Da un “vaffa” all’altro: si potrebbe riassumere così la parabola dei “5Stelle”, che ieri è stata gettata nel marasma, ma anche nel ridicolo, dalla dichiarazione con cui Grillo dà il benservito a Conte. Evidentemente, nel repertorio espressivo di Grillo, tolta l’invettiva e l’insulto, non resta molto.

E’ finita la commedia degli inganni: nella formulazione più recente dell’impatto tra il fondatore e Conte e,  soprattutto, sta giungendo al momento del dunque la “sbandata” che gli italiani hanno preso per i cosiddetti “grillini”. In quale stato di profonda deprivazione viveva il Paese tanto da essere indotto ad una illusione ottica di questa portata? Eppure, nel cozzo cui abbiamo assistito in questi giorni fino alla brutale defenestrazione dell’ “Avvocato del popolo”, c’è un elemento di verità che suona come consolazione e paradossale speranza.

Date le premesse, la prima origine del Movimento 5 Stelle, l’inconsistenza e la velleità del suo apparato, c’era da aspettarselo che finisse così. In fondo, la politica è geometrica. Anche quando ribolle ed appare caotica e confusa, non ci si deve lasciar trarre in inganno. Bisogna distinguere tra i fuochi d’artificio che scoppiano in superficie e le dinamiche che avvengono nel profondo dei processi sociali e dei relativi sommovimenti politici. E’ un po’ come mettere a bollire l’acqua sul fuoco.

Quando si raggiunge la temperatura di ebollizione, all’interfaccia tra liquido ed atmosfera succede di tutto, ma appena sotto, fino al fondo della pentola, si formano le cosiddette cellule convettive e l’acqua si muove dal basso in alto e viceversa, in maniera assolutamente ordinata, disegnando geometrie rispondenti a leggi fisiche che ne consentono addirittura una misura precisa. Insomma, c’è un ordine nascosto o meglio difficile da percepire all’istante, ma non derogabile perché dà conto dell’impianto strutturale in cui determinate categorie di fenomeni si verificano.

Ovviamente accadimenti naturali ed eventi socio-politici appartengono a differenti ordini di realtà, eppure una qualche analogia la si può intravedere. Infatti, per quanto sembri un paradosso, la politica è abitata da una necessità, cioè, sia pure a tempi lunghi, deve pagare un prezzo salato a quel tanto di verità che pur le appartiene.

Senonché, al momento, ciò che succede nel ventre molle dei “5Stelle” importa fino ad un certo punto ed occorre, piuttosto, preoccuparsi che la crisi del Movimento non comprometta, addirittura, l’equilibrio del Governo. Così come deve preoccuparsi il PD che ha scommesso inopinatamente sulla  leadership di Conte, evidentemente un miraggio cui solo Letta ha attribuito una consistenza oggettiva, al punto di costruirci sopra l’intera strategia del suo partito. Ha scambiato i suoi desideri per la  realtà del momento, adottando, cioè, una modalità di pensiero ideologico che non porta lontano.

Il pericolo cui il PD va incontro è ben più grave che non la compromissione delle poche alleanze pattuite con il Movimento in vista delle elezioni amministrative del prossimo autunno. Concerne piuttosto la capacità o meno del suo gruppo dirigente di leggere ed interpretare  la situazione politica del Paese e di elaborare, conseguentemente, una strategia che sia degna di tanto nome.

Domenico Galbiati

  

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