Le cronache di ieri c’hanno fatto sapere che Giorgia Meloni ha ritirato la querela contro il prof Luciano Canfora che l’aveva definita “nazista nell’anima”. Ha finalmente fatto sua la saggia massima di Giulio Andreotti ispirata al concetto “querelare mai”.
In effetti, il politico accorto deve sempre fare una valutazione in più sul fatto che l’aver accettato di impegnarsi nel confronto pubblico richiede un discernimento sulla sfera degli insulti considerabili personali che, in linea di massima sarebbe sempre bene evitare, e le valutazioni d’ordine politico che gli altri sono sempre liberi di fare in una società democratica e pluralità. Oltre a considerare che l’altro, o l’altra, sopratutto se semplice cittadino/a si trova oggettivamente in una condizione d’inferiorità. Inoltre, le querele, e questo lo aveva ben presente Giulio Andreotti, e con lui tutti quelli della vecchia classe dirigente che pochissime querele hanno presentato nell’arco di quattro decenni, significa tenere aperto all’infinito una “querelle” che, alla fine, danneggia tutti.
Il secondo bel gesto di Giorgia Meloni è quello di una telefonata ad Elly Schlein. Sollecitata dalla situazione internazionale e dal rischio che i nostri uomini del contingente Unifil possano trovarsi direttamente coinvolti dal fuoco incrociato di israeliani e di Hezbollah.
Non sappiamo cosa si siano dette le due donne più importanti della politica italiana, ma è certo un segno di civiltà politica, del tutto contro corrente con quello cui quotidianamente assistiamo, importante da scoprire, e coltivare, quando di mezzo ci sono uomini e “interessi” importanti del nostro Paese che, alla fin fine, costituiscono un patrimonio comune.
Nessuno, inoltre, è in grado di prevedere gli sviluppi del confronto militare in atto tra Israele e Iran. Quando si parla della possibilità che la prossima tappa possa essere quella della reciproca distruzione di campi e di pozzi petroliferi non c’è proprio di che stare allegri.