E’ francamente penoso assistere all’arrampicata sugli specchi di vari esponenti della maggioranza di governo e relativi “gazzettieri” che si affannano a sostenere come altro non si potesse fare nel mare di fronte a Crotone. Un mare furioso che ha impedito il soccorso ai natanti della Guardia di Finanza eppure ha consentito ad un’imbarcazione precaria e sovraffollata di navigare impunemente dalle 50 miglia dalla costa, dov’è stata avvistata nella notte, fino a quei fatidici cento metri dal bagnasciuga.
Fatalità. E, soprattutto, imprudenza, anzi irresponsabilità. Come dire, in altri termini, che se la sono cercata. C’è chi è arrivato a sostenere che, almeno per quanto riguarda le vittime afghane, la colpa sia di Biden. E, dal tono in cui l’ha detto, non stava scherzando, né intendeva ricorre ad una iperbole: parlava seriamente.
Hanno, peraltro, ragione gli alfieri della destra quando affermano che non si può imputare al Governo questa immane tragedia. Questo va onestamente riconosciuto anche dalle opposizioni, cui pure non è consentito di strumentalizzare decine e decine di morti. Se non altro per “par condicio” con precedenti esecutivi d’altro colore. Del resto, non si può cedere – meno che mai quando è tale il carico di sofferenza – alla logica del “Piove, governo ladro”, la più antica, classica e banale espressione del populismo demagogico. Tutto ciò non toglie che le affermazioni del Ministro dell’Interno siano francamente del tutto fuori luogo, inadeguate dal punto di vista politico, stridenti sotto il profilo istituzionale, quasi irridenti sul piano umano. Ammesso che ci sia, non basta la competenza per ricoprire certe cariche.
I sentimenti forse non c’entrano con la politica, eppure ci vogliono. Un po’ di empatia è necessaria e la si può chiedere anche a chi ha responsabilità istituzionali. Rappresenta un versante imprescindibile per un approccio cognitivo corretto a situazioni umanamente coinvolgenti, che non possono essere affidate solo ad un algido ed astratto esercizio delle facoltà razionali.
Ci vuole una certa aridità per mettere a confronto la propria responsabilità, come fa il Ministro dell’ Interno, con quella di un padre afghano o siriano. E’ necessario, almeno, contestualizzare. In caso contrario, si parla a vanvera.
Ora + probabile che il tutto approdi, secondo un rito abusato, alla solita mozione di sfiducia individuale, che ha una duplice valenza: salva la coscienza dell’opposizione e le terga del Ministro. Il punto è un altro: la parola spetta a Giorgia Meloni che deve dar conto dei ministri, viceministri ed altri totalmente inadeguati che ha messo in campo.
E, ad un primo conto approssimativo, sono già troppi. Non ci stanno già più sulle dita di una sola mano.