Nell’agosto 1982, Papa Giovanni Paolo II inviò la seguente lettera al prof Giuseppe Lazzati in occasione delle celebrazioni del centenario della morte di Jacques Maritain organizzate dall’Università Cattolica del S. Cuore.

Ho appreso con soddisfazione la notizia che, in occasione del primo centenario della nascita di Jacques Maritain, codesta Università Cattolica del S. Cuore di Milano ha promosso un Convegno internazionale di studio con l’intento di studiare le intuizioni fondamentali del filosofo cristiano, che ha esercitato e continua tuttora ad esercitare notevole influsso sulla filosofia e sulla cultura del nostro secolo. L’iniziativa merita di essere incoraggiata, poiché con essa si intende rendere omaggio ad un uomo che, nonostante il passare del tempo, rimane sempre più un testimone eminente della fede ed uno degli araldi più significativi della ragione.

In verità, assieme a colei che sarebbe poi divenuta la compagna inseparabile della sua vita e la collaboratrice delle sue opere, Raissa, Maritain aveva vissuto, durante la giovinezza, una crisi profonda e dolorosa, poiché l’insegnamento dei maestri scientisti e fenomenisti da lui seguiti lo aveva portato a “disperare” della ragione.

Dopo il battesimo, però, avvenne la felice scoperta del pensiero di San Tommaso. «Provai allora – confiderà più tardi – come una illuminazione della ragione; la mia vocazione filosofica mi veniva restituita in pienezza» (J. Maritain, Le Philosophe dans la Cité, Paris 1960, pp. 23-24). In quel momento egli comprese che, presentati nella loro autenticità e purezza, i principi della filosofia del Dottore Angelico, da lui considerato “apostolo dei tempi moderni”, potevano illuminare i grandi problemi del nostro tempo, permettendo di accogliere in una sintesi ampia e viva tutti i valori e tutte le verità che le scienze, le arti e il pensiero contemporaneo avevano prodotto. Egli seppe riconoscere l’attualità di un pensiero il cui potere è tanto più grande «per la conquista di nuovi spazi conoscitivi, quanto più i principi sono saldi e organicamente legati» (ibidem, p. 26).

L”’illuminazione della ragione” suscitò nel giovane Maritain una adesione così profonda al pensiero di San Tommaso che, attraverso un moto spontaneo del suo spirito, egli divenne uno dei principali fautori di quella “rinascita tomistica” che il Magistero della Chiesa, con Leone XIII, aveva auspicato e promosso come risposta alle principali richieste della cultura moderna e quale via per superare il divorzio “contro natura” tra ragione e fede (cf. Lett. Enc. Aeterni Patris, 1879). A questa vocazione, per la quale subì fatiche, incomprensioni, scontri, egli rimase fedele fino alla morte.

Per lui non si trattò di ripetere delle formule, ma, alla luce di un pensiero tanto elevato da sfuggire alle vicende e all’usura del tempo, di fare da pioniere e, con tutta lealtà, opera innovatrice, portando un contributo veramente originale nella ri­flessione filosofica e anche teologica, in molti campi, quali la metafisica, l’antropologia, la morale, la filosofia dell’arte, l’epistemologia, la filosofia della natura, la filosofia politica e della storia, la filosofia della cultura e la pedagogia, la liturgia e la contemplazione. Lo fece, nonostante le circostanze spesso difficili e alcuni discutibili aspetti del suo pensiero, con il coraggio e lo spirito di giusta autonomia della ragione che in lui convivevano con l’amore per la Chiesa e la docilità al suo Magistero.

Avendo aderito con tutto il suo spirito alla fede cattolica, Jacques Maritain considerava la ricerca filosofica come «una saggezza di ragione non chiusa, ma aperta alla sapienza della grazia» (Le Philosophe dans la Cité, p. 27). Apertura e capacità di accoglienza, che lo portarono all’universalità della filosofia dell’essere, a quella filosofia dell’actus essendi, il cui valore trascendentale è la via più diretta per elevarsi alla conoscenza dell’essere fondamentale e dell’Atto puro che è Dio.

Più di ogni altro elemento, Jacques Maritain ha messo in evidenza questa intuizione centrale della filosofia di San Tommaso, che merita, in questo senso, di essere detta “filosofia della proclamazione dell’essere”, “canto in onore all’esisten­te” (cf. Giovanni Paolo II, Discorso nella Pontificia Università di San Tommaso, 17.11.1979).

L’attenzione all’essere, cioè a tutta la realtà, conduce alla comprensione dell’armonia dinamica dei gradi del sapere, alla loro unità articolata e pluralistica. In questa prospettiva si riconciliano scienza e sapienza, ragione e fede, filosofia e teologia, filosofia e scienza, sapere speculativo e sapere pratico. Con Maritain, la filosofia dell’essere diventa la filosofia dello spirito, della persona, e della libertà.

È possibile affermare che il senso della trascendenza e della libertà nella filosofia della politica e della storia, costituisce l’ispirazione più alta del pensiero di Maritain. Osservatore lucido delle mostruose aberrazioni del nostro secolo, come i totalitarismi con le loro sequenze di orrori e di sofferenze, egli si convinse che una giusta concezione della persona umana è la base necessaria di ogni costruzione sociale e politica degna dell’uomo.

In questa convinzione si radicano, in effetti, i principali temi svolti da Maritain: il primato dello spirituale; l’affermazione dei diritti della persona; la vera natura del bene comune, che ha come termine il bene delle persone; la ricerca dei mezzi d’azione corrispondenti alla dignità umana. Egli ha, ad un tempo, sottolineato la necessità del dialogo e della cooperazione in una società pluralistica che non neghi i valori trascendenti e la loro verità.

Jacques Maritain, senza farsi illusioni sulle difficoltà del compito e su quanto fosse ancora lunga la strada da percorrere, era convinto del fatto che, se l’Umanesimo dell’Incarnazione deve ispirare il processo di civilizzazione, questo richiede necessariamente grande eroismo e coraggiose iniziative da parte dei cristiani. Molti degli aspetti di questo pensiero che anticipava i tempi divennero più tardi di dominio comune, quali la partecipazione attiva di tutti alla vita socio-politica; il senso acuto della giustizia in un mondo di vergognose sperequazioni; la solidarietà con i poveri, con gli emarginati, con i piccoli di questo mondo; reintegrazione delle masse.

Egli era l’uomo del dialogo. Senza compromessi quando la verità era in causa, non fu mai partigiano nella difesa delle proprie idee, specie se esse erano opinabili. In questo senso, egli ha lanciato una sfida che merita di essere accolta da chiunque intenda essere leale servitore di una verità che non è sua, perché lo trascende. Verità da scoprire in una ricerca che è, al tempo stesso, impegno di indagine seria dal punto di vista scientifico, e apertura al superiore apporto della rivelazione, davanti alla quale ci si deve porre in atteggiamento di fede e di amore.

In ciò Maritain è stato veramente un maestro. Anche per questo il suo pensiero s’accorda esemplarmente col grande progetto del Magistero della Chiesa per l’era contemporanea: Tutto rivivificare e rinnovare in Cristo, avvicinando la fede alla cultura e la cultura alla fede.

In questa cornice, l’iniziativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di celebrare la ricorrenza del primo centenario della nascita del filosofo cristiano, oltre ad aiutare ad approfondirne e a divulgarne il pensiero, può divenire uno stimolo a suscitare discepoli ed imitatori, specialmente fra coloro che operano o si preparano ad operare nel mondo della cultura.

Con questi auspici, ed invocando su di Lei, Signor Rettore, e sui suoi collaboratori, come anche su quanti interverranno al Convegno, l’abbondanza dei favori divini, imparto di cuore la propiziatrice Benedizione Apostolica.

 

Da Castel Gandolfo, 15 agosto dell’anno 1982, quarto di Pontificato,

 Joannes Paulus II

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