio riferimento al termine utilizzato con simpatia qualche giorno fa dal nostro Massimo Maniscalco (CLICCA QUI) che sa, benissimo, quanto si tratti di considerare come l’esperienza Draghi resterà con una grande forza condizionatrice per gran parte della prossima legislatura, se non per tutta.
Loro, quelli che lo hanno voluto togliere da Palazzo Chigi pur di andare alle elezioni lo sanno bene, ma fanno finta d’ignorarlo. Che qualcuno provi, comunque, ad utilizzare l’espressione “fantasma” nell’illusoria idea di ignorare le questioni che hanno portato alla nascita del Governo Draghi e ai suoi contenuti, è certo. E’ per questo che siamo autorizzati ad avere molte preoccupazioni. Del resto già irrobustite sin dal primo avvio di una campagna elettorale di cui nessuno sentiva proprio il bisogno. E rese ancora più vive da quel gioco a promettere di tutto in cui si sta cimentando la maggior parte dei leader di partito.
Draghi ha ricevuto una valanga di applausi al Meeting. Dagli stessi che il giorno prima, e di questo ne parla a parte la nostra zebretta (CLICCA QUI), si erano spellate le mani a favore di chi è stata la sua principale avversaria. Quella Giorgia Meloni che continua a dirsi pronta a governare e sembra farlo allo stesso modo la gran parte di quei cittadini che sui treni, sotto gli ombrelloni o al Bar Sport vantano chissà quali capacità.
Mario Draghi ieri al Meeting è stato un gran signore. Ha usato un linguaggio diverso da quello del Presidente francese, Emmanuele Macron che, quasi in contemporanea, ha detto ai suoi: “è finita l’era dell’abbondanza” (CLICCA QUI). Draghi si è detto certo che ce la faremo e che ce la farà il prossimo Governo. Avrebbe potuto dire diversamente? Avrebbe potuto mai aggiungere che il suo successore, però, dovrà tenere conto di un po’ di cosucce non di poco peso che, poi, sono le stesse di cui ha dovuto confrontarsi lui per 18 mesi.
A fronte delle tante promesse che sentiamo profferire, ha ricordato tra le altre cose che: la congiuntura economica è segnata da profonda incertezza; abbiamo a che fare con un notevole aumento del tasso d’inflazione; le condizioni di accesso al credito cominciano a peggiorare e, così, ne subiremo le conseguenze sugli investimenti.
A chi pensa già di approfittare della situazione per defilarsi dalle responsabilità, divenute anche di natura internazionale, sul cambiamento climatico ha ricordato che non ci si può sottrarre dal fornire “una risposta decisa e urgente”. Draghi, insomma, non ha fatto il “fantasma”, semmai il “convitato di pietra” di mozartiana memoria di fronte ad una classe di politici smemorati, e che fanno i vaghi, ricordando loro che chi ha responsabilità di governo deve “dire la verità e, allo stesso tempo, rassicurare i cittadini con risposte chiare e concrete”.
E’ evidente come la coperta non riesca a coprire tutto e tutti. La politica è chiamata a fare delle scelte. Noi siamo dell’opinione che dovrebbe farle recuperando la “verità” di cui parla Draghi e guardando al grosso della popolazione fatta di famiglie in crescenti difficoltà, d’impoveriti, di ceto medio sempre più in crisi, di larghe aree del Mezzogiorno costrette a pagare il prezzo della lunga presenza, meglio sarebbe parlare di assenza, dei loro gruppi dirigenti, ma soprattutto di quelle politiche volutamente sbagliate che l’hanno portato ad essere esclusivamente luogo di drenaggio di risorse, di cervelli e di mano d’opera. Insomma, c’è bisogno di quei famosi elementi di solidarismo di cui abbiamo sempre detto sarebbe stato necessario arricchire la cosiddetta Agenda Draghi. E su questo sentiamo veramente pochino, se non niente, da parte del centrosinistra tutto preso dietro altro come l’inutile e sbagliata legge Zan.
C’è un “calice amaro” che nessuno vorrebbe bere. Abbiamo la sensazione che non lo avrebbe voluto fare neppure Mario Draghi, ma lo ha fatto. E la gioiosa incoscienza con cui Giorgia Meloni si proietta già a Palazzo Chigi lascia davvero perplessi.
Temiamo che i nuovi che arriveranno a Palazzo Chigi proveranno ad illudersi di far diventare Mario Draghi davvero un “fantasma” e, magari, a farlo continuando ad agitare specchietti per le allodole. Con il presidenzialismo non ci mettiamo a tavola più di quanto non ci consenta di fare una ben più sana Repubblica parlamentare. Poi faranno volare gli stracci sulla questione degli immigrati ( e Salvini dimentica che il vero problema è il superamento della Bossi – Fini) o della sicurezza come fanno tutti coloro che hanno fatto parte dei governi Berlusconi e gli viene meglio dimenticare che stiamo ancora aspettando il poliziotto di quartiere che avrebbe reso le nostre strade sicure o la fine dei fatti criminosi grazie alle famose “ronde” verdi dei leghisti.
Da questi politici dalla memoria corta cosa dobbiamo aspettarci? Tutto il discorso di ieri di Draghi al Meeting ha confermato come anch’egli si ponga questa domanda e, con il suo asciutto stile, si è limitato a ricordare a tutti il nostro essere di fronte ad “un passaggio storico drammatico, che deve essere affrontato con profondità di analisi e coraggio di azione”.
Fino al 25 settembre saranno tutti impegnati in altro. La realtà delle cose li risveglierà un po’ e speriamo solo che non ciò avvenga troppo tardi e a nostro danno.
Giancarlo Infante