Brusca frenata per il Pil italiano. Secondo gli ultimi dati dell’Istat siamo finiti al -04%.
Permettiamo che politici ed economisti potrebbero pure smettere di affidarsi solamente alle “parole magiche”, una è quella del Pil, che, prese da sole, non indicano molto di quella che un tempo era definita la “ricchezza delle nazioni”.
Spesso, è come la storia della media dei quattro polli che ci toccherebbero a testa. E sappiamo bene come ci sono i pochi che, in realtà, ne hanno tre, e i tanti con uno, o addirittura nessuno.
Ma quel che preme sottolineare, oltre che l’essere costretti all’esame della dura realtà, cui già abbiamo anche noi richiamato (CLICCA QUI e QUI), è che per settimane c’è stata l’esaltazione di quanto “volasse” il nostro Pil. Pure sorvolando su quel piccolo dato rappresentato dal fatto di dover parlare di processi lunghi e che, pertanto, hanno una diretta dipendenza con quanto si è fatto in precedenza. Non ci si è trattenuti dal sottolineare quanto i dati ci davano avanti a Germania e Francia. Dimenticando che c’è poco da godere se frenano le economie dei paesi con cui abbiamo un importante interscambio, al punto che i loro problemi finiscono, prima o poi, per diventare anche i nostri.
Adesso è inevitabile il pianto greco proprio mentre si comincia a parlare, come accadde esattamente 30 anni fa, di vendere l’argenteria di casa per fare cassa. Dalla esaltazione di qualche mese fa si fa passare all’idea di una “austerity” destinata a gravare sui molti. Ancora una volta faremo diventare più ricchi i soliti… amici, interni ed esterni, cui cederemo a prezzi di saldo ciò che appartiene, si fa per dire, agli italiani. E, ovviamente, la colpa sarà della Bce che non abbassa i tassi d’interesse.
È evidente che i problemi ci sono. Soprattutto quelli creati dalla voglia di promettere troppo in campagna elettorale…