I cittadini stranieri residenti in Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, oltre 5 milioni e 300 mila e, di questi, ben 200 mila, hanno conseguito la cittadinanza lo scorso anno e, in media, rappresentano il 9% della popolazione residente. Dietro a queste cifre si celano vite di persone e famiglie che, per vivere una vita migliore, sono stati costretti a fuggire dai loro Paesi d’origine e hanno bisogno di essere accolti con spirito di prossimità. Tutto ciò hanno spinto Caritas Italiana e Fondazione Migrantes alla stesura del XXXII “Rapporto Immigrazione”. Interris.it, rispetto agli elementi emersi dall’ultima edizione del “Rapporto Immigrazione”, ha intervistato la dottoressa Manuela De Marco, membro dell’Ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana.

Dottoressa De Marco, quali sono i tratti salienti emersi dal “Rapporto immigrazione” di Caritas?

“All’interno della trentatreesima edizione del rapporto immigrazione, è emersa una ripresa di tutti gli indicatori riguardo alla presenza di cittadini di origine straniera residenti nel territorio italiano i quali, rispetto al 2023, sono aumentati del 3,2% ed hanno superato i cinque milioni e 300 mila abitanti. Questo dato si abbina con quello delle attivazioni di nuovi rapporti di lavoro riguardanti i cittadini stranieri i quali, hanno subito un aumento del 4,3%.”

Cosa ci dicono i dati sul versante dell’inclusione lavorativa?

“I dati sul versante dell’inclusione lavorativa, visti in combinato, continuano a dimostrare una determinata tendenza e, per quanto riguarda il mercato del lavoro, la ricerca di una serie di profili professionali che, più facilmente, si ritrovano fra i cittadini stranieri. È emersa quindi l’importanza dell’inclusione lavorativa correlata al dinamismo del mercato occupazionale ma, purtroppo, la maggior parte dei contratti, sono stati fatti a tempo determinato. Nonostante questo, però, c’è comunque un buon saldo tra nuove assunzioni e cessazioni, con una tenuta dell’occupazione. L’altro dato interessante è che, contrariamente a quanto spesso detto, ovvero che i cittadini stranieri occuperebbero profili medio bassi, la tendenza dei datori di lavoro, in determinati settori, richiede una specializzazione sempre maggiore. La formazione professionale svolge quindi una funzione importante per il rafforzamento di questo approccio, a vantaggio di tutti.”

La formazione scolastica dei giovani di origine straniera costituisce un aspetto molto importante. Cosa scaturisce in questo senso dal “Rapporto Immigrazione”?

“Sul fronte della scuola c’è stata una ripresa delle iscrizioni degli alunni la quale, precedentemente, era in costante calo. A tal proposito, il dibattito sulla cittadinanza, sempre molto ignorato, assume una valenza fondamentale perché, mediamente, nella percentuale del 65%, gli alunni di origine straniera, sono nati in Italia.”

Alla luce dei dati emersi e del vostro impegno su questo fronte, quali sono gli auspici di Caritas Italiana sul versante dell’inclusione dei migranti?

“Occorre percorrere alcune strade che, nel Rapporto Immigrazione, noi delineiamo e offriamo. Nell’ambito della scuola, ad esempio, bisogna fare moltissimo. C’è ancora un problema di abbandono scolastico più alto tra gli alunni di origine straniera rispetto agli italiani, pari rispettivamente al 30% contro il 9%, a dimostrazione dell’importanza dei servizi di supporto per favorire l’inclusione scolastica dei minori stranieri sulla quale, la stessa Caritas, ha effettuato una specifica ricerca. Da ciò è emerso che, questo impegno, deve essere assolutamente mantenuto, con l’obiettivo di permettere l’espressione e la valorizzazione dei loro talenti. Va inoltre tenuta alta la guarda sulle situazioni di disagio mentale e psicologico dei cittadini stranieri, i quali vengono messi a dura prova durante il percorso di ingresso in Italia.”

Pubblicato su www.interris.it

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