Anche quando l’assist è perfetto e basterebbe appoggiare la palla in rete, il Partito Democratico riesce a farsi del male da solo. L’ impressione sgradevole che si ricava dalle esternazioni di Emiliano a Bari è’ di un partito in totale confusione, abbandonato a sé stesso, in mano ad una classe dirigente approssimativa, cui manca perfino il senso dell’opportunità.
La città si raccoglie attorno al suo Sindaco, chiaramente oggetto di una strumentalizzazione ordita ad arte, ed un Governatore sprovveduto, malgrado la lunga militanza politica e la precedente vita da magistrato – forse spinto dalla inconscia voglia di prendersi la scena e mostrare che il Sindaco amato dalla sua città, altro non è che una sua creatura – butta la palla in tribuna.
Non c’è motivo di non credere alla precisazione di Emiliano, anche perché se l’episodio in oggetto fosse stato, nella sua valutazione, di stampo malavitoso, non lo avrebbe riferito, meno che mai “coram populo”. Ma è comunque preoccupante che un esponente di primo piano della maggior forza dell’opposizione non resista alla tentazione di mostrarsi nei panni del sindaco-sceriffo, uomo forte e risoluto che d’un sol gesto taglia netto il nodo gordiano di situazioni delicate che richiederebbero ben altra postura istituzionale.
Talvolta la prudenza di molti uomini della “prima repubblica” è stata scambiata per ipocrisia, eppure la politica è un’arte e, come tale, esige che, all’ inderogabile rispetto delle istituzioni democratiche, si accompagni uno stile, un comportamento improntato ad un’estetica che, a sua volta, richiama un’etica della funzione pubblica. E viceversa.
La sindrome del protagonismo alligna ovunque, a sinistra come a destra, e quando la folla riempie la piazza, soprattutto se questo avviene senza forzature e “truppe cammellate”, l’eccitazione è forte ed impagabile.