Il Governo del nostro Paese è disciplinato organicamente dalla legge n. 400/88 che diede attuazione all’art. 95 della Costituzione repubblicana dopo oltre 40 anni dall’entrata in vigore della medesima. Finalmente ci dotammo di norme, abbastanza chiare, sull’apparato istituzionale ed amministrativo dell’esecutivo quanto alle competenze e relative responsabilità del Presidente del Consiglio, del Consiglio dei ministri, dei ministri e di figure secondarie come il commissario di Governo.
Noi tecnici legislativi, addetti ai Rapporti con il Parlamento ed agli uffici di Gabinetto, siamo pertanto avvezzi ed esperti tanto in tema di formalizzazione e modus operandi del potere costituito/autorità dello Stato, quanto siamo cresciuti cibandoci quotidianamente nell’ascolto e sull’esempio di grand commis del rango di Ciaurro senior, Gifuni e Manzella, che ci inculcarono un profondo senso dello Stato e dei doveri vari, dalla appartenenza istituzionale alla diligenza, dal rispetto gerarchico a quello, primario delle leggi dello Stato e dei regolamenti. Abbiamo imparato, nondimeno, quali sono le regole essenziali su cui si regge il sistema democratico: a) la maggioranza vince sull’opposizione, ma non comanda, si confronta e valuta; b)il Parlamento è sovrano e centrale, esercita la funzione ispettiva cioè di controllo sull’attività governativa e degli enti pubblici economici e non; c) il nostro ordinamento è fondato sul principio della separazione dei poteri (dicasi Montesquieu), legislativo, esecutivo e giudiziario, avvalendosi di due organi costituzionali, monocratico il primo e collegiale il secondo, che si definiscono di garanzia: il Capo dello Stato e la Corte costituzionale.
Tutto ciò premesso e considerato, un civil servant si ritrova “magicamente”, oggidì, in un mondo irreale, un po’ impazzito e irriconoscibile – specie rispetto a quello della I Repubblica cosiddetta – in cui si (s)parla di tutto e talvolta a vanvera, della magistratura di cui sembra mettersi in discussione l’indipendenza e finanche del Presidente della Repubblica senza documentarsi; non si riesce a ricomporre la Corte costituzionale in quanto manca il dialogo con l’opposizione, ecc. C’è da chiedersi seriamente se questo tipo di comportamenti sia compatibile con la funzione che determinate personalità sono chiamate ad assumere dopo aver giurato fedeltà alla Costituzione e solo ad essa …
Appare evidente ad un attento osservatore della Politica che spesso non ci si rivolga all’intelligenza delle persone, bensì alla loro pancia, ovvero con ogni probabilità al proprio elettorato piuttosto che al popolo italiano. E qui subentra una colpa grave dei toto-sondaggi che imperversano quasi quotidianamente su tv e altri media. Siffatto clima, polemico e pesante indebolisce il Paese e la sua immagine all’estero, ne scaturisce una sorta di conflitto permanente che lo rende sostanzialmente instabile e impossibile a vivere nella pace sociale, quella che il Presidente Mattarella invoca, appellandosi al buon senso e al bene della patria – appunto da parte dei “sovranisti” – dall’alto della propria cultura giuridica, istituzionale e umanistica.
Michele Marino