La vittoria della Schlein alle primarie del Pd è portatrice di una carica di novità sotto diversi aspetti.
È il più giovane segretario del Pd. È la prima donna a ricoprire tale incarico. Per la prima volta nella pur breve ma travagliata storia del Pd il voto degli iscritti viene ribaltato dal voto popolare. La sua candidatura è apparsa esprimere un vento di novità e di discontinuità rispetto a quella di Stefano Bonaccini che in barba alle sue origini “proletarie”, come si diceva una volta, è invece apparso come il candidato dell’establishment.
Dunque, toccherà dibattere più ciò che la proposta della neosegretario del Pd è apparsa essere, che ciò che effettivamente è. Quest’ultimo aspetto lo rivelerà soltanto il tempo mentre ora si impone il giudizio dato dalla percezione.
Dalla parte di Elly da Bologna, come l’ha definita l’Ansa, ma con biografia multiculturale e cosmopolita, gioca il fatto di stare all’opposizione e risentire di meno dei fattori che in tempi di crisi e di guerra, logorano le forze di governo. Sulla guerra la Schlein potrà permettersi sfumature pacifiste che non intaccano la sostanza della sua indiscussa postura atlantista garantita in toto dall’ambiente da cui proviene. A differenza della Meloni la cui fede atlantista necessità di esser quotidianamente affermata senza per questo cessare di rimanere sotto osservazione anche per effetto dei dubbi dei suoi alleati di governo.
Sulla questione sociale potrà invocare interventi tampone contro la povertà crescente con più libertà di chi governa entro precisi vincoli di bilancio e senza per forza dover affrontare il problema sul piano delle risposte strutturali. Sull’economia potrà enfatizzare gli aspetti ideologici della transizione ecologica secondo le tappe già delineate di qui al 2050, senza dover fare troppo i conti con l’impatto sociale né con fatti non prevedibili o non assimilabili a una tale narrazione. E questo potrebbe renderle più agevole il compito di ricompattare l’elettorato di sinistra attorno al Pd.
Innescando nel contempo però un processo di ridefinizione degli equilibri politici. Il Partito Democratico infatti non è nato come partito della sinistra bensì come partito plurale, con l’ambizione di divenire una sintesi delle diverse culture e storie riformatrici del Paese. Un Pd a guida Schlein sembra dischiudere la possibilità di nuove riaggregazione al centro. Possibilità però non significa automatismo. Solo se le si sanno cogliere le occasioni, attraverso una chiara e incisiva proposta programmatica capace di parlare al comune sentire, e non nostalgica del passato, e incentrata sul modello di società da costruire per il futuro, allora può nascere una nuova stagione del confronto tra sinistra e centro.
Un altro effetto dell’elezione della Schlein è la polarizzazione destra-sinistra che esalta i teorici del bipolarismo ma che non sembra idonea per una fase così complicata come quella attuale, con un astensionismo ormai maggioritario rispetto a chi vota.
Vi è poi la questione dei rapporti a sinistra tra Pd e Movimento Cinque Stelle e della sfida per l’egemonia dello schieramento progressista, che con una segreteria del Pd più movimentista potrebbe conoscere una nuova stagione.
Il mondo politico tende ad assimilare la novità della Schlein entro i suoi schemi che però rischiano di sottovalutare le reali dinamiche in atto nella società. Il consenso, o il recupero al voto della maggioranza astensionista, non avviene solo per le simmetrie dei posizionamenti. Conta molto di più la proposta politica, o almeno la sua reale percezione popolare, in ordine alle questioni che rendono inquieto il futuro della classe media: il coinvolgimento dell’Italia nella guerra, l’inflazione che erode il potere d’acquisto delle famiglie, il tenore di vita minacciato da decisioni che sembrano voler forzare le normali leggi di mercato in campo energetico, l’apprensione per l’impatto sulla libertà e sui diritti, delle nuove tecnologie digitali.
Questo sembra il terreno effettivo su cui si decidono gli orientamenti elettorali, rispetto al quale il generale riposizionamento delle forze politiche messo in moto dall’avvento di Elly Schlein alla segreteria del Pd, pare condizione non sufficiente per apparire significativi e affidabili al cospetto di un elettorato che, a torto o a ragione, si sente tradito e disorientato, alla ricerca di proposte adeguate alle sue attese.
Gianni Bottalico
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