Ogni volta che fermiamo la nostra attenzione sugli scritti del prof. Giorgio La Pira-in particolare, come Presidente della Federazione Mondiale delle Città Unite- si rimane colpiti dall’attualità dei suoi messaggi “profetici”. Alla base della sua interpretazione della storia e della sua visione politica cristiana c’è la profezia di Isaia “Trasformeranno le loro spade in aratri e le lance in falci, le nazioni non saranno più in lotta tra di loro (Is.2,4).
Nel ricordo del 5-Novembre-1977, il giorno in cui ci ha lasciato, metterò a confronto la realtà odierna con quelli che lui chiamava i “segni dei tempi”.
“Sì al disarmo totale, strumento unico di pace”
Partiamo dal 1967: è l’anno in cui Israele si scontra con l’Egitto, la Giordania e la Siria; l’anno della Populorum Progressio di Paolo VI ( con il drammatico riferimento “alla collera dei popoli”)
Nella conferenza di Parigi del 15 settembre di quell’anno riviviamo il suo intervento: “No alla guerra nucleare significa dire NO anche alla politica della dissuasione; No, perciò, anche alle guerre locali che i popoli dell’opulenza conducono contro i popoli della fame che hanno sempre per presupposto il contesto nucleare della dissuasione e che possono, perciò, condurre all’esplosione nucleare del mondo.
Alcuni mesi prima nel maggio sempre del 1967- a Firenze La Pira aveva indicato altre due potenziali esplosivi: quello della fame che così caratterizza e definisce quasi per antitesi, per contrasto questa età nucleare, scientifica, tecnica, industriale del mondo e quello demografico …“La politica, la sociologia, l’urbanistica, l’economia, la cultura … sono tutte in allarme per questo fatto grandioso che porterà sulla terra, nei prossimi decenni miliardi e miliardi di uomini”.
Questa “geografia della fame” e “geopolitica della fame”, di cui parla di J. De Castro : “La fame e la bomba atomica sono le grandi scoperte del XX secoli”…anziché restringersi si espande e si espanderà ogni giorno di più, mano a mano che crescono lo squilibrio economico strutturale del mondo e la “geometrica avanzata della popolazione mondiale”, specie di quella “sottosviluppata”.
“Le spese di guerra in spese di pace”
Nel 1970 ( è l’anno in cui prende consistenza la Ostpolitik di Willy Brandt con il trattato tra Mosca e Bonn e, soprattutto, tra Bonn e Varsavia, a 25 anni dalla fine della 2° guerra mondiale) a Leningrado, in occasione del Congresso della Federazione Mondiale delle città unite, ancora una volta, ribadiva la necessità di trasformare le spese di guerra in spese di pace “le spese di pace devono contribuire alla costruzione di città nuove ; spese per i piani regolatori nuovi delle città antiche, spese per la costruzione di case, scuole, fabbriche, ospedali, chiese, impianti sportivi…”.
Nel 2017 è stato assegnato il premio per la pace all’ ICAN, la rete mondiale per il disarmo atomico
“La crisi legata al modello di sviluppo”
Oggi siamo di fronte all’emergenza sanitaria ed ambientale, ad una crisi legata al modello di sviluppo, con una urgente necessità: la conversione ecologica auspicata da papa Francesco nell’enciclica “ Laudato sì”.
Nel 1972 ( è l’anno del viaggio di Nixon in Cina e a Mosca: dei disastrosi bombardamenti in Vietnam ; in Europa si moltiplicano gli incontri bilaterali) considerato un politico di alto livello, un vero ministro degli esteri, La Pira si recava a Versailles per un incontro promosso dalla Conferenza di Stoccolma in Canada per il Convegno mondiale promosso dai gruppi cristiani per il Vietnam e quindi a Sofia per una sessione di lavoro della Federazione delle Città Unite.
Nel corso di un convegno organizzato nell’aprile dello stesso anno a Sofia, La Pira affermava: “Senza misure preventive- ( riportava un documento del Senato del 1971: presidente era il suo amico Fanfani) i venti miliardi di tonnellate di anidride carbonica che ogni anno avvelenano l’atmosfera alla fine di questo secolo saliranno a 120 miliardi di tonnellate; mentre la estensione delle foreste non svilupperà, in proporzione, la produzione di ossigeno. ..La temperatura del nostro pianeta- salita già per l’aumento del 10% di anidride carbonica nell’atmosfera- si svilupperà ulteriormente qualora dovesse continuare, con la progressione attuale, l’incremento dell’anidride carbonica … Non sono soltanto la guerra e la bomba atomica, a minacciare la distruzione della vita sulla terra: contemporaneamente incombono sulle generazioni future le conseguenze dell’esplosione demografica, della incontrollata applicazione delle invenzioni, del deterioramento dell’equilibrio delle forze naturali”
Di fronte all’ulteriore crescita dell’armamento nucleare e di un’aggressione ecologica contro la natura, La Pira parlava già allora della necessità di tutelare la natura contro le aggressioni di una disordinata società e civiltà dei consumi. Di fronte ai pericoli mortali cui è sospesa la vita dei centri urbani a causa dell’inquinamento degli elementi con cui essi sono, in un certo senso, intessuti: l’acqua, l’aria, i rumori, i rifiuti … “occorre salvare la natura, salvare la terra, salvare le acque, salvare l’aria, salvare la pace: sanare, perciò, e salvare le città e permettere così alla persona umana- perché ne gioisca -la riscoperta della bellezza della terra e del Cielo!”
Nel contesto di quello stesso convegno tenuto in Bulgaria, ricordava la necessità di far riemergere l’importanza storica dell’Europa; di collaborare al superamento graduale ed equilibrato dei due blocchi (Nato e Patto di Varsavia); l’importanza di papa Giovanni XXIII, alla sua immensa apertura conciliare sulla storia del mondo per l’unità di Oriente e Occidente.
“La crisi della civiltà moderna prima di essere politica ed economica è crisi metafisica e religiosa”
Per il professor La Pira la crisi della civiltà moderna , prima di essere politica ed economica è metafisica e religiosa. Urge una strutturazione “socializzata” di un sistema economico mondiale tale da permettere- senza violare l’originale libertà dell’uomo- lo sradicamento, nel mondo intero, della fame, della miseria, della disoccupazione, dell’ignoranza, della malattia.
La cultura laicista ha staccato la natura dalla grazia, credendo di liberarla e invece l’ha mutilata. E’ una grande conquista del Cristianesimo l’affermare che la grazia perfeziona la natura. “Omnia officia servire videatur contemplantibus veritatem” (S. Tommaso d’Aquino).
Provare la stessa gioia, in certo senso, che il Creatore provava quando, al termine di ogni giorno della sua opera creativa, ne contemplava estasiato l’unità, l’armonia e la bellezza: Unum, bonum, verum et pulchrum convertuntur.
“Dalla terrazza balcanica di Sofia non si vede soltanto la frontiera apocalittica della storia: quella millenaria dell’unità, del disarmo, della pace, della giustizia, della elevazione materiale e spirituale dell’intera famiglia dei popoli: si vede la frontiera di Isaia, la frontiera di Betlemme, la stella di Betlemme verso cui tende nonostante flussi e riflussi la storia totale del mondo. Abbattere la frontiera del non essere per aiutare la barca del mondo, dove sono imbarcati i popoli di tutta la terra, a raggiungere celermente il suo inevitabile porto”. Oggi ad aiutare “le barche della sofferenza e della speranza” è soprattutto la sua generosa SICILIA.
Il suo insegnamento
Caro professor La Pira, da professore di Istituzioni di Diritto Romano, lei ci ha insegnato che i diritti dell’uomo preesistono ad ogni istituzione; come sindaco ha inteso creare uno stretto rapporto tra politica e valori cristiani; come uomo di fede, ha coltivato in tutta la sua il sogno del dialogo. “I popoli e le nazioni- lei affermava- sono portatori dello stesso mistero religioso: popoli e nazioni cristiane; popoli e nazioni musulmane, popolo e nazione ebrea. Le tre civiltà a base monoteista alzano insieme la lampada della fede in Dio come luce essenziale per la famiglia umana…La pace di Gerusalemme è la pace del mondo intero”.
Ha scritto con la sensibilità di un profeta moderno, vivendo pienamente nello spirito delle beatitudini evangeliche e combattendo per i valori umani con una forza ed energia alimentate quotidianamente dalla certezza della fede cristiana e dall’ appassionato amore per il dialogo e per la pace. In alcuni momenti ha sofferto la solitudine e la tristezza per non essere stato capito, ma non si è mai arreso.
E’ questo il più alto messaggio che lei ci consegna. In questi momenti così difficili, come oggi con la pandemia per il covid-19, con le stesse condizioni di diffusa disoccupazione come nei drammatici anni del dopoguerra, la sua forza e la sua fiducia nell’uomo ci invitano a ritrovare nelle sue parole il gioioso contagio della speranza e della forza della preghiera per ricostruire una comunità fatta di quotidiani atti di fraternità.
Con la speranza e l’augurio che lei sarà presto proclamato SANTO, riviviamo gli ultimi momenti della sua vita.
Era molto stanco e malato il professor La Pira quando l’amico Giorgio Giovannoni gli propose di accompagnarlo a Livorno per salutare una nave della Croce Rossa che partiva con un carico di medicine per i profughi palestinesi nel Libano. Era dubbioso…“Vedi, gli disse, questa che ho addosso non è una malattia qualsiasi, è la malattia”. “Però quella che si cerca in Palestina non è una pace qualsiasi. E’ la pace. Andiamo a salutare quella nave”.
Antonino Giordano