Prima di tutto, se vogliamo che il comandamento dell’amore reciproco illumini la vita di un cristiano “per purificare ed elevare tutti i rapporti umani nella vita sociale e politica” dobbiamo batterci risolutamente per il ristabilimento di un modello di unità civile che abbia alla base la lealtà.
La società politica ed i suoi principali interpreti, partiti, movimenti, ras nazionali, regionali, locali, di territorio e di social media (allo stesso modo) accettano, perché così va il mondo, da tempo immemorabile, che la politica sia fitta di impostori, bugiardi, profittatori e via imbrogliando popoli, uomini e donne, indifesi e disarmati.
E’ un fatto che tutto ciò sia drammaticamente vero, che abbia l’apparenza dell’invincibilità, che sia accettato, per l’appunto, come un tratto caratteristico della politica. I cristiani, però, non possono rassegnarsi, non debbono, se vogliono essere testimoni della comunione e della solidarietà.
Si tratta di essere degli eroi? Nient’affatto, si tratta di considerare non negoziabile l’onestà personale, la fede.
La via, talvolta, è irta di difficoltà ma è segnata, abbiamo la fortuna di credere che è segnata dalla Parola.
Talvolta, la seguiamo e gli altri neppure se ne accorgono, oppure hanno interesse a non accorgersene.
Alle elezioni europee, per esempio, quasi cinquanta persone su cento non hanno votato.
Libero ognuno di interpretare il fatto, taluno per far credere che gli astenuti fossero tutti dalla sua parte, talaltro, noi per esempio, per approfondirne il significato e coltivare il progetto di rimettere in campo programmi politici ispirati dalla Costituzione, nei suoi valori generativi di unicità ed unione della famiglia umana.
Per stare ai numeri elettorali, il quadro effettivo è il seguente. Prendiamo una sala con cento posti a sedere; una cinquantina di posti sono occupati dagli astensionisti; diciassette dai leghisti (è il numero effettivo di voti ottenuti sull’intero corpo elettorale, cioè il 50% del 34%); undici dai democratici (il 50% del 22%); otto-nove dai grillini (il 50% del 17-18%); 3 dai meloniani (il 50% del 6%); tutti gli altri, sotto il 4%, non hanno conquistato seggi.
I Diamanti e gli altri analisti dei comportamenti elettorali, tutti abili manovratori dei dati statistici, hanno commentato il voto sotto il loro punto di vista, quello della sconfitta dei sovranisti, quello dei nuovi equilibri nella distribuzione degli incarichi istituzionali e via spartendo.
Fuori dalla cerchia dei soliti professionisti della comunicazione politica, o dei professionisti della presa in giro della politica, però, si staglia, ma non gli si da voce, la figura di chi si è astenuto. E lo ha fatto per scelta consapevole. Per alcuni dei seguenti motivi: gli eletti in Europa della trascorsa legislatura sono rimasti invisibili; un bilancio di ciò che ciascun eletto e ciascuna forza politica hanno fatto non si trova; le colpe ed i meriti delle politiche europee sono utilizzati solo per strumentalizzarli politicamente; l’Europa non raggiunge gli europei, nascosta dai singoli Stati, tutti più o meno sovranisti; di solidarietà europea, verso chi soffre, non c’è traccia, mentre è evidente la tenuta economico-finanziaria dei rapporti tra gli Stati. Questo per il passato. Per il presente immediatamente precedente le elezioni: candidati privi di ogni competenza europea, salve rarissime eccezioni ; programmi imperscrutabili; piegatura nazionalista della rappresentanza in Europa.
Neanche una proposta politica, neanche una ricaduta culturale, neanche una bandiera di segnalazione dell’europeismo di ispirazione cristiana!
Nessuno può intestarsi il voto cattolico (e ridicole sono le appropriazioni statistiche dell’ultim’ora, quanto meno perché riguardano quattro elettori su cento) se non dichiara di perseguire l’obiettivo politico di chi è saldo nella fiducia che “la sovranità nazionale non è un assoluto. Le Nazioni possono rinunciare liberamente all’esercizio di alcuni loro diritti in vista di un obiettivo comune, nella consapevolezza di formare una FAMIGLIA, dove devono regnare reciproca fiducia, sostegno vicendevole e mutuo rispetto”.
L’Europa, l’Unione Europea, ci hanno garantito la pace; pur in mezzo a contraddizioni ed ingiustizie e a favoritismi, ci hanno evitato l’orrore della guerra.
Il punto è che dobbiamo toglier via ciò che non va e valorizzare ciò che al contrario ci rende meno egoisti, ci rende famiglia.
Non che non ci siano nubi nerissime che superano per portata il sovranismo egoistico e le ingiustizie economico-sociali: penso ai diritti, alla vita, alla morte, alla persona, alla giustizia, alla libertà. Temi che da soli debbono scuoterci da un torpore colpevole ed in questo sforzo dobbiamo essere aiutati dai Vescovi e dai Sacerdoti.
Anche su questo punto, alla fine, bisogna esser chiari. Vescovi e Sacerdoti non debbono dare indicazioni di voto ma debbono aiutarci a capire cosa significhi esser cristiani. Abbiamo tutti bisogno di un assistentato spirituale permanente, nei luoghi in cui proviamo ad esprimerci con una proposta politica. Per restare al tema, anche se mille scuole di ispirazione cattolica si fossero mobilitate per un corso preelettorale sull’Unione europea, i risultati sarebbero stati modesti. Immaginate i giovani e più ancora gli anziani alle prese con sessioni, dossier, plenarie, emendamenti. La formazione deve riguardare le coscienze.
Se Vescovi e Sacerdoti lanciano un unico programma formativo che sviluppi un solo tema (il diritto si pone come strumento di garanzia dell’ordine internazionale, ovvero della convivenza tra comunità politiche che singolarmente perseguono il bene comune dei propri cittadini e che collettivamente devono tendere a quello di tutti i popoli, nella convinzione che il bene comune di una Nazione è inseparabile dal bene dell’intera famiglia umana – 434 DSC) allora, alle prossime elezioni europee si parteciperà massicciamente. Per completezza, il tema proposto è uguale in tutta Europa ed in tutto il resto del mondo.
So che in molti non si danno pace, ma l’universalismo del messaggio cristiano non è appropriabile!
Alessandro Diotallevi