Stanno diventando troppe le strade intraprese dalla dirigenza politica del nostro Paese che rischiano di non condurre ad alcun risultato. Proviamo ad elencarle in ordine di importanza.
La guerra in Ucraina
L’oggetto del contendere nel conflitto della Russia in Ucraina sono la libertà, la democrazia e lo stato di diritto, l’eguaglianza dei cittadini innanzi alla legge.
E’ in atto una doppia guerra, decisa unilateralmente dall’autarca russo Putin contro l’Ucraina e contro i valori delle democrazie occidentali di libertà ed autogoverno[1]. Putin e la sua guerra non sono reintegrabili, adesso, nell’Occidente; ne sono il nemico. In questo momento, è in corso uno scontro tra due sistemi\visioni valoriali: quello democratico e quello autocratico. Fino ad ora, l’autarca russo ha reso evidenti “i suoi obiettivi, che vanno ben in là della conquista di un Paese vicino e riguardano sia la sicurezza dell’Occidente, sia la struttura dell’ordine giuridico costituito dopo la Seconda guerra mondiale[2]”. A tal fine, è opportuno ricordare che un quinto delle frontiere terrestri dell’Unione Europea, pari a 2.250 chilometri, che riguarda cinque paesi, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania e Polonia è in comune con il territorio della Federazione Russa. Purtroppo, questa situazione e questi intenti affermati certificano l’incapacità a mantenere pace e sicurezza in quella zona cruciale dell’Europa da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dell’OSCE e di ben tre tribunali internazionali[3].
“In Ucraina, si giocano, contemporaneamente, due partite.[4]” La prima riguarda, ovviamente, il destino degli Ucraini. La seconda, vitale per noi e per la pace in Europa, riguarda la necessità di creare ciò che è finora mancato e che pare spieghi l’invasione di Putin: un sistema di deterrenza, tanto potente e compatto al suo interno quanto credibile all’esterno, da impedire nuovi tentativi russi di rimettere in discussione i confini europei; nella consapevolezza, che dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che questo sistema di deterrenza sia l’unico strumento disponibile atto ad impedire che l’Ucraina di oggi divenga la Spagna di ieri e che “l’operazione speciale” di oggi, divenga una guerra che, partendo dall’Europa, coinvolga i cinque Continenti.
A questa doppia guerra Putin aggiunge l’uso predeterminato e continuato tanto del terrore armato quanto del “soft power”, utilizzando operazioni coperte o palesi, volte a manipolare l’ordine politico e le informazioni di paesi terzi; la disinformazione è perseguita in modalità sistemica: la ricerca di Jacopo Iacoponi dell’anno 2021 sulla corruzione in Italia manovrata da Putin dimostra come il nostro Paese sia direttamente coinvolto nel traffico mondiale di denaro sporco russo. La vittoria della Russia è attesa, segretamente, da molti europei, poiché questa crisi ha reso ancora più evidente che i nemici delle società libere, anche all’interno delle società libere, sono tanti ed agguerriti e coperti, anche a seguito di frequenti azioni cyber.
La pace in Europa, da ottenere tramite un sofisticato negoziato, è appesa alle pressioni di quella porzione di opinione pubblica (in Italia fortissima e surrettiziamente sostenuta da leader che negheranno strenuamente, in acronimo BCS), che vorrebbe sospendere l’invio di armi agli Ucraini, che vorrebbe rendere l’Ucraina inerme ed indifesa, che gli uomini di buona volontà e di retto sentire dovrebbero essere capaci di dominare ed esorcizzare.
Il problema, per ogni belligerante è: da quali posizioni negoziare? E’ in questa ottica, per consentire all’Ucraina di negoziare, al momento opportuno, da condizioni non subalterne con un avversario tanto poco attento ai diritti umani ed al diritto internazionale, che vanno interpretati come conformi a norme e valori etici i comportamenti fin qui seguiti, sempre inferiori alle promesse ed alle reali necessità degli ucraini aggrediti, dai leader del fronte occidentale.
Necessario negoziare una pace fondata sul rispetto del diritto internazionale e sulle libertà dei popoli e sullo stato di diritto. Se è vero che esistono oggi tre grandi potenze, Cina, Russia, USA[5], è anche vero che la storia attende che l’Europa assuma forma e sostanza\forza per divenire il quarto protagonista.
Se è vero che la guerra è la politica perseguita con altri mezzi, il conflitto non esclude mai il sempre possibile ritorno alla politica ed al negoziato, che timidamente tenta di affacciarsi al balcone della storia. “Tutte le guerre finiscono con un negoziato[6]”. Si deve negoziare, sempre ed ovunque possibile, anche e forse soprattutto anche, con i nemici, soprattutto quando vivono una situazione di profonda difficoltà, purché in spirito di verità.
Oggi, l’opzione rispetto alla quale è importante non sbagliare posizionamento si chiama partecipazione alla Jet Coalition. In tema di contenuti di un eventuale negoziato e di ricerca della PACE, non dovrebbe mancare oggi, “una chiara indicazione dell’Europa che prospetti, con la fine della guerra della Russia all’Ucraina, il ritorno, in tempi logici e compatibili con l’accaduto degli ultimi mesi, ad un processo di libera integrazione della Russia in uno spazio europeo pacificato e governato dal diritto che permetterebbe al paese russo di godere di nuovo non solo di un positivo interscambio economico, ma anche di una ripresa di relazioni culturali e scientifiche con l’Occidente delle quali la Russia ha enorme bisogno[7]”.
Ricordando sempre che le scelte migliori che la dirigenza di un paese e di un’alleanza di paesi dovrebbe compiere, sono quelle che la storia ci insegna e che l’esperienza permette di classificare come giuste. “A seconda di come (la guerra) si concluderà, cambieranno gli equilibri politici in Europa; con effetti positivi anche per noi se l’Ucraina sarà riuscita a difendere la propria indipendenza; gli effetti negativi, in caso contrario, influenzeranno la vita di tutti, anche di coloro che non lo comprendono”[8].
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR; Il MES: Le Concessioni Balneari. Il Superbonus
L’Europa presta all’Italia molti soldi ad interessi molto bassi, 69 miliardi di euro li regala, alla sola condizione di spenderli in ambiti predeterminati, di indicare le tappe di un crono programma e poi di rispettarlo.
Andare in giro per l’Europa a dire che l’Italia non è in grado di spendere fondi, in parte regalati ed in parte in prestito spalmato sul lungo periodo ed a tassi vantaggiosi, concreta grave danno alla credibilità del Paese e rende difficile chiedere comprensione su altri dossier quali nuovo Patto di Stabilità ed Immigrazione.
La regola base, dalla quale (quasi) tutto dipende prevede che la Commissione Europea paghi solo se lo stato membro ha fatto ciò che ha promesso di fare. La Commissione Europea non ha ancora ricevuto dall’Italia la promessa “richiesta formale di modifica” che il Commissario Paolo Gentiloni si era detto pronto a ricevere già a Marzo 2023. La richiesta non negoziabile della Commissione Europea è che una eventuale revisione non ridimensioni “l’ambizione complessiva” del PNRR. Oggi, 25 maggio 2023, saranno pubblicate le “Raccomandazioni” Europee per l’Italia.
Il parere di alcuni opinionisti ed osservatori[9], è che “il rapporto di lavoro sul tema PNRR tra Roma e Bruxelles non sarebbe fluido” “i linguaggi non appaiono appropriati (il termine smantellato, ancorchè smentito, ha avuto il suo peso) ed il Governo italiano deve prendere atto che, oltre alle diverse criticità obiettive, la partita sta sempre più assumendo un carattere ruvidamente politico[10].
Certo, almeno formalmente, la circostanza che né il ministro competente né il capo della missione rafforzata di Palazzo Chigi parlino l’inglese, che il coordinatore, magistrato della Corte dei Conti, non sia un manager, non contribuisce alla scorrevolezza delle interlocuzioni che avvengono settimanalmente in video conferenza con gli interpreti, il che può comportare l’assunzione di prese di posizione, poi difficili da smussare.
Sul piano procedurale, in Europa c’è irritazione perché il Governo italiano, dopo averla annunciata fin da febbraio, continua a rinviare ancora, a maggio inoltrato, la sua “Proposta di Revisione” del PNRR e di potenziale integrazione con i Piani di RepowerEU sull’energia[11]; il Ministro parte dal presupposto, non condiviso, che tale proposta possa essere presentata a Bruxelles entro il 30 Giugno 2023; la Commissione desidererebbe essere preinformata rispetto alla presentazione formale, per realizzare le opportune valutazioni e concordare un testo che superi il vaglio di tutti gli altri Paesi Europei. Il Ministro italiano non concorda con questa strategia e prende tempo, nonostante che siano oggetto della revisione anche alcuni degli obiettivi che l’Italia dovrebbe centrare a Giugno (Asili Nido, infrastrutture per la produzione di Idrogeno, sostituzione dei treni a gasolio, decreti attuativi sui tempi della Giustizia Civile e Penale compresi), per poter chiedere l’erogazione della quarta rata del PNRR, 16 miliardi di Euro.
Ha, invece, mandato a Bruxelles da qualche giorno gli ultimi chiarimenti scritti richiesti dalla task force PNRR; per il saldo della terza rata, “Attendere, prego!”
A conferma di quanto sopra scritto, mentre prima per il pagamento della terza rata di 19 Miliardi pareva questione di ore, adesso nell’immediato, il pagamento non è prefigurabile in quanto in corso “scambi costruttivi con le Autorità italiane” , nonostante che tutta le procedure relative siano state realizzate; comportamento, questo, che dimostra reciproca insofferenza, incrinarsi di fiducia che è capitale immateriale, l’esistenza di un contesto di rapporti freddi e tesi tra partner.
Sul piano sostanziale il Governo italiano nicchia sul MES rispetto alle frequenti sollecitazioni europee (senza che possa avere da questa posizione vantaggio alcuno, ma solo isolamento e fastidio palesato) e sulla soluzione del tema Concessioni balneari[12], relativamente al quale il Capo dello Stato ha mosso rilievi e la Commissione Europea ha minacciato una procedura di infrazione; è in imbarazzo sul Superbonus.
Il prolungarsi delle trattative e l’incertezza che le circonda rende complesse per il Governo, anche le possibilità di centrare i 27 Obiettivi previsti per la fine di Giugno 2023, come già scritto, valgono altri 16 miliardi, tanto da far scrivere nel report elaborato dagli uffici del Parlamento europeo che “le imminenti scadenze di giugno stanno producendo ulteriori complicazioni”.
Il Governo dimostra che ancora non è in grado di esplicitare le proprie scelte, non dialoga nei tempi previsti, ergo non incasserà tempestivamente le rate dei fondi.
Posizioni scomodissime tutte e tre, allorquando la fluidità dei rapporti sarà molto importante per uno dei contraenti.
Poiché le regole consentono i pagamenti parziali, in presenza di chiarezza dei rapporti e fiducia reciproca, l’Italia potrebbe chiedere ed ottenere pagamenti parziali (finora solo la Lituania lo ha fatto) accettando il defalco delle somme legate ad obiettivi del piano ancora in sospeso.
Gli altri tre temi le riforme costituzionali, l’autonomia differenziata, l’immigrazione, saranno oggetto di successive riflessioni.
Massimo Maniscalco
[1] Da un ragionamento di Massimo Franco, La strana mischia italiana che mette a rischio il Governo, Corriere della Sera, 24 Maggio 2022
[2] Sabino Cassese, L’Ordine Mondiale in crisi, Corriere della Sera, 2 Novembre 2022.
[3] Corte internazionale di Giustizia, Corte Penale Internazionale, Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
[4] Angelo Panebianco, Pace e Difesa, Doppia Partita in Europa, Corriere della Sera, 22 Maggio 2023.
[5] Sulla sorte della guerra russa pesa l’esito della politica interna degli Stati Uniti.
[6] Cardinale Matteo Zuppi, Inviato per la “Missione di Pace”, tra Ucraini e Russi, di Papa Francesco
[7] Maurizio Cotta, News Letter numeo 1, 25 Ottobre 2022.
[8] Angelo Panebianco, La Guerra si gioca su tre tavoli, Il Corriere della Sera, 21 Gennaio 2023.
[9] Per tutti, Fderico Fubini, PNRR, con Bruxelles, contatti a rilento, Corriere della Sera, 21 Maggio 2023.
[10] Possibile essere certi che i propositi elettorali in chiave europea non impattino sulle procedure?
[11] RePowewerEU, il capitolo aggiuntivo su cui gli Stati membri devono presentare adesso le loro richieste; L’Italia è l’unico Stato, fra i 15 presi in considerazione, ad essere in ritardo con le comunicazioni all’Europa.
[12] Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il 24 Febbraio 2023, il testo del Decreto Legge Milleproroghe, elaborato dal Parlamento e sul quale il Governo aveva posto la questione di Fiducia, accompagnando la firma con una lettera indirizzata ai due Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica; il motivo: sopratutto la proroga delle Concessioni Balneari.
“Le predette disposizioni , oltre a contrastare con le ricordate definitive sentenze del Consiglio di Stato, sono difformi dal diritto dell’Unione Europea, anche in considerazione degli impegni di apertura al mercato assunti dall’Italia nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Nella lettera il Presidente della Repubblica elenca critiche di metodo e di merito, scrivendo di “specifiche e rilevanti perplessità”. La Corte di Giustizia Europea “ha ritenuto incompatibile con il Diritto Europeo la proroga delle Concessioni”. Quindi, sulle Concessioni Demaniali “sono indispensabili, a breve, nel primo provvedimento utile, ulteriori iniziative di Parlamento e Governo; sarà, infatti, necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza”. Sostanzialmente, il Presidente della Repubblica chiede al Parlamento ed al Governo un urgente nuovo pronunciamento per ripristinare le regole della Concorrenza in necessaria coerenza con il sopraordinato Diritto dell’Unione Europea.