E’ di questi giorni la pubblicazione di un agile libretto della Morcelliana, nella collana Scholè. Si intitola “ Breve apologia per un momento cattolico”. Ne è autore un settantaduenne filosofo della Sorbona, Jean Luc Marion. E’ una analisi della condizione francese. Ma pare scritto come contributo al dibattito in corso da noi. Riflette sullo scenario della politica in Francia, sulla laicità del pensiero, sulla frammentazione della politica e sulla perdita di una identità comune.
Jean Luc Marion fa appello ai francesi perché riconoscano ai cattolici il diritto di manifestare, di mobilitarsi, di scendere in piazza sui grandi temi etici, di contribuire al formarsi di una idea per il futuro della Francia e dell’Europa.
Con acute riflessioni sulle grandi domande che inquietano la modernità e la storia della cultura francese, Marion osserva la utilità di una “ visibilità” dell’opinione pubblica cattolica, come antidoto alla rigidità della laicità e al clericalismo dell’Islam. E avverte, nel contempo i cattolici francesi, di porre attenzione ai rischi di un ruolo pubblico autonomo che potrebbe rendere ancora più fragile la società.
Conclude Marion che il dovere dei cattolici francesi è quello sì di tornare in pubblico, di avere visibilità, di contribuire a ridurre la frammentazione, le divisioni, le distanze fra politica e società. Ma per farlo il solo modo è il richiamo alla diffusione dell’universalità dei valori. In questo sta la “responsabilità principale dei cattolici”.
Sono pagine utilissime per la condizione italiana. Le si leggono con lo stesso spirito con cui i Montini, i Trebeschi, i Minelli, i cattolici del primo novecento dovevano leggere le pagine di Mounier sul personalismo, sul primato della persona, sul dovere della politica, in libri pubblicati coraggiosamente solo a Brescia. Non ignorare la storia è il precetto fondamentale di ogni possibile innovazione politica in una società come la nostra, smarrita in un deserto di idee.
Tino Bino