Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha preannunciato l’arrivo di un Decreto, già in gestazione al tavolo dei Sindacati, che prevede l’istituzione di due nuove figure di docente: il tutor – il docente “personalizzatore” – e il docente orientatore.
A partire dall’anno scolastico 2023/2024, il “docente tutor” avrà “il compito di coordinare e sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell’istruzione nelle classi terze, quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado, favorendo il recupero dei ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli”.
Il docente orientatore dovrà “favorire le attività di orientamento per consentire ai ragazzi di fare scelte in linea con le loro aspirazioni, potenzialità e progetti di vita, nella consapevolezza dei diversi percorsi di studi e/o di lavoro e della varietà di offerte dei territori, del mondo produttivo e universitario. Un approccio, questo, che deve avvenire nel rispetto dell’autonomia dei singoli istituti, degli studenti e delle loro famiglie”.
Si tratta di figure professionali specializzate da formare, da selezionare, da pagare.
Per il 2023-24 è previsto il reclutamento di 40.000 docenti tutor e di un docente orientatore per ogni istituto scolastico (quindi oltre 8.000), distribuiti nelle scuole in maniera proporzionale al numero degli studenti delle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado. Per quest’anno l’investimento previsto è di 150 milioni di Euro. Ma ci sono altri 2 miliardi e 100 milioni, in attesa di essere ripartiti tra le istituzioni scolastiche, in ambiti che vanno dalle discipline STEM alle misure di contrasto alla dispersione scolastica, oltre 300 milioni del PON (Programma Operativo Nazionale del Ministero) 2021-2027 per remunerare attività extracurricolari sull’orientamento didattico.
Il soldi e le richieste del PNRR
La pioggia di milioni cade dai 33, 81 miliardi della Missione 4 del PNRR. Il quale li vorrà quasi tutti indietro, prima o poi, ma nell’immediato richiede “solo” un rosario di riforme, che finora ci si era rifiutati di fare, perché costavano. Questa antifona al momento non si può più cantare.
I soldi ci sono, adesso devono arrivare le riforme. Il PNRR ne chiede parecchie: degli Istituti tecnici e professionali, del sistema ITS, dell’organizzazione del sistema scolastico, del sistema di orientamento, della legislazione sugli alloggi per gli studenti, delle classi di laurea, delle lauree abilitanti per determinate professioni, del sistema di reclutamento dei docenti.
In più: l’istituzione di una Scuola di alta formazione e formazione obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico-amministrativo; l’avvio della Didattica digitale integrata e la formazione sulla transizione digitale del personale scolastico. Le riforme, rinviate per decenni, ora bussano alla porta del sistema politico, del sistema amministrativo, dei sindacati. Bussano dall’esterno, perché dall’interno nessuno le ha mai volute e/o realizzate.
Il Decreto di Valditara sul tutor e sull’orientatore recepisce, dunque, lo spirito e la spinta del PNRR, come già aveva incominciato a fare per gli ITS il Ministro Bianchi. La strada è giusta. Ma non si devono sottovalutare gli ostacoli.
Gli ostacoli sulla strada della personalizzazione
Il primo riguarda la teoria e la pratica della personalizzazione.
Si può discutere molto sul lascito di don Milani, ma il suo slogan era programmaticamente perfetto: “la scuola è di tutti, solo se la scuola è di ciascuno”. Nel linguaggio attuale si chiama “personalizzazione”.
Se con l’istituzione della figura del tutor/orientatore si riprende in mano il filo della personalizzazione del rapporto istituzione scolastica-singolo alunno, occorre anche prendere atto che i tentativi generosi di singoli docenti di realizzarla, senza le modifiche dell’assetto istituzionale, degli ordinamenti, dei curricula e delle politiche di reclutamento e formazione del personale – in una parola, senza aver mai fatto una riforma – hanno portato all’anarchia pedagogica e didattica, ad uno sperimentalismo cieco e inconcludente, all’aumento della dispersione scolastica, all’assunzione dei liberi desideri dell’alunno come linea-guida, Le aspirazioni, i desideri, le emozioni del ragazzo sono tutt’altro che “liberi”. Sono una costruzione sociale introiettata, alla quale portano i materiali le famiglie, i gruppi di pari, i social, le mode, Sanremo…
La “personalizzazione orientante” è la funzione pedagogico-didattica fondamentale di ogni docente, quale che sia la sua materia di insegnamento, svolta dentro i vincoli di realtà e dentro la logica severa delle discipline.
Ora, l’impreparazione personale crescente dei nuovi docenti a insegnare, personalizzare, orientare è il vero buco nero del sistema. Se un docente ignora in quanto persona adulta e in quanto professionista come va il mondo “là fuori”, il dis-orientamento dei ragazzi è assicurato.
Se un docente è infedele rispetto alla propria professione di educatore e non è né valutabile, né sanzionabile né formabile, la solitudine educativa dei ragazzi è assicurata.
Più importante del tutoraggio esercitato verso i ragazzi sarebbe quello verso i docenti. La riforma del sistema di reclutamento dei docenti è ancora al di là da venire. L’introduzione di due nuove figure “non sovraordinate gerarchicamente”, come ha precisato il Ministro per non incorrere nell’ira dei sindacati, aprirà uno spiraglio? C’è solo da augurarselo.
La professione docente e le posizioni dei sindacati
Certo, non se lo augurano i sindacati, la cui cultura politica e la cui prassi quotidiana da decenni funziona da opposizione consapevole, vittoriosa e corporativa ad ogni riforma.
I quali hanno due esigenze fondative: contrattualizzare tutto ciò che si muove e bloccare ogni tentativo di differenziazione le carriere e gli stipendi dei docenti in base alle funzioni esercitate e al merito.
Nello specifico si apre una contraddizione, che si chiude a tenaglia sul Ministero. Per un verso, chiedono di “concertare” le due nuove figure, non contemplate dal contratto.
La ragione esibita è fondata: temono che la figura di docente tutor/orientatore finirebbe nel deserto burocratico, circondata dall’indifferenza dei colleghi, se non fosse definita precisamente in termini mansionali.
Ma, per l’altro verso, non la vogliono sovraordinata a nessun’altra figura. Ma se uno deve coordinare, occorre che qualche altro si faccia coordinare. Pertanto deve essere “sovraordinato”. La posizione sindacale consegue al dogma monofisita dell’unicità della natura/funzione del docente.
I partiti e i governi, dopo la riforma della Scuola media del 1963, non hanno mai più avuto la forza di fare riforme nella scuola, perché i sindacati sono sempre stati la “constituency” privilegiata di quei partiti-governi e sono sempre stati contrari ad ogni riforma.
Riuscirà un governo di destra, che proclama di voler guardare al mondo produttivo e alle ragioni dello sviluppo, a raggiungere il traguardo che la sinistra ha sempre mancato: fare la riforma del reclutamento, elaborare uno stato giuridico, differenziare carriere e stipendi, premiare il merito degli insegnanti più preparati? Potrà farlo senza sfidare i sindacati sul terreno delle riforme? Accordarsi sui soldi è facile, meno sulle riforme che il PNRR chiede in cambio.
Giovanni Cominelli