Io mi vergogno. Io accuso me stesso.

Conosco l’esortazione di Doroteo di Gaza, ripresa dal Papa: accusare se stessi – afferma Francesco – ci pone «in una dimensione oggettiva davanti a Dio e agli uomini», lasciando «spazio all’azione di Dio». È «il Signore stesso che, nel nostro abbassamento ci giustifica. I farisei si autogiustificavano […]. Il giusto cerca unicamente la giustificazione di Dio, e per questo motivo si abbassa e si accusa. […] Chi si autoaccusa lascia spazio alla misericordia di Dio; è come il pubblicano che non osa alzare gli occhi (cf. Lc 18,13). Colui che sa accusare se stesso è una persona che saprà sempre avvicinarsi bene agli altri».

Non sono un saggio come Doroteo e tantomeno come Francesco: soprattutto, non sono un autentico cristiano. Non mi sono lasciato convertire da tanti anni di frequentazione della Parrocchia, di ascolto della Parola di Dio, di catechesi e di iniziazione alla fede adulta: ho opposto resistenza. Infatti, di fronte ai continui naufragi nel mare Mediterraneo non mi sfiora nemmeno il pensiero di accogliere qualcuno dei sopravvissuti nella mia casa, di correre a dare aiuto assieme ad altri volontari, di donare buona parte del mio superfluo per il loro sostentamento. I miei orribili alibi: “sono lontani mentre il mio prossimo è quello a me vicino…”; “è compito delle istituzioni, dello Stato … a me basta pagare onestamente tutte le tasse …”; “prima i cristiani …”; “l’Europa non può accogliere tutti i disperati della Terra …” e altre stupidaggini del genere non tengono più. Se Gesù si manifestasse adesso corporalmente (so che è risorto e vivo, presente nella Chiesa e nel mondo) starebbe seduto sul divano sfogliando i giornali o seguendo qualche dibattito televisivo oppure si precipiterebbe là dove fosse necessario dare una qualsiasi forma di aiuto?

Io mi vergogno del mio cuore di pietra. La mia auto-accusa non allevia il mio rimorso. E nemmeno il mio timore: ho ricevuto così tanto, quanto mi sarà dunque richiesto quando mi presenterò davanti al Signore per il giudizio? Perché tanta inerzia, tanta indifferenza, tanta superficialità, tanto egoismo? La mia attuale consapevolezza forse mi scusa o piuttosto non rende la mia colpa ancora più grave? Quanta misericordia da parte del Signore sarà necessaria perché io non sia scaraventato nel fuoco eterno come il ricco epulone, indifferente come me al grido disperato degli indigenti e degli “scarti umani”?

Accuso i miei alibi e la mia persona. Mi permetto di accusare gli alibi altrui, desiderando sinceramente di non voler accusare le persone.

Chiedo ai tanti battezzati che si sono finora fidati della Destra italiana di riflettere sui loro alibi. Sono certi che la loro scelta politica sia compatibile con il Vangelo, il Magistero e la Tradizione della Chiesa? Gli slogan della Destra li avrebbe gridati Gesù? I provvedimenti appena varati dal Governo a proposito dei migranti (tanti i competenti commenti, perplessi e indignati, su Politica Insieme) assieme a quelli a vantaggio delle classi più agiate … li avrebbe sottoscritti Gesù? Quali interessi, quali egoismi, quali nostalgie, quali disperati tentativi di emendarsi da errori giovanili alimentano gli alibi che li hanno indotti ad una scelta così improvvida? Quali rigidità, quale elogio pregiudiziale dello statu quo ante, quale attribuita saggezza al “si è fatto sempre così” sostengono gli alibi con cui accusare il Papa di impreparazione culturale, di comunismo, di ecologismo, di inopportuno ecumenismo, di dialogo con i detestati musulmani, di tradimento del Magistero? Quale miope convenienza politica li spinge a contrapporre antiteticamente gli ultimi pontificati minando di fatto la fattiva fiducia del popolo nella figura del Vicario di Cristo in terra? A quali poteri forti (fortissimi) sovranazionali stanno più o meno inconsapevolmente offrendo i loro servigi, non sempre gratuiti? Possono davvero sentirsi traditi dalle aperture di alcuni esponenti della Lega per le aperture verso l’ideologia gender e gli interventi chirurgici per il cambio di sesso a carico dello Stato? Non è il loro il fastidio di chi non può più esimersi dall’aprire gli occhi su quello che era prevedibilissimo accadesse?

Chiedo agli altrettanto numerosi battezzati che si abbarbicano al Partito Democratico e che magari hanno votato la Schlein per l’elezione a segretaria del partito della ricca, colta e laicista borghesia italiana di scavare nella loro coscienza. Non è forse ora di ammettere che i ricordi delle ingenuità di gioventù, delle illusioni del ‘68 sono alibi patetici per non vedere che il loro partito si fa strenuo paladino delle più atroci leggi contro i feti e le loro mamme, contro l’uomo e la donna, contro i bambini e le bambine, contro le persone con tendenze omosessuali? Altra è la ricerca coraggiosa e continua di dialogo, altro è l’appartenenza politica! Non si rendono conto di essere strumentalizzati a fini elettorali per poi essere silenziati e ridotti all’insignificanza interna? La loro presenza è come quella dei pretini ingenui ed azzimati che accettano di presenziare ai talk show televisivi: i conduttori concedono loro non più di trenta secondi di parola al solo fine di dimostrare ai telespettatori di essere “inclusivi e non discriminanti”.

Il ripudio dei partiti delle due opposte polarità è – a mio avviso – indilazionabile per chi desideri esercitare “la più alta forma di carità” ispirandosi ai valori cristiani. Quali ulteriori alibi devono essere distrutti nei cuori di tanti battezzati per indurli ad orientarsi verso un’alternativa politica che finalmente ora esiste, anche se ancora embrionale? Vengano dunque recisi i cordoni ombelicali ideologici che ingannano le coscienze e ci si ritrovi uniti a sostenere il vero centro politico (non quello di Renzi/Scalfarotto e di Calenda!). Per favore, abbandoniamo i nostri alibi!

Roberto Leonardi

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