Forza Italia si è sempre presentata sin dagli inizi con un ampio spettro di posizioni d’impronta liberaleggiante. Poi, una volta cominciato a svolgere un ruolo significativo nella politica italiana, e cercando di accreditarsi come continuatrice della Democrazia cristiana, pur contando sull’alleanza, da un lato, del secessionista Bossi e del rappresentante di allora della destra più estrema, il Gianfranco Fini che non era ancora andato né a Fiuggi né allo Yad Vashem di Gerusalemme, è entrata nel Partito popolare. Ma non sono cambiate le posizioni, anche estreme, di liberalismo economico che, non solo sul piano della Dottrina politica e del concreto evolversi della cultura politica, poco hanno a che fare con il popolarismo.
E la posizione sui cosiddetti extra profitti ha confermato, e sta confermando, quest’attitudine che finisce per cozzare con il senso più profondo del solidarismo e di quella responsabilità sociale che anche il primo capitalismo riconosceva e sosteneva costituire, persino, una sua propria giustificazione etica, oltre che economica.
Solidarietà e responsabilità sociale sono tra le visioni basilari della nostra Costituzione. E ad esse faceva riferimento e richiamo la prima riforma fiscale dell’Italia repubblicana dovuta ad Ezio Vanoni: perequazione e contributo alla comunità d’appartenenza a seconda delle proprie possibilità.
C’è da riflettere anche su quanto la posizione di Forza Italia sulla possibile tassazione straordinaria dei grandi profitti accumulati da banche, assicurazioni, case farmaceutiche, industrie dell’armamento, per di più in un quadriennio caratterizzato dal Covid, dall’impennata dell’inflazione e dalla guerra in Ucraina, sia coerente con l’evidente tentativo di tornare ad assumere una effettiva posizione di centro nell’attuale quadro politico. Dichiarazioni che per ora, in ogni caso, cozzano con i comportamenti concreti assunti nella quotidiana partecipazione al Governo più di destra della storia repubblicana e che rischiano di restare sempre nella logica del posizionamento strumentale ed elettorale. Così come, lo abbiamo già scritto, a proposito della campagna acquisti in corso, nasce il quesito se non ci si trovi di fronte ad un qualcosa senza lo spessore dell’impegno richiesto dalle condizioni del Paese che, semmai, ha bisogno di un’offerta di prospettive nuove e rigeneranti.
Una grande area centrale va per prima cosa realizzata richiamando il grosso delle componenti sociali, dalle famiglie, dai giovani in cerca di occupazione e di un lavoro degno di questo nome, oltre che da quanti sono costretti ad emigrare per vedere riconoscere, anche sul piano del salario, la propria preparazione e la voglia di fare. La si realizza trovando le risorse per rimettere in piedi il Sistema sanitario nazionale e la Scuola. Altrimenti, al di là di momentanei balzi in avanti registrati nei sondaggi, si resta nel piccolo cabotaggio della piccola politica italiana.